Domenica otto settembre

Nella telefonata di giovedì al premier Conte, il presidente Usa Donald Trump ha posto le basi dell’agenda tra i due paesi: «Lavoriamo insieme». Da Cernobbio assist di Mattarella al nuovo governo: «Rivedere il patto di stabilità». Clinton: «Il populismo non è vinto» (Stampa)

Trump a Conte: Lavoriamo insieme. Trump telefona al premier: “Agenda comune e visita in Italia”. Nella telefonata di giovedì a Conte, il presidente Usa Donald Trump ha posto le basi dell’agenda tra i due paesi: «Lavoriamo insieme». La Casa Bianca conferma il giudizio positivo sul nuovo governo e guarda ad una maggiore intesa su Cina e Russia. Paolo Mastrolilli sulla Stampa.

Mattarella: cambiare il patto di stabilità. Assist di Mattarella al Conte bis: rivedere il patto di stabilità. La Francia appoggia la proposta: ora fare in fretta. Sulla Stampa. Mattarella in aiuto del governo. Necessario riformare le regole di Bruxelles per tornare a crescere. “L’Italia abbia un ruolo di primo piano”. Dal Quirinale un invito a rivedere anche la tassazione delle multinazionali “per un sistema più equo e corretto”. Su Repubblica. Economisti e politici: serve patto pluriennale tra Roma e Ue. Gianni Trovati sul Sole.

La web tax e i tentativi falliti. Sulla web tax lo scoglio di un difficile accordo. Finora tentativi falliti nella Unione Europea e a livello Ocse. Gli Usa ma anche alcuni Paesi europei si oppongono alla sua introduzione. Francia e Spagna hanno introdotto una tassazione nazionale. Prevista anche in Italia, ma mai attuata. Gianni Trovati sul Sole.

Patto di stabilità rivisto entro un anno. Il Financial Times rivela un dossier: tutto pronto per riscrivere le misure sul patto di strabilità entro un anno. Così la Commissione sta già lavorando per la flessibilità. Sul Messaggero.

Flessibilità e crescita. Il viceministro delle Finanze tedesco Kukies: la flessibilità? Orientare la spesa verso la crescita. Il nodo della frenata tedesca. L’intervista di Federico Fubini Sul Corriere.

L’intervista a Mario Centeno. La mano tesa di Bruxelles. L’Europa ci farà lo sconto. Intervista a Mario Centeno presidente dell’Eurogruppo: “Avrete maggior flessibilità, accordo più facile con questo governo. Flessibilità possibile rispettando le norme Ue. La presenza di un esecutivo pro euro è importante. Sono certo che l’Italia individuerà le priorità senza rompere con le istituzioni”. Su Repubblica.

Il colloquio con Mario Monti. “In Italia pericolo scampato. Rientriamo in Europa”. Il senatore a vita a Cernobbio attacca Salvini: “Per un anno intero siamo diventati il cavallo di Troia di chi si oppone all’Unione”. I prossimi 5 anni della Commissione saranno cruciali, assisteremo ad attacchi sovranisti interni ed esterni. Oggi siamo circondati da nemici come mai prima. Ma siamo più forti dopo le elezioni e la Brexit. Sergio Rizzo su Repubblica.

Hillary Clinton avverte Roma: “L’onda populista non è sconfitta”. A Cernobbio si informa su Conte. Chiamata con Zingaretti. Sulla Stampa. L’ex segretaria di stato battagliera a Cernobbio: Salvini «era divertente». Federico Fubini sul Corriere. More

Gli editoriali. Multinazionali ora serve l’intervento dei governi. L’editoriale di Romano Prodi sul Messaggero.
Washington investe sull’Italia. Il ruolo nella Nato. L’editoriale di Maurizio Molinari sulla Stampa.
Perchè l’Unione Europea è necessaria. L’editoriale di Sabino Cassese sul Corriere.
Voltare pagina al più presto, ma la fretta è un errore. Il commento di Dario di Vico sul Corriere.

Patto Pd Cinquestelle. Patto Pd-M5S su legge elettorale e modifiche della Costituzione. Grazie a una legge del 1970. Dal taglio dei parlamentari allo stop alle crisi al buio. Così l’accordo per blindare la legislatura con un “referendum day”. Claudio Tito su Repubblica. More

Renzi va da solo. Manovra d’autunno. Leu torna nel Pd. Renzi fa i gruppi: c’è la Boschi ma non Lotti. Il progetto dell’ex segretario sarà annunciato alla Leopolda: mossa per rafforzare l’esecutivo al centro. L’operazione solo alla Camera, Marcucci resta capogruppo dem. Il pranzo di Matteo con le “sue” ministre. Mario Ajello sul Messaggero.

Gentiloni e il ruolo economico. Gentiloni in campo: l’Italia ha diritto al posto che le spetta in Europa. «Ruolo importante, significa economico». Sul Corriere. Gentiloni: “Ci spetta un commissario economico di peso”. L’ex premier rivendica portafogli di rilievo: gli Affari economici o la Concorrenza. Su Repubblica. Ieri premiato al Castello di Santa Severa per il suo impegno europeo. “Siete stati preveggenti”. Mario Ajello sul Messaggero.

La pagina della politica.

Il governo giallo-rosso sarà un esecutivo di transizione, in cui si perderà molto tempo a smussare conflitti tra i partiti e forti diffidenze personali. Il commento di Michele Salvati sul Corriere.

