Sabato diciasette agosto

Retromarcia su Roma. Salvini in difficoltà tenta di non far morire il governo gialloverde e non far nascere quello giallorosso. La Bce riarma il bazooka. La Open Arms è sempre al largo di Lampedusa, ma è intervenuta la magistratura con l’accusa si sequestro di persona. È morto Felice Gimondi, ultimo mito del ciclismo epico. Funerali per Nadia Toffa – ieri – e per Diabolix – prossimi giorni – al Divino Amore. Ma solo per cento persone. La mamma incinta che stava andando all’ospedale a partorire e fatta scendere dall’autobus perché senza biglietto ce l’ha fatta lo stesso. Mentre andare in giro a torso nudo ad Agropoli costa 250 euro. Trump vuole comprare la Groelandia. Ma la Danimarca non vende.

 

Retromarcia su Roma. Salvini in panne: ritrattare o rischiare l’opposizione? Martedì la decisione: in Senato Conte chiederà la fiducia Lega in subbuglio. Tra Matteo e Giorgetti nessun contatto. Inversione dei ruoli tra i quasi ex alleati: adesso sono i 5 Stelle a dettare la linea. In pochi giorni gli equilibri si sono capovolti. E Matteo gioca in difesa.

I titoli More

Gli errori di Matteo. I dieci passi falsi di Matteo: tempi, peso delle Camere e regali agli avversari. Mario Ajello sul Messaggero. More

Tempi sbagliati e dietrofront. Così il Capitano si è incartato. Il leader ha fatto una serie di errori: dal no al voto dopo le Europee, alla certezza che il premier si sarebbe dimesso. Paolo Bracalini sul Giornale. More

Ma il Pd ha fatto i conti? Per contenere il deficit senza aumentare l’Iva vanno recuperati 30 miliardi, per questo Salvini ha mollato. Il Pd ha fatto i conti? L’eredità del governo gialloverde ha ipotecato qualsiasi manovra. Luciano Capone sul Foglio. More

Nessuna illusione sui conti. Non esiste alcun «tesoretto». Sulla legge di Bilancio c’è già un’ipoteca di 27 miliardi. Insufficienti i risparmi da Quota 100 e sussidio di Stato. Antonio Signorini sul Giornale. More

L’economia in stagnazione deve diventare la vera urgenza. Il commento di Dino Pesole sul Sole. More

Gli editoriali. Gli effetti speciali d’estate. Paolo Mieli sul Corriere. Il dono insperato che accende i due forni dei Cinquestelle. Luca Ricolfi sul Messaggero. Quando i muscoli di Salvini si sgonfiano. Gad Lerner su Repubblica. Le ipotesi al buio. Bruno Vespa su Qn. In ogni caso la credibilità è già perduta. Marcello Sorgi sulla Stampa. Un brutto film già visto: oltre alla vergogna porterà guai. Maurizio Belpietro sulla Verità. Soluzioni deboli e alleanze difficili. Stefano Folli su Repubblica. Caro Matteo, meglio ritirare la sfiducia. Vittorio Feltri su Libero.

Paolo Mieli. Con il sistema proporzionale i partiti si presentano alle elezioni l’un contro l’altro ma sanno benissimo che dopo il voto saranno costretti a cercare in Parlamento alleanze di governo con i nemici del giorno prima. More

Gad Lerner. In milanese viene detto “ganassa” chi esibisce virtù e muscoli di cui è sprovvisto, esponendosi a indecorosi dietrofront. Possibile che a Matteo Salvini sia bastato sbagliare i tempi della crisi balneare per rivelarsi un ganassa? More

Luca Ricolfi. Ancora una settimana fa pareva certo che, avendo Salvini annunciato l’intenzione di sfiduciare Conte, il governo sarebbe caduto nel giro di pochi giorni, e noi saremmo andati al voto nel giro di pochi mesi. Sembravano non esserci alternative. Ora sappiamo che le cose stanno diversamente. Una maggioranza alternativa c’è, è il tridente Pd-Cinque Stelle-Leu. More

Marcello Sorgi. La cosa più allarmante di questa crisi non è che potrebbe rinascere un governo giunto ormai da tempo a un punto morto. Piuttosto che i leader che lo compongono, e anche quelli del Pd che si preparavano a farne uno opposto insieme ai 5 stelle, nel giro di pochissimo tempo si sono giocati, oltre alla rispettiva fiducia di ciascuno nell’altro, tutta la credibilità che avevano di fronte agli elettori. Si sono detti capaci di rimangiarsi tutto ciò che avevano detto e ripetuto. Lo hanno fatto e rifatto, e sono pronti a farlo ancora. In un Paese in cui una metà dei cittadini non va più a votare perché non si fida più dei politici, e l’altra metà si reca alle urne con fatica crescente, tutto ciò è gravissimo. Ma anche di questo, ai nostri, non frega proprio nulla. More

Stefano Folli. Nessuno ha in mano le carte decisive. Non chi (Delrio) propone un “patto alla tedesca” ai 5S: occorrerebbero un paio di mesi di negoziato, se fosse una cosa seria. Non chi si accontenterebbe di un governo senza respiro, pur di rinviare le elezioni. Mattarella, sembra di capire, non intende accettare soluzioni furbesche, assemblate senza coerenza. Ecco perché è rischioso dare per fatta un’alleanza Pd-5S che è tutta da costruire. E quindi un governo elettorale per gestire il voto in ottobre è ancora uno scenario verosimile. More

