Martedì tredici agosto

Buongiorno a tutti. Niente intesa tra i capigruppo sui tempi della crisi di governo: oggi decide l’Aula. Sul fronte Pd è tregua renziani-Zingaretti: sì a un nuovo esecutivo, purché duri l’intera legislatura. Il ruolo di Mattarella. I manifestanti bloccano l’aereoporto di Hong Kong. L’Argentina peronista trionfa alle primarie e i mercati vanno a picco. Il ponte Morandi non c’è più. Ieri abbattuta l’ultima parte. E domani le commemorazioni a un anno dal crollo. Tredici giornali. Centoventi pezzi integrali in rassegna. Ottanta gli abstract. E tutta la titolazione. Buona lettura a tutti.

Lavori in corso nel cantiere del giornale dei giornali. La rassegna è incompleta per un malfunzionamento dei link. Stiamo lavorando per voi. Le scuse dell’abate della Cattedrale.

Asse Pd grillini per il calendario. In Senato passa l’intesa Pd-M5S. Primo test: si vota il calendario. La nuova alleanza: “Conte in Aula il 20 agosto”. Il centrodestra (di nuovo unito) non ci sta e vuole domani la sfiducia. Il capogruppo dem: “La presidente Casellati ha voluto favorire Salvini”. Ma i numeri sorridono all’asse Pd-grillini (Stampa p.2). Lite in Senato sui tempi della crisi. Oggi il voto. Capigruppo divisi sul calendario. Casellati: decide l’assemblea (Corriere p.2). La nuova maggioranza può farcela ma c’è chi non torna dalle ferie (Repubblica p.2). Guerra sui tempi in Senato. Pd-5s pronti a tirare in lungo (Giornale p.2).

Il parere dei costituzionalisti. Ceccanti: «Per convocare servono 5 giorni Ma l’eccezione è ammessa» (Corriere p.2). Zaccarioa: “Non c’è stata forzatura da parte di Casellati. Ma tempi troppo stretti” (Stampa p.3).

Salvini parte in minoranza. Ma i dem temono il blitz per le assenze di Ferragosto. Il leghista accusa il «partito della poltrona» e vuole il dibattito domani. La rabbia del premier per la possibile sfida nel giorno del lutto per Genova (Corriere p.3). E il Corriere scova il precedente dell’unico voto in autunno nella storia del paese. Nel 1919. E vinsero i socialisti. Resiste il fronte del voto. Nessuno si fida di Renzi. Ipotesi di un patto tra Salvini e il segretario sul voto di oggi (Giornale p.3). Congiura contro Matteo. Pronta la graticola per Salvini. L’obiettivo dei nemici della Lega è chiaro: cuocere a fuoco lento il capo del Viminale in attesa dei pm (Libero p.2).

Ma il leghista rassicura i suoi: “L’esecutivo dem-grillini non nasce”. E minaccia: “Siamo pronti a ritirare i ministri dal governo”. Per i comizi prepara la foto del duo Di Maio-Renzi. “Lontani dal popolo” (Stampa p.3). Se il leghista esce dal governo e ritira tutta la sua squadra, Conte non potrà ignorarlo. Lo annuncerà oggi anche per togliere argomenti alM5S. Da Zoppas a Riello, un fronte di imprenditori lo sostiene (Corriere p.5).

Il ruolo di Mattarella. Il presidente ha come obiettivo la legge di bilancio ed evitare l’esercizio provvisorio. Presto la palla a Mattarella, che detterà tempi brevi. Prudenza del Colle sulle ipotesi di governo elettorale. Non ci sarà spirito interventista, ma una determinazione a fare presto (Stampa p.4). Governo, i paletti del Colle: servono numeri e programma. Tutti si appellano a Mattarella, ma il Presidente chiede che siano i partiti a indicare le soluzioni. Conte: se Salvini ritira i ministri non cambia nulla, la crisi deve avvenire in Parlamento (Messaggero p.3).