Di maio e l’europa

Pronto il progetto per trasferire alla Farnesina competenze, risorse e personale del ministero dello Sviluppo economico in materia di internazionalizzazione, trattati di libero scambio, promozione con l’Ice. A quanto riportato al Sole 24 Ore da fonti della Farnesina, si lavora infatti al trasferimento dall’ex ministero di Luigi Di Maio, lo Sviluppo, al suo nuovo dicastero, gli Affari esteri, di tutte le competenze in materia di politica commerciale e promozionale con l’estero e di internazionalizzazione del sistema Paese. Anche l’implementazione dell’accordo con la Cina sulla Nuova Via della Seta ricadrebbe nel disegno. Il passaggio avverrebbe con un provvedimento legislativo, a partire dal 1° gennaio 2020. Carmine Fotina

Sole p.1 e 2

Conte

ContealleCamere cercheràuna«pax» conleopposizioni

Nel discorso un invito alla collaborazione suisingoli progetti(a partire dal Bilancio)

Corriere p.6

Conte prepara la fiducia: sui migranti torniamo a trattare con Bruxelles

`Il premier al lavoro sul discorso: dialogo con la Ue su conti e sicurezza

Avanti sulla cabina di regia a palazzo Chigi per evitare strappi tra gli alleati

Nessaggero p.6

La Chiesa e il Capo del governo L’attesa del Vaticano “Ora svelenisca il clima”

Repubblica p.8

Cinquestelle

OraDi Maio agita il governo Ei5Stelle si sfogano in chat

L’intenzione diriunire ancora i suoi alla Farnesina I timori dem che possa diventare il nuovo Salvini

Brescia, deputato M5S vicino a Fico «Da Luigi errori di inesperienza, ma niente processi»

Corriere p.8

Speranza regionali

Speranza: alleanza con il M5S anche alle elezioniregionali Ilministro della Salute: ilmio faro è la Carta, cure gratuite agli indigenti

Corriere p.9

Sessismo Bellanova

Un nuovo caso di sessismo DeMicheli: provo solo pena

MilitantediCasaPoundinsulta laministra aiTrasporti Bellanova eleoffeseperl’abito:«Ioirritata,nonferita»

Corriere p 10

Bellanova “Sono qui per le amiche braccianti che non hanno una vita”

Non sono orgogliosa di non avere un titolo di studio ma non l’ho mai nascosto. Dico a tutti: studiate, perché più si sa, più si può

Ricordo la fatica delle sveglie all’alba a 14 anni per andare a lavorare l’uva da esportare Ne resti segnata

Da ministra voglio semplificare la vita agli agricoltori e impedire lo sfruttamento

Repubblica p.10

Giovanna Casadio Interrvista Teresa Bellanova

«Gli alberi si curano non si abbracciano» `«Xylella, i risultati dell’approccio anti scientifico M5S si vedono: un disastro»

in questo governo la parità purtroppo è rimasta lontana

le politiche agricole non vanno guardate con occhi all’indietro

Messaggero p.9

Xylella

E sulla xylella la responsabile dell’Agricoltura boccia i 5 Stelle

Corriere p.10

Corriere p.1

Sottosegretrai

Mef, Buffagni sfratta la Castelli L’ambasciatore in Cina da Di Maio Il premier chiede al leader 5S e a Franceschini di non tirare per le lunghe il valzer delle nomine Tre posti nella squadra di governo anche per Liberi e Uguali. Entra Nogarin all’Innovazione

Repubblica op.11

Un sottosegretario per il rilancio di Roma Capitale

Candidato naturale il pd Morassut al Mef gara M5S tra Castelli e Buffagni

D’Uva e Fiano verso il Viminale Quartapelle e Di Stefano agli Esteri

vicina la chiusura dell’accordo in maggioranza: 24 posti andranno ai cinque stelle 18 al pd e 2 a leu

La carica delle nomine: 700 poltrone da assegnare tra dicasteri e partecipate

spoil system per 300 incarichi da chiudere i dossier ereditati dal vecchio governo: cdp e authority

saranno in scadenza la prossima primavera i cda di eni, enel, poste, leonardo, terna e trenitalia

Messaggero p.8

Rai

Foa«resiste» aiverticiRai L’ipotesidem: restiinconsiglio elascilaguida

Corriere p.11

Post contro Salvini la Rai valuta la sospensione per il giornalista

La replica: “Una constatazione: si è fatto fuori politicamente. Riscriverei il post senza la frase sulla figlia”

Repubblioca p.11

Cerciello

Cerciello conosceva il mediatore del pusher E il collega rischia di essere indagato

Bocassini

Da Riina al caso Ruby Boccassini e il metodo ereditato da Falcone

“Mito” o “nemico” Si avvicina per limiti di età la messa a riposo per il magistrato che ha coordinato alcune delle maggiori inchieste degli ultimi anni

REpubvbbloica p.13

T 4 I nodi

I nodi

Opere, Alitalia, innovazione le prime spine giallo-rosse Pressing del mondo economico

Dal forum di Cernobbio la richiesta al nuovo governo di affrontare i dossier più caldi “Non possiamo restare inerti con l’Europa di fronte allo scontro Usa-Cina” Ma le posizioni tra 5S e Pd sono distanti

Repubblica p.6

Su opere e concessioni la mediazione di Conte

In caso di nuove tensioni su Autostrade i dem sono pronti a coinvolgere il premier

Il piano della De Micheli per sbloccare Gronda e Terzo Valico in tempi rapidi

Messaggero p.7

Miugranti

Patto sui migranti, pace con l’Ue Così Conte chiude l’era Salvini “È finito il tempo delle chiacchiere”. Con questo spirito il premier lavora al discorso con cui chiederà la fiducia. Mercoledì a Bruxelles per risolvere l’emergenza-sbarchi e superare Dublino

