Sabato ventiquattro agosto

Buongiorno. Di Maio e Zingaretti si vedono all’ora di cena dopo una giornata dedicata a far decollare l’alleanza della nuova coalizione giallorossa con l’incontro dei capigruppo di Camera e Senato. Conte premier o salta tutto dice Di Maio a Zingaretti che risponde picche e chiede se i Cinquestelle stiano ancora trattando con Salvini. Di Maio svicola. O meglio, spergiura. Perché Salvini non si rassegna e aspetta una risposta per lunedì mattina. L’offerta per Di Maio è la presidenza del consiglio di una riedizione del governo gialloverde. Buona lettura a tutti.

 

“Conte premier oppure salta tutto”. Di Maio pronto a trattare con Salvini. Il leader grillino dà 24 ore di tempo ai democratici per rispondere e non esclude più il voto anticipato (Stampa p.3). «Se accetti, Gentiloni a Bruxelles». Il capo dem: «Le danze sono aperte». Torna l’ipotesi elezioni. (Messaggero p.3). Di Maio: “Lui o niente”. Ma ha un’altra carta il ritorno da Salvini Nega a Zingaretti di voler tornare indietro, però ha in mano l’offerta della Lega: il capo 5S a Palazzo Chigi, quello leghista al Viminale e Giorgetti all’Economia. (Repubblica p.3).

Il piano diabolico per uccidere Salvini. Scrive Tommaso Labate sul Corriere: “i due leader di Pd e M5S una terza via ce l’hanno. Un governo con l’unico scopo di approvare una legge elettorale proporzionale e sbarrare la strada ai «pieni poteri» di Salvini. Un piano diabolico, che consentirebbe a entrambi di darsi appuntamento dopo il voto. E stavolta per fare sul serio”.

Editoriali (prova).

 

Salvini apre sui dieci punti e pensa a Di Maio premier. L’idea di un’offerta esplicita per Palazzo Chigi. Giorgetti: «Sono pronto ad andare all’opposizione». (Corriere p.11). Salvini ora ci crede: “Non sto bluffando. Voglio convincere il Movimento”. Contatti Lega-M5S. Molinari: “Le parole di Di Battista dimostrano che non tutti i grillini vogliono il Pd”. (Stampa p.5). Salvini adesso ci spera: pace possibile con M5S. Il leader della Lega: sono disposto a incontrare Di Maio anche di notte. Nel partito aumentano i mugugni: «Strategia perdente, stiamo a vedere». (Messaggero p.7). Giorgetti e il decalogo 5S. “Ma quei punti erano già nel nostro contratto. Tornare indietro? Certo non si poteva andare avanti così E ripeto: l’autonomia non nuoce al Sud”. (Repubblica p.6).

Il racconto della crisi.

O Conte premier o il voto. Anche se Luigi Di Maio è tentato di soffiare sulla cenere del forno della Lega per riaccendere il fuoco e bruciare ogni previsione. La cena si è tenuta in una casa privata a Roma. Da una parte del tavolo il capo politico del M5S. Dall’altra, il segretario del Pd, Zingaretti. Entrambi sanno che bisogna fare in fretta. E hanno ragioni che li spingerebbero verso il sabotaggio dell’accordo. Tre condizioni pone Di Maio. Il taglio dei parlamentari che i 5 Stelle vogliono sia calendarizzato e votato a settembre, la convergenza su tutti gli altri punti del decalogo annunciato al Quirinale a partire da una legge sul conflitto di interessi e la riconferma di Conte a Palazzo Chigi. Ma è una soltanto, alla fine, quella su cui si concentra la cena: il bis del premier dimissionario. «Vorrei una risposta entro 24 ore» dice Di Maio. Ilario Lombardo sulla Stampa.