Tregua Zingaretti-Renzi. La scissione si allontana. Le elezioni sono più vicine. Il segretario invoca l’unità. Apre a un governo di legislatura ma è scettico. Le condizioni “inaccettabili” arrivate dai 5S: vogliono il nostro no alla Tav. Renzi: ok, ci provi Zingaretti a fare l’accordo, se fallisce ne sarà responsabile. Zingaretti: ok a fare un governo istituzionale, se non si fa, colpa dello spread sarà di Salvini (Stampa p.4). Ma è una delle versioni offerte. L’altra invece sostiene come Zingaretti stia trattando. Voci di un contatto (smentito dal Nazareno) tra il segretario e Renzi. E il governatore del Lazio non stoppa l’idea di un esecutivo durevole. I paletti del senatore di Scandicci: se salta il piano la responsabilità sarà di Nicola. Il capo dei democratici chiede che il partito sia «unito di fronte ai rischi per la democrazia» (Corriere p.8). Zingaretti non vuole più votare. Si arrende a Grillo e a Renzi. Il segretario innesta la retromarcia: adesso auspica un «esecutivo di legislatura». Ha paura di perdere il controllo dei gruppi parlamentari, fedeli all’ex leader (Libero p.3). Zingaretti prova a riunire il Pd “Decidiamo tutti insieme”. E invece la scissione preparata da Renzi agita i dem. Il segretario: “Lasciamo cadere Conte e affidiamoci a Mattarella”. Pronta la convocazione della direzione nazionale dopo l’intervento del premier alle Camere. Il capogruppo al Senato Marcucci: “Ho visto Gentiloni, niente spaccatura. La linea è concordata con la segreteria” (Repubblica p.4).

Il piano di Renzi: faccio un passo indietro. Ma prepara il nuovo partito: noi tra il 10 e il 14%. La sponda della rete dei sindaci per svuotare il Pd. Al lavoro sul simbolo (Messaggero p.7). Ingroia: Renzi non usi Azione civile, il nome è mio (Corriere p.9).

Il Corriere intervista Goffredo Bettini… «Confrontiamoci con i 5Stelle. Serve un governo di legislatura. Il pd Bettini: deve essere politico, farlo istituzionale sarebbe un tragico errore» (Corriuere p.9). Dopo esserci fatti carico di una manovra economica pesantissima, che avrebbe come obiettivo quello di porre rimedio ai guai provocati dal governo gialloverde, torneremmo comunque al voto nel giro di poco. Con la certezza di vedere decuplicato il rischio della deriva plebiscitaria di Salvini» per questo parla esplicitamente di «un governo politico di legislatura» sostenuto da una maggioranza composta da Partito democratico e Movimento Cinque Stelle. «È un tentativo difficilissimo ma vale la pena di provarci. Salvini non lo contrasti né con gli insulti né con le polemiche sulla moto d’acqua o sulle sue mutande, né tantomeno con un governicchio che gli darebbe l’arma, fasulla ma efficace, di sostenere che stiamo facendo un golpe per evitare il voto democratico. Soltanto un accordo di legislatura, basato su una profonda riflessione politica, può consentire al Pd e al M5S di rispondere alla rivoluzione conservatrice lanciata dal leader della Lega». More

…La Stampa Carlo Calenda. Che è di parere contrario: “Subito al voto con un programma basato su sanità, istruzione, investimenti. Salvini si può battere, non è mica Putin. Anzi è uno che non ha mai lavorato in vita sua. Per sconfiggere i populisti occorre accogliere gli italiani. Parliamo tanto di migranti e dimentichiamo l’accoglienza degli italiani. Se si candida Gentiloni non importa la mia leadership. Ma basta boutade dei 2 Matteo” (Stampa p.5). “Bisognerebbe partire dal Pd e guardare avanti con un programma in tre punti che ci avvicini agli standard europei di competitività e vita: migliorando la Sanità che in alcune regioni del Sud rasenta situazioni da sottosviluppo; intervenendo sull’istruzione, visto che siamo uno dei paesi più ignoranti d’Europa; spingendo sugli investimenti, per industria 4.0 e ambiente, ad esempio. Chi vede nel suo «Fronte repubblicano»? Si dovrebbe riprodurre l’alleanza costruita in Europa fra popolari, liberaldemocratici e socialdemocratici, mettendo insieme la componente innovatrice della società civile, la classe dirigente, imprenditori e sindacati, il terzo settore, la gente che lavora, insomma. Bisognerebbe che tutti trovassero un poco di coraggio. Perché la scelta ineludibile dell’Italia è fra l’essere europei oppure cedere ad una terribile deriva venezuelana”.More

Commenti editoriali e Interviste.

Forzature d’agosto. Massimo Franco sul Corriere in prima.

La crisi in Parlamento. Le possibili controindicazioni. Stefano Passigli sul Corriere a pagina 26.

Due litiganti e il terzo non gode. Federico Geremicca sulla Stampa in prima.

Il Big Bang del sistema. Ezio Mauro su Repubblica a pagina 31.

Lega e Berlusconi, quale Europa. Stefano Folli su Repubblica a pagina 31.

Scelte leghiste da leggere fra Pil e bilancio. Roberto D’Alimonte sul Sole in prima.