Repubblica p.8

T 4 Manovra Spread Risorse

Studio di Confindustria: dal calo dello spread una dote di 10 miliardi

DAL DIFFERENZIALE TRA I BUND TEDESCHI E I TITOLI ITALIANI A 150 PUNTI RISPARMI PER 3 MILIARDI NEL 2019 E 6,8 NEL 2020

Messaggero p.5

Da nemico numero uno ad alleato di ferro. Lo spread oggi non solo non rappresenta più una minaccia immediata per i conti pubblici tricolori, ma si candida a diventare uno dei motori della prossima legge di Bilancio. Secondo i calcoli del Centro studi di Confindustria, il calo del differenziale tra Btp e Bund, adesso che si è stabilizzato attorno ai 150 punti base, vale 10 miliardi di euro grazie al risparmio di spesa per interessi sul debito. Un serbatoio di risorse che, sommato ai 12 miliardi che potrebbero arrivare dalla flessibilità europea, renderà meno complicato sminare l’aumento dell’Iva. Solo per sterilizzare le temute salvaguardie collegate all’imposta sul valore aggiunto servono 23,1 miliardi di euro. Tenuto conto del costo da sostenere per far fronte alle spese indifferibili, l’asticella sale a 27 miliardi. La prossima manovra finanziaria, se s’include nel conto il taglio del cuneo fiscale, costerà dunque tra i 30 e i 35 miliardi. Lo spread si è stabilizzato in questi giorni attorno ai 150 punti base, livelli vicini a quelli del maggio 2018. «Stimiamo un risparmio di spesa per interessi di 3 miliardi di euro nel 2019 e di 6,8 miliardi di euro nel 2020, ipotizzando tassi sul Btp decennale all’1%, corrispondenti a uno spread di circa 150 punti», affermano gli analisti del Centro studi di Confindustria. Calcolatrice alla mano, fanno 9,8 miliardi di euro di risparmi in poco meno di un anno e mezzo. Una dote preziosa, figlia del cambio di governo. Rispetto a quando erano in carica i gialloverdi, il risparmio in termini di spesa per interessi sul debito è lievitato. Sul lato delle risorse, l’attuale governo potrà contare, come detto, anche sui possibili 12 miliardi di flessibilità, mentre il riordino delle tax expenditure e in particolare il taglio delle agevolazioni fiscali considerate inquinanti dovrebbe portare al mulino giallorosso altri 2 miliardi di euro. Nel 2020 la spending review dovrebbe fruttare invece 5 miliardi. Il gettito Iva, in crescita del 3 per cento nei primi sette mesi di quest’anno rispetto al 2018 (2 miliardi), di questo passo potrebbe tradursi in una dote fiscale aggiuntiva da 4 miliardi di euro. Infine, i risparmi provenienti dal possibile restyling delle misure sul welfare, e in particolare dalle minori spese per quota 100, dovrebbero garantire altri 3 miliardi di euro di risorse: la misura bandiera della Lega, anche nel caso in cui non dovesse venire ritoccata, costerà nel 2020 circa 2,4 miliardi di euro in meno del previsto secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio. L’ultima rilevazione sullo spread del Centro Studi di Confindustria risale a luglio. Allora, in seguito alla decisione della Commissione europea di non raccomandare l’avvio di una procedura per disavanzo pubblico eccessivo nei confronti dell’Italia, l’indicatore era scivolato poco al di sotto dei 200 punti base e il risparmio di spesa era stato stimato dai tecnici di viale dell’Astronomia attorno ai 3 miliardi di euro nel 2019-2020 contro i 9,8 miliardi di euro attuali. Durante il governo legastellato, è il caso di ricordarlo, lo spread ha ripreso a viaggiare sulle montagne russe. Ancora prima dell’insediamento dell’esecutivo gialloverde l’indicatore aveva sforato quota 300, sulla spinta delle anticipazioni sul contratto di governo tra Lega eM5S e della pubblicazione del piano B per l’uscita dall’Euro di Paolo Savona. Il 20 novembre, quando la «manovra del popolo» si apprestava a essere bocciata da Bruxelles, il differenziale aveva raggiunto i 326 punti basi. A maggio, dopo che Salvini minacciò di sforare il tetto del 3 per cento sul deficit, lo spread rasentò di nuovo i 300 punti base. Il 7 ottobre il Centro studi di Confindustria presenterà il nuovo rapporto di previsione sull’economia italiana.

Ilrisparmio dello spread servirà pertagliare le tasse

L’obiettivo di creare un «serbatoio» accantonando i fondi nella legge di Stabilità

Corriere p.5

Lorenzo Salvia

L’idea è rendere esplicito e visibile il filo che lega i possibili vantaggi di una politica che prova a cambiare le regole europee, ma nel frattempo le rispetta, con le condizioni necessarie per abbassare le tasse. Ed è per questo che nel disegno di legge di Bilancio allo studio del nuovo governo giallorosso potrebbe essere creato un nuovo fondo: un «serbatoio» nel quale far entrare, anno dopo anno, i risparmi che potrebbero arrivare dal calo dello spread, e quindi dei tassi di interesse che l’Italia paga sul proprio debito pubblico. Vincolando lo stesso fondo a una precisa destinazione d’uso, e cioè ad «alleggerire la pressione fiscale», uno degli obiettivi inseriti nel programma dello stesso governo Conte due. L’idea di un fondo per il taglio delle tasse alimentato dai risparmi dello spread era sul tavolo già del primo governo Conte, quando il Movimento 5 Stelle era alleato con la Lega. In quel caso avrebbe dovuto finanziare la flat tax, e il fondo sarebbe stato in sostanza un invito ad abbassare i toni rivolto proprio alla Lega. Spostare la destinazione d’uso del fondo dalla tassa piatta al taglio delle tasse, inteso come rimodulazione delle aliquote Irpef, è anche una piccola vendetta nei confronti dell’ex alleato. Naturalmente si tratta di un segnale. Un calo di 100 punti dello spread vale, in media su base annua, oltre 2 miliardi di euro. Di risorse ne servirebbero anche altre. E sempre ammesso che il meccanismo funzioni, che lo spread si mantenga basso e i risparmi non vengano mangiati da altre urgenze. I precedenti non sono incoraggianti: nel 2011 fu il governo Berlusconi a creare un fondo per il taglio delle tasse che doveva essere alimentato dai frutti della lotta all’evasione fiscale. Ma tutto è rimasto sulla carta. Nel disegno di legge di Bilancio, però, la prima urgenza è trovare i 23 miliardi di euro che servono per fermare l’aumento dell’Iva. Il mix delle coperture è in sostanza definito ed è stato in buona parte ereditato dal vecchio governo. Ci sarà una parte di spending review, cioè di revisione della spesa pubblica, una parte di ridefinizione delle agevolazioni fiscali, a partire da quelle dannose per l’ambiente. E poi si potrà contare sul maggior gettito Iva che, grazie alla fatturazione elettronica, quest’anno dovrebbe salire di 5 miliardi. Ma sarà inevitabile fare ricorso a una parte di deficit, anche se questa partita andrà definita nelle prossime settimane nel corso del negoziato che, come ogni anno, correrà lungo l’asse Roma Bruxelles. Ad affiancare lo stop all’aumento dell’Iva nel disegno di legge di Bilancio sarà poi il taglio del cuneo fiscale, cioè delle tasse sul lavoro. Un intervento che dovrebbe far salire i salari dei dipendenti, perché il taglio di tasse e contributi farebbe scendere la differenza tra lordo e netto in busta paga e non prenderebbe la forma di un costo minore per le aziende, come invece è avvenuto in passato, ad esempio con gli incentivi alle assunzioni introdotti dal governo Renzi.

