Paola di Caro
I primi se ne sono andati ieri, altri — ne è convinto Giovanni Toti — seguiranno a breve. Sono quattro i deputati che nel giorno della fiducia alla Camera hanno lasciato Forza Italia per aderire al gruppo Misto, fedelissimi del governatore della Liguria, fondatori con lui del movimento Cambiamo: Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini e Alessandro Sorte.
Non sarà un esodo massiccio, anche se a breve è attesa l’uscita anche al Senato di Paolo Romani, Gaetano Quagliariello, Massimo Berruti e Luigi Vitali e di «altri due-tre deputati», perché la sfida non sarà sui numeri in Parlamento, ma sul territorio. Toti, ormai saldamente parte dell’asse sovranista del centrodestra come il palco di piazza Monte Citorio ieri ha plasticamente mostrato, punta piuttosto a creare gruppi consiliari nelle Regioni: sono pronti a partire in Liguria, in Lombardia, in Veneto, nel Lazio dove quattro consiglieri nelle prossime ore dovrebbero ufficializzare l’uscita da FI.
Ma soprattutto, la sfida dell’ex delfino al suo ex capo Berlusconi sarà al voto, visti anche i sondaggi che lo accreditano di un 2,3%. L’ambizione è quella di svuotare il partito azzurro, almeno per una parte, perché un’altra — è la convinzione — nei tempi «medio-lunghi» di una legislatura destinata a durare «un paio d’anni» finirà per confluire nel centrosinistra, magari nel movimento di Calenda, o in quello di Renzi se nascerà. Sostituire Berlusconi come ala moderata dello schieramento è quindi l’obiettivo, rappresentando quel mondo imprenditoriale che soprattutto al Nord chiede «non solo protesta». E il primo test per pesarsi arriverà presto, il 27 ottobre con il voto in Umbria: Toti è pronto a presentare per la prima volta una sua lista, per poi fare il bis alla prossima tornata in Calabria: «Siamo pronti». Sempre che Berlusconi lo permetta e non si metta di traverso anche se, assicurano, Salvini ha già detto che «ci penserà lui a convincerlo».