Vittorio Feltri. In Emilia e in Romagna si dice saggiamente che l’ora del coglione piglia tutti. Gli uomini sbagliano e quelli che ammettono i propri errori ne dimezzano la gravità. Mi pare quindi che a Salvini convenga riconoscere di aver calpestato una buccia di banana allorché ha deciso di aprire la crisi di governo al buio. More

Maurizio Belpietro. Partiti senza voti provano a governare l’Italia in barba agli italiani. Dove possa portare il governo della vergogna è abbastanza evidente. Ora c’è da fare ciò che l’Europa vuole, cioè assecondare tutte le decisioni di Bruxelles, senza alcuna obiezione. Se passa il governo della vergogna, avremo anche il governo dell’invasione. Per la gioia di Renzi, della Boschi e di D’Alema. Un vero tuffo nel passato. More

Bruno Vespa. Il lettore si aspetta che gli si faccia un po’ di luce nella selva oscurissima della politica italiana. Ma anche Virgilio stavolta si muove su un terreno mai esplorato della storia repubblicana. Nel ’39, quando Stalin si spartì con Hitler la Polonia, Churchill disse che le intenzioni dell’Urss erano un indovinello avvolto in un mistero all’interno di un enigma. Anche noi. More

Lega. L’ora dei tormenti nella Lega. Dopo le ultime mosse del leader. «Perché inseguire Di Maio? Comanda Casaleggio». Promesse, sospetti, depistaggi. Il retroscena di Francesco Verderami sul Corriere (p.6). More

Roberto Calderoli: «Non c’è più margine per tornare indietro. Matteo ha fatto bene, all’80% si va al voto». Intervista sul Corriere (p.6). More

Durigon. Il sottosegretario leghista Durigon intervistato da Repubblica: “Con il M5S abbiamo lavorato bene. Non può tornare Renzi”. Sulla sfiducia a Conte decide Salvini. Di sicuro mi pare impervia una alleanza tra il Movimento e i dem. More

Tentazione Viminale. L’ira del capo Cinquestelle contro il «traditore». La tentazione Viminale. I suoi lo vedono all’Interno: farebbe meglio del leghista. Di Maio aspetta martedì: vedremo chi avrà il coraggio di sfiduciare Conte (Corriere p.3). Lega o Pd, Di Maio al bivio. Il leader 5S non si fida delle offerte di Salvini, sospetta siano solo un diversivo per far saltare il dialogo coi Dem ma è combattuto (Repubblica p.3).

Giorgetti prova a trattare. L’ipotesi Conte come commissario a Bruxelles. I fedelissimi del segretario: “È tutto aperto”. Ma i 5S per ora chiudono. “Di Maio sarà premier”. L’ultima offerta leghista per ricucire coi grillini. Anche diversi forzisti irritati con la Lega: “In caso di voto andiamo da soli” (Stampa p.5). L’altolà di Casaleggio e Grillo: mai più alleati con il Carroccio. I timori di big e parlamentari: «Di loro non possiamo più fidarci». Cresce il fronte del dialogo con i Dem (Messaggero p.2).

Tempo scaduto. Il presidente della Commisisone Affari Costituzionali Giuseppe Brescia, deputato grillino, chiude all’ipotesi di un nuovo accordo giallo-verde. “Ormai è impossibile fare la pace con la Lega. Hanno preso un colpo di sole sbagliando tutto. Con il Pd potremmo trovarci ad esempio sul salario minimo. La Tav? Per noi battaglia persa” (Stampa p.6).

Zingaretti: “Prima voglio vedere la crisi aperta”. Ma i contatti ci sono: Letta e Gentiloni i nomi che girano nel Movimento Da Minniti a Patuanelli: l’ipotesi M5S-dem. Il Pd: no a governi pasticciati di corto respiro. Corre voce che domani arriverà anche la benedizione di Prodi all’accordo (Stampa p.4). Il segretario del Pd adesso teme la figuraccia: “Il governo c’è…” I suoi (ieri Delrio) aprono trattative in pubblico coi 5 Stelle. Il segretario: “Un errore, l’esecutivo gialloverde è ancora lì” (Fatto p.3). E attacca Renzi. Il segretario non ha gradito la fuga in avanti del capogruppo sull’accordo alla tedesca con i 5S. Sull’ex premier: “Mi dava del traditore” (Repubblica p.7). Pd, pressing sul segretario. Ma lui: governo con M5S soltanto se di alto profilo. Cresce il fronte del dialogo, Delrio: contratto scritto, come in Germania. Zingaretti: via tutti gli attuali ministri, condizioni da verificare con il Quirinale (Messaggero p.7).

Il Fatto intervista Minniti. “Salvini ha paura del Metropol. Ora aspettiamo Conte in aula”. Dura accusa alle politiche migratorie del leader leghista e un invito al suo Pd: bisogna far maturare tutta la crisi e poi vediamo. Il gesto di forza compiuto è stato di paura, di una persona in una autentica crisi di nervi. La lettera di Conte è drammatica nei contenuti. Il ministro dell’Interno non ha mai avuto una strategia sui flussi (Fatto p.6).

