demo rassegna tre marzo
Meloni in India. Visita strategica per riallacciare un rapporto dopo la questione dei due marò e per affari con Leonardo ed Enel in prima fila pronti a sottoscrivere nuove commesse per l’ammodernamento bellico e per la transizione ecologica. E poi la questione ucraina sulla quale l’India è stata fino ad oggi ambigua, ma che è il presidente di turno del G20 per quest’anno. Un paese in grande espansione che punta a diventare la terza economia mondiale di qui a qualche anno che ha raddoppiato l’interscambio con l’Italia negli ultimi due anni arrivando a 15 miliardi con 600 imprese italiane che operano in India. Gli HigthsLigths.
Ucraina. Meloni auspica un maggiore sforzo diplomatico da parte dell’India, che presiede il G20, «contiamo sul vostro sostegno e sul fatto che a Mosca siete ascoltati». Marco Galluzzo sul Corriere a pagina 11
Da regionali a globali. Meloni: «Non alimentiamo la falsa metafora di un mondo diviso, l’Occidente contro gli altri. L’incrollabile unità di fronte alla minaccia alla stabilità internazionale è un interesse comune. So che molti pensano che l’Europa, in passato, non abbia riconosciuto che i problemi del mondo sono anche i suoi. Non è più così, gli affari regionali si trasformano rapidamente in affari globali». Marco Galluzzo sul Corriere a pagina 11
Pace fatta. Fino a qualche anno fa erano relazioni congelate, condizioniate dal caso dei marò e dalla crisi degli elicotteri di Finmeccanica, disdetti dagli indiani. Oggi diventano quelle fra due Stati amici, che si promettono collaborazione scientifica, universitaria, industriale, nella ricerca d’avanguardia, nel settore delicatissimo della difesa: le aziende italiane presenti in India sono 600, il loro numero e il loro fatturato può espandersi in modo consistente, mentre si arriva addirittura a programmare esercitazioni militari congiunte fra i due eserciti, un programma imperniato sulla richiesta indiana di «addestrare» i loro corpi scelti.
Marco Galluzzo sul Corriere a pagina 11
200 miliardi che fanno gola. L’India, uno Stato che ha appena annunciato di essere pronto a investire 200 miliardi di euro in acquisti e produzione di armamenti, si porta con sé programmi, incontri e progetti che al momento stanno sullo sfondo, ma che hanno dettagli e cornici ben precisi.
Marco Galluzzo sul Corriere a pagina 11
Le imprese. Mentre Giorgia Meloni si muove fra i diversi appuntamenti di un’agenda molto fitta, la nostra diplomazia raccoglie i frutti di alcuni mesi di lavoro, coordinato da Palazzo Chigi e dalla nostra ambasciata in India. Insieme a Tajani e al ministro del Commercio indiano, Piyush Goyal, per due ore si confrontano un pezzo di primo livello della nostra industria con i rappresentanti del governo e delle imprese locali: per l’Italia intorno a un tavolo ci sono Enel, Piaggio, Telecom Sparkle (che insieme a Google sta passando cavi sottomarini che iniziano a Genova e finiscono proprio in India), Italferr, Leonardo, Cassa depositi e prestiti, Maire Tecnimont, Stellantis, Fincantieri, Marelli, solo per citarne alcune.
Marco Galluzzo sul Corriere a pagina 11
Consenso. «Spero di avere le vette di consenso del primo ministro indiano che, come si sa, è il leader più amato al mondo».
Emanuele Lauria su Repubblica a pagina 12
Indo Pacifico. «La nostra è una scelta strategica, quando parliamo di Mediterraneo allargato lo dobbiamo considerare allargato fino a qui», si spinge a dire la premier italiana, con riferimento all’attenzione che Roma vuole attribuire all’Indo- Pacifico per contenere l’ascesa della Cina.
Emanuele Lauria su Repubblica a pagina 12
Imprese italiane. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del vertice del G20 ha co-presieduto un incontro con le principali imprese italiane: sono 600 quelle che hanno stabilito la loro presenza nel Paese, in particolare nei distretti industriali di Delhi e di Mumbai/Pune.
Emanuele Lauria su Repubblica a pagina 12
Paese in ascesa. Ma sull’arena internazionale, Modi si propone come il guru della riconciliazione per costruire un nuovo multilateralismo, chiedendo al mondo di guardare oltre la crisi tra l’Occidente, da una parte, ela Russia e la Cina, dall’altra. Un ruolo che, in effetti, l’India potrebbe calzare, se fosse pronta a investire in esso con più coraggio. E se avesse più diplomatici con l’esperienza necessaria al ruolo.
Carlo Pizzati su Repubblica a pagina 13
Modi e l’Ucraina. «Abbiamo detto fin dall’inizio che la disputa ucraina può essere risolta solo tramite il dialogo e la diplomazia. L’India è perfettamente pronta a contribuire a qualsiasi processo di pace».
Carlo Pizzati su Repubblica a pagina 13
Cibo e fertilizzanti. «Il mio messaggio a Pechino è chiaro: usa la tua influenza con Mosca affinché ritiri le truppe russe, non per dare armi all’aggressore russo». Dall’altro lato, non si rilassano nemmeno le tensioni ai confini himalayani dell’India con la Cina. E Lavrov accusa l’Occidente d’aver «insabbiato senza vergogna» la promessa di far arrivare cibo e fertilizzanti russi sui mercati globali.
Carlo Pizzati su Repubblica a pagina 13
«Tutti navighiamo in acque agitate e ognuno con la sua Nazione può essere un faro, anche se stiamo attraversando una tempesta terribile a noi tocca il compito di guidare le nostre navi verso acque sicure».
Marco Galluzzo sul Corriere a pagina 11
Il partenariato strategico
Si confrontano richieste e offerte: alcune proiettate su un futuro ancora da costruire a livello scientifico e industriale. Gli indiani per esempio ci chiedono con insistenza, lo fa anche Modi con Meloni, una cooperazione fondata sull’idrogeno e sulla sua capacità di essere impiegato nella produzione di acciaio (gli indiani sono fra i leader mondiali nella produzione del metallo).
Marco Galluzzo sul Corrriere a pagina 11
Tra affari e nazionalismo l’alleanza Meloni Modi
A margine del vertice del G20 ha co-presieduto un incontro con le principali imprese italiane: sono 600 quelle che hanno stabilito la loro presenza nel Paese.
Emanuele Lauria su Repubblica a pagina 12
Il premier indiano parla da guru
Blinken tesse la sua tela tra gli alleati del G7 per sondare la disponibilità a imporre nuove sanzioni alla Cina se Pechino fornirà sostegno militare alla Russia.
Carlo Pizzati su Repubblica a pagina 13
Mbda Nato. Per la Finlandia è fatta, per la Svezia ancora no. Dipende da Turchia e Ungheria che chiedono altro a Stoccolma. A Erdogan non sono bastate le concessioni svedesi sulla lotta al terrorismo curdo. Vuole di più. Così la Finlandia si è “sganciata” dalla Svezia e ha ratificato la propria adesione. Stoltenberg si dice fiducioso che entro meta luglio la cosa sia sistemata.