Via tutta l’Iva o giù le tasse primo bivio per il governo `Il Tesoro vorrebbe cancellare per intero gli aumenti. Pochi fondi per altre misure `L’alternativa dello scambio tra rincari mirati e un taglio cospicuo delle imposte

Messaggero p.5

T 5 Autonomia

STEFANO BONACCINI Il governatore emiliano: la Lega ha sbagliato a farne un tema ideologico “Autonomia senza lo scontro Nord-Sud Da questo esecutivo aspettiamo i fatti”

Stampa p.6

T 6 Giustizia

PAOLA SEVERINO L’ex Guardasigilli del governo Monti: per una giustizia efficace più investimenti e tribunali specializzati “Non servono liti sulla prescrizione ma tempi certi nell’azione penale”

Stampa p.5

I grillini annunciano battaglia su intercettazioni e csm M5S in trincea sul ddl Bonafede “Non cederemo su alcuni punti”

Stampa p.5

la precisazione L’ex ministro del Pd: lavoreremo coi 5S per trovare l’intesa

Stampa p.5

L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, dopo l’intervista pubblicata ieri da La Stampa, precisa che «il titolo non corrisponde al contenuto della stessa». Il vicesegretario del Pd spiega che «come si può leggere con chiarezza inequivocabile, esistono punti sulla riforma della giustizia sui quali con il M5S siamo già d’accordo e altri sui quali lavoreremo per trovare un’intesa». Orlando ribadisce che «i nodi non si possono sciogliere a colpi di ultimatum sui giornali, ma sedendo a un tavolo e discutendo». Un’idea, conclude l’ex Guardasigilli Orlando «espressa anche pochi giorni fa, durante il cordiale colloquio telefonico avuto con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede». —

U na revisione del decreto Giustizia potrebbe generare qualche opportunità interessante. «Questo è un terreno dove le intese sono possibili», concede Paola Severino, avvocato e vicepresidente della Luiss. Conversando a margine del Forum Ambrosetti, l’ex ministro argomenta che bisognerebbe investire più sulla giustizia, e chiede più tribunali specializzati per accelerare le decisioni nei settori economici. Davanti al rischio che il governo litighi sulla fine della prescrizione, spiega che sarebbe utile ragionare su «tempi predeterminati per l’esercizio dell’azione penale a seconda della gravità del reato». Il problema dei processi sono i mesi che diventano anni, generando rabbia e sfiducia. Ma la Giustizia non deve essere ragione di scontri, auspica. «Se l’obiettivo è offrire una Giustizia più giusta ai cittadini, e più efficiente per le imprese – confessa -, le convergenze si possono trovare. A cominciare dal discorso sui tempi dei processi, perché un onesto cittadino non deve pensare che i prepotenti sfruttano le lentezze della giustizia per avere la meglio». A quali strumenti pensa? «Alleforme di giustizia alternativachesistannorivelandoefficaci. Ad esempio, l’arbitro per lecontroversiefinanziarieeper quelle bancarie. È una figura che ha risolto una gran quantitàdicasi,dandoragionealcittadino nel 70-80% dei casi e in tempirapidi:siparladiunamedia di meno di 300 giorni controunamediadellagiustiziaordinariadi1200-1300.Èunasoluzione straordinaria ed efficacechedeveessereallargata». In che direzione? «Ilsistemaassicurativo,perdirne una. Nel ripensare la riforma della giustizia, bisognerebbeoccuparsianchediquesto». Aggiungerebbe altro? «Ampliare le forme di tribunali specializzati nel campo dell’economia. Il governo Monti ha esorditoconlesezionispecializzate dei tribunali per le imprese. Nel primo periodo, siamo scesi sotto la media europea quanto a durata del procedimento. Questo, perché la controversia era stata esaminata daungiudicespecializzato,più rapidoedesperto». È una via per ripristinare la fiducia nell’economia? «Una giustizia più prevedibile può contribuire ad un significativo aumento degli investimentiinItalia». A proposito di investimenti. Tutto questo ha un costo, no? «Certo. Bisogna assumere magistrati, creare centri di formazione e nuovi percorsi di studio per una classe di giuristi preparata alle sfide del futuro, come facciamo alla Luiss. Quando si investe nella Giustizia, non è mai denaro sprecato. Non lo è in termini sostanziali perché si garantisce il cittadino. E non lo è in termini economici perché siinvoglianoleimpreseaimpegnarsi in un Paese dove il sistema è efficiente, equilibrato e prevedibile». Una questione su cui il governo può ballare è il regime della prescrizione in vigore da gennaio. Il Pd non è contento… «È necessario identificare comunque una soluzione che metta in evidenza il fatto che la prescrizione nasce per controbilanciareiltemadellaobbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale. Ora, i faldoni sui tavolidelgiudicesonotantienon tutti i processi possono trovare unasoluzioneintempiragionevoli.Lariformadellaprescrizioneintervieneabilanciareuneffettoindesiderato.Tuttavia,sarebbe delicato rinunciare all’azionepenaleobbligatoria». E allora? «Sipotrebberenderepiùvisibili i criteri che le procure più attente stanno elaborando per dare un ordine di trattazione ai processi. Poter fissare delle prioritàcreerebbeunbilanciamento cruciale per snellire il sistema. Questo metterebbe d’accordo tutti. Anche se si puòfaredi più». A cosa pensa? «Alla prescrizione riformata si potrebbe affiancare la definizione di tempi predeterminati per l’esercizio dell’azione penale a seconda della gravità del reato. Sarebbe cruciale. Soprattutto per stringere gli intervalli fra una fase e l’altra del giudizio, che sono la vera ragione dei ritardi, che nascononelladifficoltàdiconcordare il numero dei processi con il numero insufficiente dei giudici,deicancellierie deisegretarigiudiziari». Un terzo orizzonte di attrito per il governo sono le intercettazioni. Bonafede vorrebbe smontare la legge del Pd. «L’equilibriofraildirittoallariservatezza e le esigenze investigative è difficile. È chiaro che a seconda della visione politica che si ha della Giustizia, questo confine si può spostare più a favore dell’una o dell’altra. Non so cosa abbia in menteil ministro,maaldi làdiquesto è una esigenza oggettiva quella di garantire il cittadino e la sua privacy, soprattutto se nonèautorediunreato,madiventa il tramite per acquisire informazioni in una inchiesta. Il tema è l’intercettabilità della persona terza. Occorre il giustoequilibrio».— c