Su Repubblica Orlando e Rosato. Orlando “Di Maio è finito ma ascolteremo il Quirinale”. Se emergeranno altre ipotesi al vaglio del Colle, le valuteremo con responsabilità Ma dovrebbero avere un contenuto politico che non vedo. Rosato “Cieco chi non vuole un governo contro Salvini”. A noi pesa molto di più parlare con Grillo e Toninelli di quanto a lui possa pesare farlo con Renzi. È Grillo ad aver prodotto i disastri

(Repubblica p.5)

Renzi congela la scissione. Anche Lotti contrario all’addio al Pd. L’ex premier vuole aspettare l’esito della crisi. L’idea resta il Partito della Nazione. Ma i vertici lo avvisano: se va via niente intesa elettorale. Per i sondaggisti il nuovo partito vale circa il 5%. Più difficile del previsto l’uscita dell’ex premier “L’elettorato dem non lo seguirebbe” (Repubblica p.6).

Boldrini: “Bisogna votare subito è la soluzione più limpida”. Per la sinistra non è il momento di dividersi, andiamo alle elezioni dopo avere fatto le primarie tra le forze progressiste (Repubblica p.8).

Cinquestelle. Il garante del M5S boccia il dialogo con Renzi: “E’ un avvoltoio persuasore”. E si impone su Di Maio, che abbozza: “Non voglio sedermi al tavolo con lui” Grillo detta la linea: “Trattare con Zingaretti”. Il post di Grillo ha ribaltato gli equilibri del Movimento (Stampa p.7). Grillo e Di Maio frenano su Renzi. L’attacco alla Lega: è già ad Arcore. Il capo M5S: «L’ex segretario del Pd? Mai al tavolo con lui». E il fondatore: volano avvoltoi… (Corriere p.6). Di Maio chiude a Renzi. “Non farò la prima mossa”. Da Grillo segnali ai dem (Repubblica p.3). Al vertice con gli eletti le critiche al capo. Che non chiude ai dem. Spunta anche l’idea del governo di minoranza. Da Paragone a Morra, le accuse sulla linea. Buffagni: bisognava agire dopo le Europee (Corriere p.6). M5s, i big contro i peones: movimento spaccato sul voto. Chi è sicuro della rielezione spinge per le urne e spaventa chi rischia di perdere il seggio. Di Maio attacca Salvini (Giornale p.6). La truppa di «grillini positivi» che guarda al centrodestra. L’area «democristiana» vicina a Di Maio e Bonafede potrebbe staccarsi dal M5s e avvicinarsi al Carroccio (Giornale p.7).

Vertice Salvini-Berlusconi. Un vertice per l’accordo. Gli azzurri chiedono garanzie sugli eletti. Forza Italia non vuole veti sul Cavaliere e sulla Carfagna. Il vicepremier però intende intervenire sulle liste. È una questione di rapporti di forza: 34% il risultato ottenuto dalla Lega alle ultime elezioni europee, 9% la percentuale raggiunta da Forza Italia alle Europee 2019 (Stampa p.6). Salvini vede Berlusconi per il «patto». FI vuole collegi sicuri e lo stop a Toti. No alla lista del governatore nell’alleanza. I timori su 20-25 senatori azzurri attratti dalle sirene renziane (Corriere p.4). Gasparri: «Se torna la coalizione governiamo 5 anni. Al Carroccio chiediamo pari dignità. Noi elemento di garanzia con l’Ue» (Corriere p.4). Berlusconi nella lista “Salvini premier”. Ecco l’offerta leghista. Il vicepremier “liquida” Forza Italia e offre al vecchio alleato un numero di candidati alle elezioni basato sull’8% delle Europee e senza gli anti-Lega. La regia di Verdini. Peones azzurri in rivolta. Tra i due leader già oggi un incontro, forse alla presenza di un notaio, per approfondire l’intesa. I dubbi di Carfagna e Letta (Repubblica p.8). Quel patto dal notaio con FI. Salvini: «Ma sarà un nuovo centrodestra» (Messaggero p.5). Silvio prova a dettare le condizioni al Carroccio. Oggi il vertice tra il vicepremier e il Cavaliere. I voti di Forza Italia sono decisivi per accelerare sulla data delle urne. E l’ex premier lo fa pesare (Libero p.4).

Meloni: «Hanno sottovalutato i rischi di inciucio. Forza Italia? Vediamo che garanzie dà». La presidente di Fdi: Matteo, avendo aperto una crisi l’8 agosto, si ritrova ad aver bisogno del Cavaliere. In caso di governissimo siamo pronti a mobilitarci. Il fronte del no urne rischia di saldarsi già oggi al senato (Messaggero p.4).