Due forni? «Noi abbiamo bisogno di sapere se c’è ancora la possibilità che facciate una maggioranza con la Lega». «Non c’è questa possibilità». A casa di Vincenzo Spadafora, sottosegretario a Palazzo Chigi del governo dimissionario non c’è ancora traccia del «segnale chiaro» che la delegazione del Pd ha chiesto a quella dei M5S dopo l’incontro del pomeriggio. Un’ora e mezzo dopo la dichiarazione non c’è ancora. Ma c’è qualcosa di più: Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio sono faccia a faccia per il primo vertice giallorosso di un governo che forse nasce a giorni, forse non nascerà mai. Tommaso Labate sul Corriere.

Alternativa. «Il fatto che vogliate farci scegliere tra me o lui non esiste». Non c’è alternativa a Conte, dice, ben sapendo che è l’unica richiesta che risulta indigeribile al leader Dem ma non a tutti gli altri big del Pd. «Noi abbiamo notizie che i renziani ci starebbero». Ilario Lombardo sulla Stampa

Due giorni. Il segretario del Pd ha un paio di giorni per decidere, al massimo qualche ora in più. Poi il blog del Movimento sconfesserà l’alleanza con i dem. E consumerà un clamoroso ribaltone nel ribaltone. Perché mentre tratta con Zingaretti, Di Maio riceve un WhatsApp da Matteo Salvini. Il nuovo nemico gli propone di sposarsi ancora. Con uno schema clamoroso: il capo 5S premier, Salvini al Viminale, Giorgetti all’Economia, Conte alla Concorrenza in Europa. Tommaso Ciriaco su Repubblica.

La trappola. «È una trappola, meglio non andarci», lo consiglia qualcuno dei suoi. E invece Zingaretti non solo ci va. Ma ci va con le spalle coperte. Il segretario del Pd telefona a Renzi. «Mi ha chiamato Di Maio per incontrarci. Mi proporrà Conte premier e io gli dirò di no. Tu da che parte stai?», è la richiesta secca. «Da quella del Pd. E quindi dalla tua», è la risposta di Renzi. Tommaso Labate sul Corriere.

L’altro forno. Perché la sfida di Di Maio nasconde un motivo inconfessabile: il vicepremier ha già riavviato il dialogo con Matteo Salvini. Con Zingaretti nega decisamente, «parlo sono con il Pd, la Lega è un capitolo chiuso». Ma in realtà esiste uno schema già pronto. Ne hanno discusso anche i pontieri grillo-leghisti, chiedendo ai vertici cinquestelle una risposta entro le 10 di lunedì mattina. Tommaso Ciriaco su Repubblica.

Whatsapp. «Non sto bluffando» continua a dire Salvini a chi gli riporta i timori dei 5 Stelle che in realtà li stia attirando a sé per poi far saltare il banco e costringere il Capo dello Stato a mandare tutti alle urne. Quel che è certo è che il ministro dell’Interno sta cercando un contatto con Di Maio e gli avrebbe già inviato un messaggio whatsapp per vedersi. Sembra essere tornati al marzo 2018, quando i grillini avevano davvero di fronte due strade. Ilario Lombardo sulla Stampa.

Aut aut di Grillo. Appena si diffonde la voce del pacchetto dei “quattro cavalieri populisti” e del ritorno di fiamma con la Lega, Beppe Grillo va su tutte le furie. E decide di esporsi ufficialmente per sostenere Conte. Tommaso Ciriaco su Repubblica.

Ma Di Battista non ci sta. Di Battista, vede il duplice corteggiamento al M5S, e chiede di alzare la posta al massimo, convinto che se si tornasse a elezioni ci sarebbero voti a valanga per il Movimento. «Se invece andiamo col Pd scendiamo al 5%», dice a Di Maio dopo una giornata passata a leggere i commenti sui social. Ma la sua uscita fa inferocire i gruppi parlamentari compatti a sostegno del governo giallorosso. I capigruppo rimangono stupiti: perché hanno sentito con le loro orecchie quando Di Battista ha dato un sì condizionato al Pd nelle villa toscana di Grillo. Ha cambiato idea su Facebook, sostengono. Luigi Gallo lo silura: «Irresponsabile, vuole far precipitare il Paese per farsi rieleggere». Ilario Lombardo sulla Stampa.