Se il vicesegretario Pd Andrea Orlando chiede, pur senza ultimatum, che si «ricominci la discussione» sulla riforma della giustizia targata Cinque stelle, è evidente che sul testo non ci sia ancora sintonia tra i nuovi alleati. E infatti nel Movimento hanno aggrottato la fronte, dopo aver letto l’intervista al vicesegretario dem pubblicata ieri su La Stampa. «Prima l’uscita di Paola De Micheli sulle concessioni autostradali, poi questa sparata di Orlando – sbotta il senatore M5S Mario Giarrusso, membro della commissione Giustizia -. Mi auguro che il Pd voglia iniziare questa esperienza di governo parlando di ciò che ci unisce, non di quello che ci divide». E come Giarrusso la pensano in molti, nel Movimento, pronti a dare battaglia: «Su alcuni punti della riforma non arretreremo mai». Il «mai» in politica è relativo, ma le trincee che il Movimento sta scavando intorno al testo del Guardasigilli Alfonso Bonafede sono già ben delineate. Resterà ferma la volontà di fissare una durata massima dei processi (6 anni, nell’ultima bozza della riforma). E sembra che non si accetteranno passi indietro nemmeno sull’introduzione del meccanismo del sorteggio per la nomina dei membri del Csm. Anche la riforma sulle intercettazioni voluta da Renzi e firmata da Orlando, che i Cinque stelle hanno messo in soffitta prorogandone l’entrata in vigore a dicembre, «non dovrà tornare», ammoniscono i membri M5S delle commissioni Giustizia di Camera e Senato. Il problema, però, è che all’interno del Pd c’è chi su questi temi solleva delle perplessità. A partire dal limite temporale dei processi. «Una semplificazione populista», la definisce il deputato Gennaro Migliore, ex sottosegretario alla Giustizia dei governi Renzi e Gentiloni. «Ci sono tribunali che vanno veloci, altri che sono lenti – sottolinea –. Non possiamo fissare un limite facendo una media ponderata. Bisogna invece intervenire caso per caso». Le truppe M5S invece hanno una posizione netta e contraria: «Il testo di partenza deve essere quello – dice il deputato Eugenio Saitta, membro della commissione Giustizia -; fissare una durata massima è la strada giusta per assicurare tempi certi alla giustizia. Spero che il Pd non faccia come la Lega». Se si aprono spiragli per una concorde revisione della riforma sulle intercettazioni, sul meccanismo di sorteggio per il Csm si solleva invece qualche sopracciglio tra i dem. «Un terno al lotto che non può funzionare», sostengono, chiedendo che si parta da una rosa di nomi selezionati e non «pescati a caso». Una posizione che non piace ai Cinque stelle, che non mancano mai di ricordare i recenti scandali che hanno scosso il Csm e in cui sono emerse commistioni con la politica per loro «inaccettabili. Quei tempi con noi non possono tornare e il sistema del sorteggio serve proprio a rompere il correntismo. Nessun terno al lotto». La base di partenza, quindi, è già accidentata. Perché se «Orlando è uno con cui si può trovare un punto di caduta – dice ancora Giarrusso -, il problema vero saranno le altre cento correnti del Pd che vorranno dire la loro». La pensa allo stesso modo il senatore M5S Gianluigi Paragone, da sempre contrario a questa alleanza: «Le micro-correnti saranno una costante con cui dovrà fronteggiarsi Conte», avverte. In questo caso il rischio, per come la vede il senatore grillino, «è che una riforma della giustizia fatta con il Pd abbia la loro impronta, non la nostra. Perché è vero che abbiamo più parlamentari di tutti, ma con questo governo i voti alla Camera e in Senato non si contano, si pesano. E oggi i nostri valgono meno di quelli del Pd». — c

T 7 Grandi navi

Franceschini: stop grandi navi a Venezia Il ministro: “Una vergogna il passaggio davanti a San Marco”. Sul tavolo del governo torna il dossier Delrio

Stampa p.4

Grandi navi, protesta sul tappeto rosso Franceschini: mai più davanti San Marco Alla Mostra del cinema di Venezia gli attivisti hanno manifestato per 7 ore, tra loro i ragazzi del movimento di Greta “Ma la Biennale non ha voluto un confronto con noi”. Solidarietà da Mick Jagger. E la promessa del neo ministro