Il Foglio intervista Carlo Calenda. “Con i grillini il Pd è finito. Elezioni subito o farò un altro partito” “Renzi tradisce i principi liberaldemocratici per tatticismo, gli altri per ideologia. Con Zingaretti non si parlano e i Pd sono due” (Foglio in prima).

Modello tedesco. Tempi troppo stretti e “diversità” il modello tedesco in Italia non va. In Germania ci hanno messo cinque mesi per varare il programma fra Cdu e Spd che, pur avversari, hanno una storia comune

(Messaggero p.7). Christian Petry, responsabile Europa Spd. L’allarme dei socialisti tedeschi: “Un pericolo il voto anticipato La Ue dia una mano all’Italia. Sarebbe spaventoso vedere Salvini al 40%. La politica che predica implica rischi enormi sia in termini economici che sul fronte migratorio (Repubblica p.7). Pd, il dialogo non è peccato. Il commento di Piero Ignazi su Repubblica (p.34).

Conte. «Non torno con Matteo, è sleale». Il premier verso le dimissioni con due alternative: il bis o la Ue. Le ipotesi: potrebbe lasciare martedì oppure due giorni dopo per permettere il via libera al taglio dei parlamentari (Messaggero p.3). Atteso lo show down di Conte al Senato. Elezioni più lontane. Palazzo Chigi fa sapere che «indietro non si torna», ma le incognite sono molte (Sole p.5). Conte non cerca mediazioni, la rottura ormai è insanabile (ma non pensa di candidarsi). L’idea che la «pace» rinvierebbe di pochi mesi la richiesta di urne di Salvini. Il retroscena di Massimo Franco sul Corriere (p.5). More

Gli editoriali 2. Accattonaggio molesto. Marco travaglio sul fatto. Il più grande partito morente. Che torni con Salvini o vada col Pd, per il M5s la pacchia è finita. Champagne. Claudio Cerasa sul Foglio. Fare acqua: “Se avanzo, indietreggiatemi”. Trux e i liberali per il Trux gavettonati. E ora prendete bene la mira. Giuliano Ferrara sul Foglio.

Mattarella rientra dalla Sardegna. E pretende chiarezza sugli sbocchi della crisi. Se alle consultazioni i partiti chiederanno tempo per un’intesa non lo negherà (Corriere p.2). Consultazioni-lampo se Conte si dimette. Il Capo dello Stato vuole evitare forzature parlamentari. Le Camere potrebbero essere sciolte dopo il 23 agosto. Attesa per le mosse dei partiti. Il Quirinale vuole salvaguardare l’economia (Stampa p.6). Mattarella non vuole pasticci ma patti di lunga durata. Il Quirinale non tifa per il ribaltone e alza l’asticella per evitare intese di breve respiro. Se si andrà al voto Salvini non gestirà le elezioni restando all’Interno: più probabile un governo elettorale guidato da Casellati. Il presidente in ferie alla Maddalena sarebbe dovuto tornare a Roma lunedì ma ha anticipato il rientro (Repubblica p.6). Reincarico o Cantone: le carte del Colle Il capo dello Stato valuta tutte le ipotesi e attende le mosse dei partiti (Giornale p.3).

Landini. Repubblica intervista il segretario della Cgil Maurizio Landini: “Basta interessi personali. Serve un governo”. Conte nella lettera a Salvini parla di slealtà e strappi istituzionali. Sta a Mattarella verificare le condizioni per un nuovo esecutivo. Le parole del leader leghista evocano dittature: bisogna difendere la democrazia, la magistratura e la libertà di stampa. Sindacato e sinistra in ritardo nel dialogo con il mondo del lavoro, ma ci sono le condizioni per recuperare. Corpi intermedi essenziali (Repubblica p.8).

Bersani. E Pier Luigi Bersani scrive a Repubblica (p.8): Sia la sinistra che i grillini devono essere pronti a cambiare.

Centrodestra. Banda dei 4 e Partito Mediaset: i due forni di Berlusconi. Forza Italia, il partito è diviso tra chi vuole l’accordo con Salvini e chi rimpiange il Nazareno. Mulè, Ronzulli, Casellati e Bernini (con Ghedini) spingono per la Lega, ma Gianni Letta vigila (Fatto p.4). La rabbia dei berlusconiani: il vicepremier non sta ai patti. Fi: «c’era un accordo elettorale, sì al nostro simbolo e conferma per gli uscenti» (Messaggero p.4). Fi ora teme i giallorossi. Berlusconi preoccupato dal governo Pd-M5s. Il governatore ligure presenta il suo simbolo (Giornale p.7). Berlusconi deluso dal Carroccio. Riapre all’ipotesi governissimo. Azzurri furiosi per le mosse di Salvini, il Cav è convinto che sinistra e pentastellati troveranno facilmente un accordo. Così medita di appoggiare il nuovo esecutivo (Libero p.6).

Il tradimento. Il «tradimento» in politica non porta bene. Da Fini e Alfano a Renzi, tutte le vittime. Di Battista accusa il leader della Lega di avere rotto il patto. E lascia Matteo col cerino in mano. Quando Bossi mollò Berlusconi per mandare Lamberto Dini a Palazzo Chigi. Adesso anche i grillini scoprono la tentazione di «aprire» a Zingaretti. Vittorio Macioce sul Giornale in prima.