Il nodo. Il nodo «Conte premier» viene sciolto quasi subito. Di Maio cala il jolly, Zingaretti lo scarta. «Per me è una condizione primaria», dice il primo. «Per noi non esiste. E non è certo una questione personale», risponde il secondo. Eppure, nonostante lo scoglio all’apparenza insormontabile, l’incontro va avanti. Al leader pd, infatti, interessa soprattutto ascoltare dalla viva voce dell’interlocutore che il «pacchetto» offertogli da Matteo Salvini (Di Maio premier, Conte commissario Ue, governo gialloverde 2.0) non gli interessa più. «Non c’è questa possibilità», risponde il vicepremier uscente. Tommaso Labate sul Corriere.

Azzopare Conte. Dal fronte dei pontieri si suggerisce una seconda lettura: Di Maio userà il no di Zingaretti (e Renzi) a Conte per togliere dal risiko proprio il suo antagonista più insidioso, quell’avvocato del popolo rilanciato ieri in pompa magna da Grillo. Dice un ex ministro pd: «Luigi sapeva benissimo che avremmo detto no subito a Conte, non è un ingenuo. Quindi o voleva chiudere subito i ponti con noi per tornare da Salvini oppure voleva far fuori il nome di Conte per sempre». Tommaso Labate sul Corriere.

Il Post di Grillo. Poi arriva anche Grillo a complicare le cose e con un post sembra rimettere tutti in fila in difesa di Conte. E Conte vuol dire Pd, non Lega. Sempre che non valga il contrario. Se Zingaretti dirà no, non ci sarà altro da fare. L’accordo verrà incenerito con un post sul blog già pronto, in cui verrà annunciata la volontà di tornare al voto. Ilario Lombardo sulla Stampa a pagina 3.

I sospetti. L’avvocato ha iniziato a nutrire qualche sospetto sulle reali intenzioni di Di Maio. Il sostegno di Grillo l’ha rincuorato, al pari dei messaggi di sostegno dei renziani. Ma senza il sostegno leale di Di Maio, la scalata al bis è quasi impossibile. Solo le prossime ore racconteranno l’epilogo del film. E diranno se Di Maio è davvero intenzionato a rompere il patto con il Pd in nome di Conte, salvo poi accantonare l’avvocato in cambio di un posto da Presidente del Consiglio. Tommaso Ciriaco su Repubblica.

La terza via. I due leader di Pd e M5S una terza via ce l’hanno. Un governo con l’unico scopo di approvare una legge elettorale proporzionale e sbarrare la strada ai «pieni poteri» di Salvini. Un piano diabolico, che consentirebbe a entrambi di darsi appuntamento dopo il voto. E stavolta per fare sul serio. Tommaso Labate sul Corriere.

La rivoluzione. Grillo pensa a un nuovo Movimento. Andrea Malaguti sulla Stampa in prima. More

O Conte o morte… Il leader grillino dà 24 ore di tempo ai democratici per rispondere e non esclude più il voto anticipato. “Conte premier oppure salta tutto”. Di Maio pronto a trattare con Salvini. Ilario Lombardo sulla Stampa a pagina 3. More

…per bruciarlo. Le cortesie e la diffidenza a casa di Spadafora. Anche Renzi per il no al premier uscente. I trattativisti pd sperano: Luigi ha voluto bruciare l’avvocato. Tommaso Labate sul Corriere a pagina 3. More

L’offerta della Lega. Di Maio: “Lui o niente”. Ma ha un’altra carta il ritorno da Salvini. Nega a Zingaretti di voler tornare indietro, però ha in mano l’offerta della Lega: il capo 5S a Palazzo Chigi, quello leghista al Viminale e Giorgetti all’Economia. Tommaso Ciriaco su Repubblica a pagina 3. More