Repubblica p.19

PAOLO BIZZARINI VENEZIA «Il passaggio delle grandi navi davanti a piazza San Marco è una vergogna nazionale: abbiamo gli occhi del mondo addosso che ci guardano increduli». Nella sua doppia veste di ministro della Cultura e ora anche del Turismo, Dario Franceschini ha scelto il palcoscenico della 76esima Mostra del Cinema davanti a un gruppo di manifestanti del movimento «No grandi navi» che invocava proprio questo stop, per annunciare attraverso un tweet che entro il suo mandato nessuna grande nave avrà più il permesso di transitare davanti ai gioielli veneziani. Franceschini ha riconosciuto che un primo passo in questa direzione è stata fatta dal Mibact guidato da Bonisoli, cui il ministero darà nuovo impulso per trasformare il vincolo in divieto da attuare nel modo più rapido. A Venezia, in materia di Grandi Navi, si sono ormai abituati un po’ a tutto: promesse e capriole, “appositi comitati” e conflitti di competenze, soluzioni tecniche d’ogni genere e scontri verbali anche violenti, come quelli che ai tempi del governo gialloverde hanno visto come protagonisti il ministro Danilo Toninelli e il sindaco della città metropolitana, Luigi Brugnaro. Le due manifestazioni Il ministro si era fatto precedere da un flashmob partito quasi all’alba, che i comitati o Grandi Navi e una serie di altri attivisti del Climate Change Camp allestito al Lido di Venezia avevano inscenato proprio a ridosso del red carpet, nel cuore della Mostra del Cinema che garantisce visibilità internazionale e che proprio ieri sera si è chiusa. C’erano i tedeschi di Ende Gelaende, Stop Biocidio dalla Terra dei Fuochi, Rebellion, Terre in Moto, i No Tav della Val Susa, il Comitato Liberi e Pensanti di Taranto: sotto la bandiera issata da Greta Thunberg si concentrano le lotte locali di mezza Europa in difesa dell’ambiente. Da segnalare qualche scaramuccia tra polizia e manifestanti. In trecento, in tuta bianca, hanno gridato e cantato slogan per un maggiore impegno per la salvaguardia del Pianeta. Ad appoggiarli indirettamente anche Mick Jagger, al Lido come attore nel cast del film di chiusura “The Burnt Orange Heresy” che ha sostenuto le loro ragioni, parlando in conferenza stampa di un mondo sempre più polarizzato e meno civile, oltre che flessibile: «Sono felice che protestino, sono quelli che erediteranno il pianeta. Negli Usa i controlli ambientali che avrebbero aiutato a proteggere il clima sono stati annullati. Sono felice che le persone vogliano manifestare, sono con loro». Una seconda manifestazione contro le Grandi navi (1500 partecipanti secondo la Questura, tremila per gli organizzatori) si è svolta nel pomeriggio sul Gran Viale del Lido, senza disordini. E adesso? Il nuovo governo e il ministro De Micheli dovranno indicare quale strada seguire, e quindi se riprendere le vecchie decisioni del cosiddetto “Comitatone” dell’epoca Delrio (soluzione Marghera, quella voluta da Brugnaro e dal governatore veneto Zaia) scavando il canale Vittorio Emanuele. Opzione, questa, troppo lunga e dispendiosa secondo Toninelli, che aveva ipotizzato il Lido o Chioggia (quindi Grandi navi via non da San Marco, ma dalla laguna) come ipotesi alternative, realizzando nel frattempo “terminal diffusi” come rimedio provvisorio.

T 8 Eutanasia

Il 24 si esprime la Consulta. Sospetti grillini sulla sponda Pd con i vescovi Eutanasia, la Chiesa in pressing su Conte per fermare il M5S

Stampa p.6

T 9 Rider

I rider in attesa di salario minimo e tutele: non ci fidiamo più del M5S Tra i fattorini disillusi “Di Maio ci ha tradito vediamo cosa farà il Pd”

Stampa p.7

Nel palazzo delle startup: “Basta con le campagne elettorali permanenti” Tra i giovani innovatori “La politica ci ostacola Chiediamo solo stabilità”

Stampa p.7

T 10 Bologna

Con la riesumazione di una vittima si scoprono gruppi sanguigni diversi Caso riaperto dopo il libro del giudice Priore. I morti potrebbero essere 86 Bologna, l’ultimo giallo della strage In una bara due Dna sconosciuti

Stampa p.8

Strage di Bologna, l’ultimo mistero Due Dna tra i resti di una vittima Tracce organiche differenti nella tomba di Maria Fresu. Se nessuno appartenesse a quello della giovane madre gli avvocati degli ex Nar condannati potrebbero avanzare di nuovo l’ipotesi dell’attentatore palestinese

Repubblica p.22

Bell’italia

In lacrime davanti ai carabinieri “Ho fatto una stupidaggine” Dopo essersi nascosto per due settimane, Sebastiani è crollato appena arrivato in caserma L’amica uccisa subito dopo il pranzo nella trattoria in cui era stata vista l’ultima volta

È stato lui stesso a condurre gli inquirenti nel luogo in cui aveva scavato una buca

Repubblica p.21

Pastore-schiavo pagato 1,5 euro l’ora Sfruttatori arrestati

Viveva in situazioni disumane: dormiva su un giaciglio, lavorava circa 14 ore al giorno per una paga mensile di 650 euro, pari a 1 euro e 50 centesimi all’ora. Un pastore di 20 anni, originario del Gambia, ridotto in schiavitù da due coniugi di Tuturano, frazione di Brindisi, è stato scoperto dai carabinieri della task force anticaporalato. Antonio Vitale 52 anni, sua moglie Patrizia Carrozzo, 37 anni, sono stati arrestati, con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. La sua giornata lavorativa iniziava alle 5 del mattino e finiva la sera, senza riposo settimanale, ferie e diritti.

Repubblica p.27

ECONOMIA

1 Nissan Renault prima

parigi nega che ci sia in vista una riapertura del dialogo con torino Le Maire stoppa le voci su Fca “Prima c’è il patto Renault-Nissan” Il ministro francese: “Meglio procedere per gradi, non è utile aprire nuovi dossier”

Stampa p.16

Il ministro Le Maire frena su Fca “Viene prima l’alleanza con Nissan” Il titolare dell’Economia francese: “Il rapporto con il Giappone è cruciale. L’Italia? Non si può fare tutto insieme” Ma i mercati sono convinti che la schiarita tra Parigi e Tokyo favorirà un’intesa allargata anche a Torino

Repubblica p.28

Alitalia

Alitalia-Fs, chiusura ad ottobre

`L’ad delle Ferrovie Battisti: aspettiamo il governo il nostro piano è serio, ma serve qualche giorno in più

Restano da sciogliere la questione delle rotte per il Nord America e il nodo della governance

Messaggero p.16

2 Valore dei terreni

il rapporto dell’Agenzia Ue per l’ambiente “I cambiamenti climatici faranno crollare il valore dei terreni” Senza interventi correttivi perdite per 120 miliardi E nel 2020 in Italia la produzione calerà dello 0,5%

Stampa p.17

3 mestre

LaCgiadi Mestre:ilNord valeil58% dell’export

Corriere p.35

4 contante

Bonus fiscali se sipaga concarte e bancomat L’ipotesi «voluntary» peril contante

Corriere p.37

Ecotasse e lotta al contante è caccia a 20 miliardi “Il deficit può salire al 2,3%”

Repubblica p.2

Draghi

Bce, cresce l’attesa per l’asso di Draghi E c’è chi vuole il jolly Politica monetaria al bivio. Il 12 Francoforte svelerà le mosse su tassi e acquisti, ma tra gli operatori c’è chi evoca perfino l’helicopter money: trasferimenti diretti di denaro ai cittadini

Sul Sole a pagina 5

ESTERI

1 Brexit

Boris insiste, ma rischia la galera «Non applicherò la legge sulrinvio della Brexit». Può diventare il premier più «breve»