Giuramenti di fedeltà eterni per tradirsi meglio e (forse) ritrovarsi dopo mesi d’insulti e minacce. Salvini-Di Maio come un film con Liz Taylor e Richard Burton. Ma anche gli altri non scherzano. Odio e amore, così il tira e molla è diventato forma di governo. La storia italiana segnata da inimicizie epiche, mai viste relazioni così volatili (Stampa p.7).

Open Arms, si muovono i pm: «Sequestro e violenza privata». La Guardia Costiera: sbarco, non c’è impedimento. Scontro sulla salute dei migranti (Corriere p.10). La Guardia costiera si dissocia dal Viminale. “Fate attraccare la nave dei migranti a Lampedusa”. La procura indaga per sequestro di persona. Il comandante: “Si temono episodi di autolesionismo”. Salvini: “Falso, ci prendono in giro” (Repubblica p.10). L’Ue: “Open Arms, situazione insostenibile”. La Procura indaga per sequestro di persona L’inchiesta punta su Salvini, ma il Viminale sfida il Tar: “Emergenza medica? Una balla”. Sei paesi pronti ad accogliere (Stampa p.8). A bordo della Ocean Viking: “Dovrebbero scendere il prima possibile. Non li riporteremo mai in Libia, non è sicuro. Noi seguiamo le leggi internazionali del mare. L’Italia ancora non risponde, ma restiamo in attesa” (Stampa p.8). Rinnegati tutti i porti chiusi. Conte si rifà la verginità per il governo dell’invasione. Il premier che ieri elogiava l’85% di sbarchi in meno adesso attacca “l’ossessione” di Salvini. Il cambio di rotta clamoroso, benedetto dal Colle, serve a convincere i dem (Verità p.2).

Il medico che nega l’emergenza “Gli sbarcati stanno bene al massimo c’è chi ha un’otite”

«Macché gravissimi, i 13 migranti sbarcati dalla Open Arms stanno tutti bene, anche meglio di me», continua a ripetere al telefono il dottore Francesco Cascio, il sei volte deputato di Forza Italia (fra Parlamento e Regione) che oggi fa il responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa. È lui il successore di Pietro Bartolo, il medico eroe dell’isola che ha curato migliaia di migranti, diventato eurodeputato del Pd (Repubblica p.10).

Scusi, Cascio, in che senso stanno tutti bene? Il Corpo sanitario dell’Ordine di Malta ha stilato un referto che descrive condizioni gravissime a bordo. «Anche il poliambulatorio che dirigo ha stilato dei referti. Abbiamo riscontrato solo un caso di otite in una ragazza». Sui social qualcuno le dà già del negazionista, Salvini ha invece ritwittato le sue parole. «Non vado da giorni sul web, per adesso sono fuori da tutto». Dunque non li ha visitati lei i 13 migranti sbarcati. «No, perché sono in vacanza con la famiglia. Ho preso un giorno di ferie, lunedì sarò nuovamente al mio posto. Però, mi fido ciecamente dei medici che lavorano con me». Possibile che ci siano dei referti così contrastanti? A bordo era stata segnalata anche una donna affetta da emorragia vaginale. «Mi hanno detto che sul web qualcuno ha scritto: Cascio fa l’occhiolino alla Lega. Ma io parlo con i fatti. Quella donna aveva l’emoglobina a 11,6. Sta davvero meglio di me». Beh, è vero che la politica logora, ma sempre meglio di una traversata su un barcone. Davvero nessuna tentazione di salire a bordo della nave leghista? «Con la politica ho chiuso, fra tante amarezze. Sono decaduto da un seggio all’assemblea regionale siciliana dopo una condanna per corruzione, ma poi la Cassazione mi ha assolto. E nei mesi scorsi sono finito addirittura ai domiciliari per un’altra storia, ma il tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza». I magistrati di Trapani l’accusano di fatto arrivare la notizia di un’indagine al gran maestro di una loggia segreta. «Io non c’entro niente con questa storia. Adesso, faccio solo il dottore a tempo pieno all’Asp di Palermo. E da un anno e tre mesi, ogni 15 giorni, vado a Lampedusa e ci resto per una settimana. Sa quanti pazienti abbiamo d’estate? Sessanta al giorno, e nessuno mai si è lamentato». I suoi collaboratori sono gli stessi che lavoravano con Bartolo? «Qui, sull’isola, i medici ruotano continuamente. E poi Pietro Bartolo è mio amico, ha fatto un gran lavoro, ma se c’è qualcuno che ha beneficiato della questione immigrazione per fare politica è proprio lui». Ma come si fa a ignorare quel referto che parla di venti casi di scabbia a bordo? «C’è davvero la scabbia su quella nave? E allora perché non li fanno sbarcare?». Ecco, perché? «Non mi occupo più di politica. Giuro».

Il superstite in ospedale a Malta (Corriere p.10). Mohammed il sopravvissuto. “Partiti in quindici ho resistito solo io” Il dramma del naufrago recuperato su un gommone. Undici giorni alla deriva: via via che gli altri morivano gettavamo i corpi in mare. L’ultimo, Ismail, mi ha detto: buttiamo via il cellulare e facciamola finita insieme. Ma io volevo vivere (Repubblica p.11).