Casanova: “Nel mio lido vip e operai, per questo il Papeete è la Lega”. Iconografia in stile Villa Certosa di Berlusconi? Beh certo, ci piacciono le donne, pure in politica. I 5S hanno forse meno attenzioni per loro (Repubblica p.9).

I sondaggisti: Lega alta ma previsioni difficili. Elettori turbati dalle tensioni. I giudizi degli italiani mai cambiati così rapidamente (Repubblica p.9)

Governicchi. Il senatore Paolo Romani: “Serve chiarezza. Non sarà riedizione del vecchio centrodestra. Sinistra e grillini tentano di dare vita a un governicchio. Se Salvini ritirerà i suoi ministri, Conte dovrebbe andare al Quirinale a dare le dimissioni” (Stampa p.6).

L’alternativa alla marcia su Roma è il monocolore grillozzo. Il vero ribaltone fu il Contratto. Una fiducia tecnica del Pd e di chiunque altro ci stia sarebbe un meccanismo di garanzia. Giuliano Ferrara sul Foglio in prima.

Goldman Sachs che «tifa» inciucio e le donne. Ma il partito del Nord fa muro. La banca Usa rilancia il rischio Paese: «Prima serve la manovra. Meglio stare alla larga da Piazza Affari» (Giornale p.10). Crisi politica, il vizio di escludere le donne. Nelle istituzioni italiane la ‘risorsa rosa’ non viene considerata. All’estero il tabù è caduto (Qn p.6).

Manovra e conti e risultati della crisi. Gli interventi obbligati sui conti. Per la «manovra minima» manca oltre metà della dote. Anche i risparmi dal Welfare e le maggiori entrate fiscali tra le incognite da definire (Sole p.6). Consumi, la crisi fa spendere meno? La crisi di governo fa paura. In una situazione già non florida, l’incertezza politica rischia di avere pesanti conseguenze sull’economia italiana. A rischio consumi e investimenti con timori di brusche frenate su entrambi (Corriere p.11).

Marco Bentivogli, segretario Fim Cisl: “Abbiamo ben 160 tavoli di crisi aperti. Un anno speso contro l’industria E ora arriva il colpo di grazia. La crisi dell’economia è mondiale, c’è la crisi dell’automotive. La Germania reagisce qui non si fa niente” (Stampa p.9).

Carlo Sangalli, leader Confcommercio: “Chiediamo la riforma del sistema fiscale. Fate presto. Aumentare l’Iva porta recessione e va evitato”. Servono scelte necessarie a mettere in sicurezza le prospettive della nostra economia (Stampa p.9).

La crisi affonda il decreto Scuola e in 79 mila rimangono precari. Il testo era stato approvato “salvo intese”, ora impossibili. Spariti il Percorso di abilitazione speciale che avrebbe regolarizzato 55 mila insegnanti e il concorso per altri 24 mila. Ma Bussetti celebra: “Abbiamo stabilizzato” (Repubblica p.11). Congelati i concorsi sprint e le impronte digitali anti furbetti del cartellino (Messaggero p.9)

Migranti. Odissea Ocean Viking. La nave dei 100 ragazzini a bordo senza famiglia. Sulla barca di Msf quasi tutti uomini. Solo 4 le donne. Adesso il numero delle persone in attesa di sbarco è salito a oltre 500 (Repubblica p.17). Germania, rimpatriati con la violenza 1.289 migranti (Repubblica p.17).

Magistratura. Per riformare la magistratura aboliamo le promozioni automatiche. Non bisogna cambiare la Costituzione per eliminare gli scatti e reintrodurre esami e graduatorie: basta una legge ordinaria. In attesa di provvedimenti radicali, inizieremo a scalfire i privilegi delle toghe. Verità p.9

Diabolik, funerali blindati. E la famiglia si oppone. Dal West Ham ai polacchi paura per gli ultrà stranieri. Controlli su strade e stazioni (Messaggero p.13). Il Tar boccia la cerimonia pubblica per il “Diabolik” della Lazio: “Motivi di sicurezza”. La moglie: “A tutti quelli che gli volevano bene dico di non presentarsi per l’ultimo saluto. Nessuno vada al funerale” (Stampa p.17).