Corriere p.12

L’ultima sfida di Johnson “Su Brexit non seguo la legge”

Il premier si rifiuta di chiedere il rinvio Ma la ministra Rudd sbatte la porta

Repubblica p.26

Da Downing Street a dietro le sbarre. Non è fantapolitica. È il viaggio che Boris Johnson rischia di fare, se disobbedisce alle decisioni del Parlamento. «Il primo ministro potrebbe finire in prigione», dicono vari esperti legali, dopo la sua affermazione che rifiuterà di chiedere un rinvio della Brexit, nonostante la legge in tal senso approvata questa settimana dalla camera dei Comuni e confermata da quella dei Lord. «Nessuno è al di sopra della legge», ammonisce il leader laburista Jeremy Corbyn, «il premier deve stare bene attento a come si comporterà nei prossimi giorni». Tutto questo nel giorno in cui il governo perde un ministro importante, la responsabile del Lavoro Amber Rudd, che sbatte la porta accusando il premier. «Non posso rimanere quando i buoni conservatori moderati e leali sono esclusi», ha dichiarato la ministra riferendosi alla cacciata dal partito Tory di 21 membri, puniti per aver votato diversamente dal leader. Il provvedimento sulla Brexit osteggiato da Johnson e approvato da deputati e lord obbliga il governo a chiedere all’Unione Europea entro il 19 ottobre un’estensione della scadenza del 31 ottobre, la data in cui il Regno Unito dovrebbe lasciare la Ue. La legge entrerà in vigore domani, lasciando a Johnson poco più di un mese per adempiervi. Ma il leader conservatore ha già annunciato che non intende farlo, «preferirei essere morto in un fosso» che fare una richiesta simile a Bruxelles, le sue esatte parole pronunciate durante in comizio nei giorni scorsi. Un atteggiamento che potrebbe fare scattare l’arresto per “dispregio della legge” e una condanna carceraria. Per evitare uno scenario simile gli restano solo due strade: dimettersi, aprendo la strada a un nuovo governo formato da tutti i partiti di opposizione più gli stessi dissidenti conservatori da lui espulsi, possibilmente con Corbyn come primo ministro; oppure negoziare in extremis un accordo con la Ue e presentarlo al parlamento quando tornerà a riunirsi dopo il 14 ottobre, al termine delle cinque settimane di sospensione decretate dallo stesso Johnson. Un puzzle, un labirinto senza uscita, un thriller – con un premier in prigione come possibile epilogo. Il nuovo romanzo di John Le Carrè è un giallo sulla Brexit. Ma la realtà ormai supera la fantasia.

1 Russia Ucraina

Inizia la distensione tra Kiev e Mosca Scambio di prigionieri: liberati in 70 La Russia rilascia anche i marinai arrestati nello Stretto di Kerch e il regista Oleg Sentsov Zelensky consegna il separatista Tsemakh coinvolto nell’abbattimento del Boeing malese

Stampa p.9

Scambio prigionieri tra Russia e Ucraina “Passo verso la pace” Due voli diretti in contemporanea tra Kiev e Mosca, i primi in cinque anni A bordo in settanta. Riparte il dialogo, ora un incontro Putin-Zelenskij

Repubblica p.14

La scelta di Russia e Ucraina: via allo scambio di prigionieri Libero ilregista Sentsov. Francia, Germania e Usa: è un segno disperanza

Corriere p.13

2 Petrolio iraniano in siria

Arriva in Siria il petrolio iraniano Gli ayatollah sfidano le sanzioni Usa: la nave Adrian Darya attracca nel porto di Tartus

Stampa p.11

3 L’India faklisce la luna

Niente Luna per l’India E il premier abbraccia lo scienziato in lacrime A due chilometri dall’arrivo, persi i contatti con la navicella Modi al capo missione: “Non perdere la speranza, sono con te”

FEpubblica p.16

4 Papa

L’appello del Papa per l’ambiente “Salviamo le foreste” E ad Antananarivo il Pontefice pianta un baobab “Una giustizia sociale per garantire i beni della terra”

Repubbòica p.18

GIUSTIZIA

1

2

3

LETTURE

Gianni mura

Sette giorni di Cattivi pensieri L’educazione dei razzisti e le colpe delle panchine

Repubblica p.41

1 svarz

Schwazer, una perizia dei Ris per dimostrare la sua innocenza Giovedìl’udienza chiavedavanti alGipsul«casotestosterone»

Corriere p.51

Il test che aiuta Schwazer “Provette manipolate” L’ultima perizia del Ris: nei campioni prelevati al marciatore valori di Dna non compatibili Alex, ieri sposo: “Non voglio tornare alle gare, mi interessa solo dimostrare la mia innocenza”

