Mercoledì nove ottobre

Buongiorno a tutti. Il taglio dei parlamentari e i mille commenti.

Per cui cambiare l’aria nel partito, aprirsi, tornare tra la gente, parlarsi chiaro, mollare le vecchie liturgie, smontare le idolatrie, erano scelte urgenti e importanti, ma non potevano ridursi al verbo rottamare. Ed ora vi state rottamando a vicenda e non faccio nessuna faticaacredere che da rottamatore sei finito rottamato.

Devo dirti con la schiettezza di sempre che mi fai tantissima rabbia. Non è possibile che l’isterismo e la maniacalità ti abbian o fatto inciampare in un’operazione da vecchia «repubblica delle banane». Dividersi davanti alle difficoltà è la cosa più scontata e meno produttiva. Massimo Franco sul Corriere in prima.

Il tuo ruolo, proprio perché sei un ribelle e un caratteriale, era quella di violentarti psicologicamente e moralmente per diventare strumento vivace di rigenerazione, e rinascita per un partito diventato asfittico e sbracato.Agente come me che aveva sposato la speranza, ma che non aveva voluto confonderla con i minestroni ribolliti, maturati a destra oasinistra, queste menate provocano una profonda delusione. Gian Antonio Stella sul Corriere a pagina 5.

Noi conosciamo la gente più di tutti voi e siamo seduti sullo stesso letamaio che voi, anziché pulire, rischiate di profumare ulteriormente. Ho sempre detto che il sociale e il politico sono le due gambe della democrazia. Ho capito che voi avete scelto di tagliarvele. Noi siamo minoranza nella minoranza, perché andiamo contromano e perché non ci piacciono nemmeno le metodologie del sociale che vanno per la maggiore. Marco Tarquinio su Avvenire in prima.

Sentiamo l’odore delle ferite causate da ambedue le parti, sia da quella sociale come quella politica, e ce le portiamo caparbiamente sulle spalle perché visceralmente positivi. Però tutto questo baillame farà gioco solo a quell’Italia incosciente sempre pronta a sottoscrivere le scelte che contano culturalmente meno, ma che accontentano egoisticamente di più. Sappiate che la gente seria del sociale non può stare a queste manfrine, e oggi, vale molto di più del vostro penoso 5%. Vogliamo segnali di unità e di impegno autentico, spersonalizzato nel segno del sogno. Potete pure maledirmi, io non posso farlo. Avrete pensato che nella mia esaltazione mentale mi sia scappato il plurale invece che, grammaticamente, continuare con il singolare. Nello scavo su Avvenire a pagina 7.