L’Argentina peronista trionfa alle primarie e i mercati vanno a picco. È la prova generale delle presidenziali di ottobre. Macri sconfitto dal candidato di Cristina Kirchner (Corriere p. 19). Nuovo incubo default. Crolla il peso. Scattano le vendite in Borsa, che perde il 37%. La Banca centrale alza i tassi al 74%, un record (Repubblica p.27). Buenos Aires dice no al liberismo e si rifugia nel mito dell’eterno Perón. La ricetta dell’austerity ha spinto la povertà. Quest’anno il Pil calerà del 3 per cento. Il commento di Federico Rampini su Repubblica (p.27).

Guerra dei cambi, la Cina svaluta ancora e Goldman taglia le stime di crescita Usa. Wall street in pesante calo. Il Nyt: c’è da sperare che questo agosto non sia come il 2007. Sulla guerra commerciale tra Washington e Pechino irrompe anche la crisi di Hong Kong (Messaggero p.15).

Torna l’incertezza globale: Milano giù, ma cala lo spread. Le minori preoccupazioni sull’Italia controbilanciate dalle tensioni estere. Le banche già calcolano uno spread a 300 punti. Il nodo BTp. I titoli bancari pagano in Borsa l’esposizione sul debito italiano ma la situazione è diversificata: alcuni istituti più esposti (Sole p.5).

Ilva e Alitalia. Il governo in bilico tiene in sospeso due partite cruciali. Il grande incarto di Ilva e Alitalia. Ora rischiano grosso. Nel pasticcio dei decreti tutto potrebbe tornare in alto mare. Il 6 settembre Mittal chiude, la compagnia a corto di fondi (Stampa p.20).

Casa, amara casa. Viene dal mattone la metà dei debiti non pagati. Il 48% dei crediti inesigibili concessi alle famiglie sono legati a immobili. Uno studio Banca Ifis evidenzia che anche le società del real estate hanno “sofferenze” più alte della media. Bankitalia: a giugno frenano i prestiti (Repubblica p.26).

Petrolio. India e sauditi, la nuova intesa del petrolio. Il primo produttore di petrolio al mondo (saudita) si compra un 20% della prima raffineria al mondo (indiana). Una mossa da 20 miliardi, e da manuale sulla filiera degli idrocarburi, dove chi estrae tende a vincolare chi commercializza con contratti a lungo termine. Ma la mossa di Saudi Aramco, la major dei principi di Riad, farà rumore: anche per le possibili ricadute geopolitiche (Repubblica p.26).

Hong Kong come finirà? Si chiede Repubblica (p.13). Aeroporto occupato, la protesta ora dilaga la Cina accusa gli Usa e la crisi arriva a Trump. Pechino: manifestanti terroristi. In cinquemila occupano lo scalo: cancellati tutti i voli in partenza e in arrivo. Pechino ammassa blindati e truppe a Shenzhen. La linea Cathay crolla in Borsa. I giovani nei sit-in: “Ci scusiamo per i disagi, ma lottiamo per sopravvivere”. Clyde Prestowitz, economista ed ex consigliere del presidente Usa, Ronald Reagan: “Questa non è una questione di mercati. È un conflitto tra democrazia e dittatura. L’Italia ha sbagliato a fare accordi con la Cina, così si finanzia la repressione” (Stampa p.13). La protesta a Hong Kong lascia tutti i voli a terra. Benda sull’occhio per denunciare le violenze della polizia (Corriere p.12).

Afghanistan: Trattative Usa coi talebani, ritiro italiano da pianificare. Franco Venturini sul Corriere (p.12)

Caso Epstein. Blitz dell’Fbi ai Caraibi nella villa dei festini. Indagine sul carcere di Manhattan dove era rinchiuso il milionario: “Molte irregolarità”. Le accuse di Virginia, Annie e Courtney. Scatta la caccia ai complici di Epstein. La Procura valuta il sequestro di 600 milioni di beni per risarcire le vittime. Gli inquirenti cercano la donna, oggi 57enne, che reclutava le minorenni. Ha fatto perdere le sue tracce subito dopo il suicidio del finanziere. Sparita Ghislaine, l’ex fidanzata che “addestrava” le ragazze (Stampa p.12). Epstein, la ricerca dei complici. «Abusi nella casa di Parigi». Governo francese: ora indagini. Il legale delle vittime al Corriere: ragazze intimidite (Corriere p.13).

Colombia. Il senatore Perez, sequestrato per 7 anni, accetta l’appoggio del partito delle Farc: “Dovrei odiarli, ma bisogna andare avanti”. I guerriglieri candidano l’ostaggio: “Alleato dei miei carcerieri in nome della pace”. Durante il rapimento è stato torturato e tentò la fuga con Ingrid Betancourt (Stampa p.15).