Ong contestata. Sul molo contestazioni a Riccardo Gatti, capomissione della Ong spagnola. Lampedusa indifferente ai “prigionieri” della nave: “Perché li mandate qui?” Richard Gere: “Questi sono angeli sopravvissuti alla Libia” (Stampa p.9).

De Falco (ex m5s) “Ora i magistrati intervengano con forza pubblica” (Stampa p.9).

Merkel e Sophia. Dopo lo stop a Sophia, Berlino disponibile a una nuova missione militare Ue. La Germania auspica una riedizione dell’operazione europea “Sophia” oltre a “navi statali” che salvino migranti. A dichiararlo la stessa cancelliera Angela Merkel durante un incontro che si è svolto a Berlino (Fatto p.4). Merkel rilancia «Navi di Stato peri salvataggi in mare» Corriere p.10

Editoriali. Quegli uomini bianchi che litigano sul destino dei disperati. I migranti usati per guadagnar punti nella partita della crisi. Il commento di Domenico Quirico sulla Stampa (p.23). Ostaggi della campagna elettorale. I migranti di Open Arms non sbarcano: la gara dell’ipocrisia tra Lega e M5s (Foglio pagina 3). Scenderanno tutti. Mi creda, Salvini, tutta quella sofferenza in più non le serve, non le è utile. E lei ha già perso. Una lettera di Sandro Veronesi al Foglio

Siena. Il Palio di Siena alla Selva per un soffio cade il fantino, il cavallo scosso vince (Messaggero p.15).

Emozioni, brividi e suspense al Palio di Siena dove vince la Selva con il cavallo Remorex “scosso”, ovvero senza il fantino Giovanni Atzeni detto Tittia, caduto a metà corsa per aver urtato in curva un colonnino in pietra. Dopo una lunga rimonta e aver messo alle spalle due rivali, il cavallo della Selva supera all’arrivo anche il Bruco di un frammento di muso. Così accertano i giudici della corsa, bruciando di delusione i contradaioli del Bruco che già stavano reclamando la consegna del “drappellone” dipinto da Milo Manara. Verdetto rovesciato, dunque, e Palio assegnato alla Selva, con clamoroso colpo di scena. È il secondo Palio vinto dal cavallo Remorex, che si afferma come “specialista” dei trionfi da scosso. Così aveva primeggiato per la contrada della Tartuca anche al Palio straordinario dell’ottobre 2018

Repubblica p.27

Bell’Italia. Passeggia a torso nudo 250 euro di multa.

Difficilmente dimenticherà il Ferragosto trascorso ad Agropoli (Salerno). Un turista di mezza età, residente a Napoli, infatti, è il primo a essere incappato nell’ordinanza pro-decoro varata nei giorni scorsi dal sindaco, Adamo Coppola.

Messaggero p.15

“Mia figlia è nata e sta bene ma non multate più in bus una donna con le doglie”

Sentivo forti dolori e ho avuto paura. Non pensavo al biglietto, volevo solo arrivare in ospedale prima possibile

Penso che quel controllore non abbia agito con coscienza Anche a un pubblico ufficiale è richiesta un po’ di sensibilità

Repubblica p.17

Da tutta Italia per salutare Nadia. «Grazie, davi voce ai più deboli» Toffa,folla aifunerali.I pullman dalla Puglia.I colleghi: «Non sopportava l’ingiustizia»

Il prete di Caivano DonPatriciello celebra lamessa «Con leisiamo tutti in debito»

Corriere p.19

Medici. Sos pronto soccorso. Dal Veneto alla Puglia largo ai neolaureati. Anche la Toscana assume non specializzati Alt dei sindacati: così aumenta il precariato (Repubblica p.15). Giochi pericolosi sui medici. Il commento di Daniela Minerva su Repubblica (p.34).

Bce. La Bce risfodera il bazooka: “Interveniamo contro la crisi”. Il governatore della banca finlandese Olli Rehn: “A settembre il Quantitative easing 2 e un nuovo taglio al costo del denaro” (Repubblica p.28). “Occorre non deludere le borse”. Verso 50 miliardi di euro al mese. La riapertura del Qe può essere accompagnata da un taglio sui depositi. Allo studio anche l’acquisto dei crediti bancari e delle quote di fondi. A settembre è importante che la Bce intervenga con un pacchetto significativo. Standard & Poor’s: per l’economia Usa aumentano i rischi di recessione (Stampa p.16). Prove generali d’intervento Bce, i mercati ora ci credono. Milano recupera l’1,51% dopo l’apertura di Olli Rehn a mosse «significative e d’impatto» dell’Eurotower a settembre. Euro di nuovo sotto 1,11 (Sole p.3). L’economista tedesco Guntram Wolff: “Serve una politica fiscale più incisiva” “Nell’Ue tassi d’interesse ancora più negativi. Un bene per la ripresa”. Lagarde con il suo background gestirà bene il processo decisionale sulla politica monetaria. Le azioni della Bce sono molto meno utili di quanto non fossero in passato con i tassi alti (Stampa p.16).