Repubblica p.23

Con il commmento di Attilio Bolozoni

Gli hanno comunicato il risultato tre giorni fa, mentre era preso dagli ultimi preparativi per il suo matrimonio e ancora doveva decidere come disporre gli ospiti ai tavoli del ristorante. La perizia del Ris di Parma dimostra ciò che l’ex marciatore Alex Schwazer ha sempre sostenuto: i campioni di urine che nel 2016 gli sono valsi una seconda squalifica per doping, e quindi l’interruzione di una meravigliosa corsa verso il riscatto personale, sono anomali. Notevolmente anomali. Manipolati, forse, ma solo un magistrato potrà stabilirlo. Sul viso di Alex si è materializzato un sorriso amaro. «Bene, sono contento», ha detto. «Non voglio tornare alle gare, mi interessa solo dimostrare la mia innocenza, e lo farò». Reazione sobria e contenuta, in linea con il carattere di questo altoatesino di 34 anni, che per due volte ha pensato di vivere un sogno. Invece erano incubi. Se l’obiettivo è dimostrare di non aver barato, la perizia del colonnello Giampietro Lago va ascritta all’elenco delle buone notizie, subito sotto, presumiamo, a quella del matrimonio con Kathrin Freund, celebrato ieri nella chiesa di Vipiteno. Tra gli invitati c’erano l’allenatore Sandro Donati e l’avvocato Gerhard Brandstaetter. Testimoni, anche loro, di un balletto di provette nascoste, aperte, richiuse, scambiate, rimescolate, probabilmente alterate, che va avanti da più di tre anni. E che mostra i connotati di una storia criminale, piuttosto che sportiva. Dunque, con ordine. La perizia (anticipata ieri da Tuttosport) è stata fatta sul campione di urina prelevato a Schwazer la mattina di Capodanno del 2016. Il laboratorio medico di Colonia ci trovò del testosterone in quantità superiore al normale, per cui il marciatore — che stava realizzando tempi ottimi in vista delle Olimpiadi di Rio e aveva appena vinto il mondiale a squadre — venne squalificato per otto anni. Fin da subito Schwazer ha sostenuto di essere stato incastrato. Solo grazie al gip di Bolzano Walter Pellino e al lavoro del colonnello Lago, a febbraio del 2018 le provette A e B con l’urina di Alex sono tornate in Italia. Non senza difficoltà e scene grottesche nel laboratorio tedesco al momento della consegna, come ha raccontato Attilio Bolzoni su questo giornale. Sono state sottoposte a nuovo esame per trovare la prova, o quantomeno l’indizio, della manipolazione. I genetisti del Ris si sono messi a studiare la concentrazione di Dna di Schwazer nelle due provette, e ne hanno trovato in quantità esagerata, «non spiegabile fisiologicamente», si legge nella perizia. Il valore nel campione B, 1.140 picogrammi di Dna per microlitro, è del tutto fuori scala, circa 11-12 volte superiore al valore standard (100-110 picogrammi) delle urine di Schwazer. Non solo. Il campione, quando è arrivato al Ris, era già vecchio di due anni e due mesi, quindi doveva avere un dato ancora inferiore al valore standard perché col tempo il dna si degrada, come sostiene uno studio-statistico effettuato su cento persone e allegato alla perizia. Invece i livelli sono alti nel campione A, altissimi nel campione B. «Non c’è spiegazione fisiologica», conclude la perizia. «La spiegazione va cercata altrove». Altrove. Per esempio a Colonia, dove nel 2016 il campione di urina in teoria anonimo arrivò incredibilmente con la targa, “Racines”, che è il luogo di nascita di Schwazer. Se di trappola si è trattato, i valori anomali di Dna raccontano di una doppia manipolazione: la prima, per mettere testosterone di uno sconosciuto nell’urina di Alex e farlo squalificare; la seconda per cancellare le tracce dell’alterazione, ripompando Dna di Alex nella provetta in dosi, a quanto pare, sbagliate. «Curiosamente ci troviamo sempre di fronte a fatti unici o eccezionali», dice Sandro Donati. «Non era mai successo che un atleta venisse controllato a Capodanno, o che test antidoping negativi venissero ripetuti, o che, ancora, il laboratorio di Colonia abbia provato a consegnare un campione diverso da quello chiesto». Donati, noto per l’impegno nella lotta al doping, non ha mai nascosto di ritenersi l’obiettivo della macchinazione. La perizia è stata trasmessa al gip Pellino, che ne discuterà con le parti nell’udienza fissata il 12 settembre. Dopodiché deciderà se chiedere ulteriori approfondimenti tecnici, oppure se far aprire un’indagine per capire chi, come e perché ha distrutto il sogno del marciatore italiano.

2 Brera

Le due anime di Brera nell’era deisocial

Corriere p.52

3 Romagnoli

In fila per lo scrittore al Festival di Mantova Non basta ascoltare Foer Cosa ci serve per non restare ecologisti immaginari

Su repubblica a pagina 19

La crisi della cravatta

Vendite ed export in calo resistono le botteghe artigianali

Repubblica p.29

Borghesia umiliata e avversione alle élite, le similitudini pericolose

non credo che ritorni il fascismo, ma certe retoriche riemergono

Colloquio con Antonio Scurati.

Sole p.10

NON CREDO CHE RITORNI IL FASCISMO, MA CERTE RETORICHE RIEMERGONO

Di Luca de Biase

Sul Sole a pagina 13

Cara Prof, le dico solo “grazie” Devono sventare il bullismo e insegnare la grammatica, vigilare sul razzismo e sulle equazioni, seguire la rivoluzione digitale e combattere la dipendenza da smartphone. Elogio degli insegnanti

Repubblica p.34

Mike Bongiorno

Di Stefano Balassone

P er ricordare Mike Bongiorno Canale 5 ha allestito, a pro’ di un’audience assai vecchiotta, un Costanzo Show in doppia conduzione, con Jerry Scotti sullo sgabello posteriore e l’uomo del titolo seduto nella chorus line delle poltrone insieme con altri highlander televisivi. C’erano, talvolta irriconoscibili per le diffuse plastiche facciali, Simona Ventura, Baudo, Chiambretti, Valeria Marini, Massimo Lopez, Paola Barale, Antonella Elia, Sabina Ciuffini, Sgarbi, Walter Veltroni, Gigliola Cinquetti, Pio e Amedeo per fare ridere, e Nicola, figlio di Mike. Fiorello ha spedito un video (il Mike che con lui faceva coppia – anche nella pubblicità – era di gran lunga il migliore che avessimo mai visto). Mike è stato, per chi non lo sapesse, il primo fenomeno del video analizzato da Umberto Eco, quando i quiz volavano col successo della primissima tv Rai e lui, per spiegarlo, puntava a capire quale fosse il rapporto fra il pubblico e il personaggio che Bongiorno indossava. La specificità di quel successo, concluse Eco, consisteva nel fatto che Mike Bongiorno era attento a farsi piccolo rispetto al pubblico cui si rivolgeva. Le gaffe, l’eloquio, il tono erano studiati in modo che nessuno a casa potesse sentirlo superiore a se stesso. Ma non per questo lo disprezzavano, tranne i più sciocchi fra i pensatori un tanto al metro. A proporsi in questo modo Mike era l’unico perché gli altri presentatori che gli stavano a pari mostravano profili diversi: Corrado l’ironia insidiosa che incuteva rispetto; Tortora la qualità dell’espressione, che provocava qualche reverenza; Baudo il piglio del domatore, col passo lunghissimo e l’imponenza. Altrettante formule fra le moltissime che la televisione escogita per stabilire un rapporto stabile fra i due lati dello schermo. Anni dopo si aggiunse, ad esempio, proprio Costanzo che punta a far sentire intelligente anche il più sciocco fra quelli che stanno a casa, col semplice trucco di strizzargli immancabilmente l’occhio. ondasuonda@repubblica.it