Germania. Germania, se sarà recessione governo pronto a nuovo debito. Le rivelazioni di Spiegel: gli economisti stimano il bisogno di investimenti in oltre 500 miliardi. Merkel e Scholz sarebbero disposti a rinunciare al pareggio di bilancio (Sole p.12). Il paradosso della Germania in crisi che finanzia il suo boia Trump. La locomotiva d’Europa ha bisogno di una revisione ma non riesce a trovare strategia migliore di comprare titoli americani (Foglio p.3). Grosso guaio alla Deutsche Bank. Il fondo americano Cerberus, quarto azionista dell’istituto tedesco, contro il piano per liberarsi dei crediti tossici. L’istituto tedesco detiene in pancia quasi 50mila miliardi di euro in derivati finanziari (Manifesto p.7).

Cina. Cina in frenata più del previsto e non solo per colpa dei dazi Usa. Consumi deboli. Il crollo delle vendite di auto spia di problemi che vanno oltre la guerra commerciale. Un nuovo rapporto di Rhodium Group (Usa): «Dati ufficiali irrealistici» (Sole p.13).

Ex Ilva. Un colpo d’acceleratore per salvare l’ex Ilva. Il decreto Imprese inviato al Colle: possibile la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale già il 19 (Corriere p.28). Assunzioni, ambiente, indotto: le promesse mancate all’ex Ilva. Dopo l’iniziale apertura, il gruppo ha impugnato la revisione delle autorizzazioni. Un anno con i nuovi padroni di ArcelorMittal (Fatto p.15). Ilva, l’immunità andrà avanti a Camere aperte. Sarà un caso, ma nelle stesse ore in cui spunta l’ipotesi di un ricompattamento Lega-M5S, si sblocca (almeno a parole) il caso Ilva. Il Decreto imprese che prevede la reintroduzione di una parziale immunità penale per i manager ArcelorMittal, sarebbe in viaggio da palazzo Chigi al Quirinale per poi approdare in Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento, era stato approvato “salvo intese”. Il rinvio della pubblicazione, dicono fonti governative, era solo per non sottrarre un mese di tempo all’esame del Parlamento prossimo alla chiusura estiva. L’improvvisa riapertura delle Camere consentirebbe ora invece la pubblicazione e, dunque, di scongiurare l’addio all’acciaieria minacciato da ArcelorMittal per il 6 settembre, scadenza dell’immunità originaria. I sindacati restano guardinghi e i genitori tarantini con l’incubo dell’inquinamento accusano Di Maio di tradimento. Ma come insegna la crisi politica più pazza del mondo, può ancora succedere di tutto.

Marco Patucchi su Repubblica a pagina 28.

Dazi. I dazi dei quattro cantoni. Usa, Cina, Europa e Russia tutti contro tutti. Una guerra che ora comincia a spaventare pure chi l’ha scatenata. Trump, che ha scatenato la guerra, si sta incartando e comincia a rendersene conto. La nuova ondata di dazi è rinviata a dicembre. Stefanp Cingolani sul Foglio a pagina III.

Banche. Banche, 45 miliardi di utili grazie anche ai tagli al personale. In quattro anni, dal 2017 al 2020, le banche italiane realizzeranno oltre 45 miliardi di utili, grazie anche a un taglio delle spese del personale e a un cost-income (il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione) fra i migliori di Europa. I numeri, elaborati dalla Fabi su dati Bce, Bankitalia e sulla base dei bilanci dei gruppi bancari, sono anticipati dall’Agi. Numeri che dimostrano come il settore creditizio si sia rimesso in piedi, tornando alla redditività e asciugando il numero di dipendenti. Tanto che oggi le banche italiane hanno raggiunto efficienza operativa fra le migliori in Europa, con un costo del lavoro che pesa soltanto per il 30% dei ricavi. Nel dettaglio, nel 2017 e nel 2018, sono già stati realizzati 10 miliardi di utili l’anno, con il miglior risultato dal 2009. Nel 2019 secondo stime Abi si arriverà a 10, 9 miliardi e a 14, 3 miliardi nel 2020. Anche i costi operativi, che comprendono spese generali e spese per il personale, sono diminuiti passando dai 60, 6 miliardi del 2016 a 55, 8 del 2017 (Stampa p.17).

Report choc. General Electric, report choc: «Come Enron». Markopolos, la talpa che scoprì la truffa di Madoff, accusa la società: «Esposta per 38 miliardi di dollari». Il numero uno di Generfal Electric, Culp, contro il moralizzatore: solo speculazione. Il titolo prima crolla poi rimbalza (Messaggero p.17). Il report: le perdite sarebbero superiori a 38miliardi. La società: manipolazione. Harry Markopolos, 62 anni, è l’investigatore che, dopo diversi anni di segnalazioni alla Sec, dimostrò di aver visto giusto sul caso Madoff, il maggior «schema Ponzi» privato della storia finanziaria (Corriere p.29).

Pa. Dagli appalti alla Pa mancano 278 decreti. Provvedimenti attuativi mai varati. C’è anche l’anticipo del Tfr agli statali. Il Reddito ancora senza controlli, buchi su sicurezza e immigrazione. (Messaggero p.9).

La lotta alla mafia non si ferma. Ma certo rallenta un po’. La crisi di governo inceppa la macchina burocratica al punto tale da bloccare un mucchio di provvedimenti che aspettavano solo l’input politico per andare in porto. Sono ben 278 i decreti attuativi da adottare per rendere esecutive le leggi e le riforme dell’esecutivo Conte. Ma ora, senza una guida, i funzionari fanno cadere le penne e i ministeri si fermano. Tanto che, appunto, chissà quando arriveranno i criteri che servono all’Agenzia nazionale per stabilire la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Anche la lotta all’immigrazione clandestina, tanto cara al ministro degli Interni, Matteo Salvini, rischia di incassare una pesante battuta d’arresto. Gli uffici del Viminale e degli Affari Esteri, tanto per fare un esempio, devono ancora stendere l’elenco dei Paesi di origine sicuri sulla base di criteri definiti dalla legge per la valutazione delle domande di protezione internazionale. Una carta senza la quale l’Italia non ha una bussola in materia di accoglienza.

Hong Kong. “Ora abbiamo paura”. Il weekend di lotta nell’Hong Kong divisa. La barriera invisibile tra la città ribelle e gli abitanti filo cinesi. I ricchi temono per gli affari: “Troppi danni dalla protesta”. L’83% degli intervistati si dice disposto a chiudere un occhio sulle reazioni violente della piazza. Il 71% dei cittadini non va orgoglioso della madrepatria, solo l’11% si definisce “cinese”. I “Lennon Wall” sono uno dei simboli della rivolta: pensierini e slogan scritti dai giovanissimi (e non solo) in inglese e cinese: “Vogliamo democrazia, dateci i nostri diritti”. Migliaia di post-it sui muri al grido della libertà. Il presidente si dice “preoccupato”. Trump tenta la mediazione: “Xi parli con i manifestanti. Se il presidente incontrasse direttamente e personalmente i manifestanti, ci sarebbe una conclusione lieta” (Stampa p.2). L’appello criptico del miliardario: «Hong Kong è un melone rotto». Li Ka-shing ha acquistato due pagine di giornale per dire a Pechino: basta violenza sui ribelli (Corriere p.12.

Brexit. Ultima spiaggia Brexit. L’opposizione britannica pensa al ribaltone per fermare il no deal, ma Corbyn rischia di rovinare tutto (Foglio prima). Corbyn si candida a premier. Per evitare la Brexit dura. L’idea del leader labour per rinviare l’addio all’Europa raccoglie più dubbi che consensi

(Repubblica p.22). Il paradosso di Corbyn nel fronte anti No Deal (Corriere pag.9).

LONDRA Dai drammi storici shakespeariani alla caduta di Margaret Thatcher, la politica inglese ha una tradizione lunghissima di congiure fratricide e spietati cambi di leadership: quello che mancava era il lessico — governicchi a termine, inciuci, ribaltoni — della politica italiana. È la fine della serietà britannica di una volta, asfaltata nel conto alla rovescia verso la Brexit (31 ottobre), con il salto del buio del No Deal, l’uscita dall’Unione senza accordi. È l’ora, italianissima, di accordi trasversali, ipotesi di governi a interim, incerte trattative a mezzo stampa. La frangia dei ribelli conservatori ieri si è alleata con i liberaldemocratici: fermare il primo ministro Boris Johnson e «kamikaze della Brexit» e affondare il No Deal con quello che in Italia definiremmo un governo di unità nazionale. Con quale premier a interim, votato da parlamentari disposti a turarsi montanellianamente il naso? L’odiato (dai Tories, e molto poco amato dalla minoranza interna al Labour) Jeremy Corbyn, ormai abituato a fare slalom tra le fazioni della Brexit con instancabile ambiguità? Il sindaco laburista di Londra Sadiq Khan, che nei fatti è rimasto il più strenuo oppositore della Brexit, in serata ha dato l’endorsement a Corbyn dopo che emergeva sempre più concreta l’ipotesi «istituzionale», in corsa i due veterani Harriet Harman (laburista) e Kenneth Clarke (conservatore). Tutto pur di rimpiazzare Boris Johnson incartato sul No Deal come Theresa May prima di lui. Jo Swinson, leader liberaldemocratica, è per un governo a termine di Harman o Clarke, e spera di diventare decisiva: subito i conservatori duri come Iain Duncan Smith gridano al «tradimento». Tutti in realtà temono il voto, che potrebbe magari rafforzare Johnson e spezzare la schiena a ciò che resta del Remain. Peccato che mesi fa, ai Comuni, fosse in discussione un emendamento che avrebbe reso impossibile il No Deal: bastava votare sì. E Corbyn aveva imposto l’astensione ai laburisti.

Matteo Persivale sul Corriere a pagina 9.

Groelandia. Trump vuole comprare la Groenlandia. Il governo: “Grazie, non siamo in vendita”. Il presidente Usa punta ad accaparrarsi le risorse dell’isola danese per superare la Cina nella corsa all’Artico. Il presidente vorrebbe approfittare dei “problemi finanziari” di Copenhagen (Stampa p.11). La Groenlandia non si scioglie davanti ai dollari di Trump. Il presidente Usa rilancia l’idea di comprare l’isola ricca di risorse per scompaginare i piani di Russia e Cina (Fatto p.16). Miniere d’oro, petrolio e basi aeree. Il forziere di ghiaccio che Trump vuole comprare. Enrico Franceschini su Repubblica a pagina 19.

Epstein. L’Fbi scova la stanza segreta di St. James. Caccia all’archivio dei filmini di Epstein. I video sarebbero centinaia e potrebbero raffigurare anche gli ospiti con le ragazze. Confermata la tesi del suicidio per l’ex finanziere amico dei potenti Stampa p.10). «Epstein aveva due vite mi pento di averlo difeso. E io non sono complice». L’autopsia conferma il suicidio. L’avvocato: brillante e bugiardo (Corriere p.11).

Israele e Trump. Su richiesta del leader Usa, Tel Aviv vieta l’ingresso a Tlaib e Omar, componenti dell’ala radicale del partito. Il presidente che ha spostato l’ambasciata americana a Gerusalemme e che ha riconosciuto la sovranità d’Israele sulle alture del Golan, è passato all’incasso con una richiesta sconcertante: ha suggerito al governo israeliano di negare il visto a due parlamentari Usa filo-palestinesi. In cambio del suo sostegno incondizionato a Benjamin Netanyahu. Federico Rampini su Repubblica (p.12). Israele, l’errore di Trump. Il commento di Thomas L. Friedman su Repubblica a pagina 35 Lo voglio dire con la massima semplicità e chiarezza: se siete ebrei americani e pensate di votare per Donald Trump perché ritenete che sia filoisraeliano, siete pazzi da legare.

Kashmir. Armi e minacce così muore la valle incantata. La scelta di Modi di cancellare l’autonomia della regione musulmana è il segnale di un’India sempre più estremista e intollerante (Repubblica p.13).

Tutor. Tornano i Tutor. Autostrade vince in Cassazione. I giudici danno ragione al concessionario nella disputa con Craft “Nessuna contraffazione, le due società usano sistemi diversi” (Stampa p.12). La Corte: sui sistemi di controllo non ci fu nessuna violazione del brevetto. A sospendere il servizio Tutor sulle autostrade italiane un anno fa era stata la sentenza di un tribunale. Ora un’altra sentenza, questa volta della Corte di Cassazione, lo ha ripristinato. Così nella guerra dei sistemi informatici, che consentono di punire gli automobilisti che superano i limiti di velocità, a spuntarla è stata Autostrade per l’Italia. Al termine di una lunghissima querelle giuridica, iniziata nel 2006. La Corte di Cassazione ha infatti ritenuto del tutto infondati i motivi per i quali la Corte d’Appello di Roma, il 10 aprile 2018, aveva ritenuto che il sistema di controllo della velocità media, cosiddetto Tutor, violasse le norme relative alla proprietà intellettuale della società Craft e dovesse essere rimosso. In sostanza, la suprema corte ha ritenuto che non si possano «brevettare» le formule matematiche e che il sistema utilizzato da Autostrade per l’Italia fosse diverso da quello della società Craft (Corriere p.17).

Diabolik, intesa con i parenti. I funerali al Divino Amore. La Questura di Roma toglie il veto: il capo ultrà della Lazio potrà avere esequie pubbliche. Il rito giovedì, ma non dovranno esserci più di 100 persone. Cremazione a Prima Porta (Messaggero p.13).

Travolto e ucciso mentre va in bici il pm che incastrò la coppia dell’acido. Attraverso le sue indagini è possibile raccontare la storia della criminalità organizzata in Italia, tra la Sicilia di Cosa Nostra e la Lombardia colonizzata dai clan della ‘ndrangheta. Perchè oltre a essere stato uno dei magistrati di punta della Dda a Milano, dove era in organico già a metà degli anni ‘90, Marcello Musso fu magistrato antimafia a Palermo – prima di tornare nel capoluogo lombardo – e scavò anche nei segreti siciliani, come gli omicidi irrisolti e i casi di “lupara bianca” nella guerra di mafia scatenata negli anni ‘80 dai Corleonesi di Totò Riina. Marcello Musso non amava le vacanze, per questo era rimasto al lavoro nella sua stanza al quarto piano del Palazzo di giustizia di Milano fino a pochi giorni fa. Poi era partito per Agliano, nell’Astigiano, dove vive l’anziana madre 96enne, il fratello, la sorella e i suoi nipoti. E ieri pomeriggio, a pochi metri da casa della madre, sulla strada che collega Costigliole d’Asti ad Agliano, è stato travolto da un’auto, mentre era in bicicletta. Pm tenace e appassionato del suo lavoro, verrà ricordato – oltre per il suo impegno antimafia – per l’indagine su Martina Levato e Alexander Boettcher, la “coppia dell’acido”, per i quali ottenne una dura condanna. In quei giorni stupì tutti presentandosi alla clinica Mangiagalli con un paio di scarpette da regalare al figlio della coppia, appena nato. “Con infinita tenerezza per un lungo cammino”, aveva scritto nel biglietto. «Marcello Musso ci lascia con lo stesso stile con cui ha vissuto, con discrezione e distanza da ogni retorica», lo ha ricordato ieri l’Associazione nazionale magistrati (Repubblica p.27).

Il re del Viminale. Salvini chi? E’ il prefetto Piantedosi l’uomo al vertice del ministero dell’Interno. Storia e ambizioni dell’uomo d’ordine più importante d’Italia (Foglio pagina IV).