Il faccia a faccia degli sherpa. I dem: taglio dei parlamentari ma serve la legge elettorale. (Corriere p.2). Il patto per il proporzionale che distrugge il salvinismo. Il taglio dei parlamentari scusa per cambiare la legge elettorale. Ma fra il leghista e il Pd ne resterà solo uno. Augusto Minzolini sul Giornale (p.2). «Taglio dei parlamentari? Sì, ma solo col proporzionale. E la sfiducia costruttiva». Il costituzionalista pd Ceccanti: si può fare entro l’anno. (Corriere p.6). Per la “sforbiciata” degli onorevoli serve una nuova legge elettorale. Ora si lavora sul proporzionale. Con la riforma ci sarà un eletto ogni 150mila italiani per Montecitorio e al Senato fino a uno ogni 800mila. (Messaggero p.2)

Dal «papabile» Giovannini un’agenda che tocca i due partiti. Dal palco del Meeting di Cl invita ad adottare gli obiettivi del piano Onu 2030 e le misure ecologico sociali di von der Leyen. (Corriere p.3). Il sospiro di sollievo dell’Unione per la fine dell’alleanza sovranista. (Messaggero p.3).

I timori del Quirinale per lo stallo che mina “il governo solido” Se 5S e Lega decidono di riprovarci Mattarella non potrà che scegliere un premier che li riunisca. (Repubblica p.2).

Il paracadute di Colle e Mef: governo elettorale e nodo Iva. In caso tutto naufragasse, piano B su Commissario Ue, esercizio provvisorio, aliquote. (Sole p.5). Sullo sfondo la scelta per il Quirinale nel 2022, la maggioranza giallorossa sarebbe risicata. Sulla carta l’alleanza ha 518 seggi, 13 in più rispetto al quorum dal quarto voto. (Sole p.5).

Allarme al Nazareno: “Ci stanno tenendo in freezer, non sono lineari”. Il capo grillino: “Non torno con la destra”. Ma il segretario non si fida. “Il matrimonio si fa in due”. Zingaretti teme l’inganno. (Stampa p.2). Zingaretti: “Il Pd non fa il sostituto della Lega”. Il no (“forte e chiaro”) del leader all’ultimatum M5S: “L’ipotesi Conte bis non è percorribile”. Il messaggio di Renzi: “Sono d’accordo con te”. Ma i renziani dicono altro: si può anche fare (Repubblica p.4). Il segretario del Pd, malgrado lo stop a Conte, è sempre più incline a fare l’accordo con i 5Stelle. E Delrio trova la soluzione sul taglio dei parlamentari. (Fatto p.5). Pd-M5S, un’attesa lunga cinque anni. Il fattore paura li costringe al dialogo Nel 2014 lo scontro in streaming tra Renzi e il comico: ora sono gli artefici di un avvicinamento che qualche mese fa sembrava impossibile. (Stampa p.6). I sospetti del segretario pd: il forno con la Lega va chiuso. L’idea che i 5Stelle possano tornare con l’ex alleato. (Corriere p.5).

Luigi Zanda: Conte? Fece passare leggi incostituzionali «I 5 Stelle dimostrino serietà». (Corriere p.5). Anna Ascani. “Sintonia con i grillini per bloccare i leghisti”. (Stampa p.4). De Micheli: “Basta ambiguità il M5S spenga l’altro forno. L’intesa con noi è possibile”. Sarei molto contenta se a Palazzo Chigi andasse una donna dopo 14 mesi di machismo di Salvini. (Repubblica p.4).

Cresce l’ipotesi di Gualtieri, l’europarlamentare del Pd che guida la commissione Economia e finanza come commissario europeo. (Sole p.4).

Zinga s’intesta la trattativa e vuole Renzi fuorigioco. Il senatore di Scandicci in un audio attacca Gentiloni: “Vuole far saltare il banco”. Il segretario, malgrado lo stop a Conte, è sempre più incline a fare l’accordo con i 5Stelle. E Delrio trova la soluzione sul taglio dei parlamentari (Fatto p.4). Fuoco amico su Gentiloni. L’audio e la strategia di Renzi. L’ex leader rincara: ho sventato la sua opera. E cerca di avere più tempo per riorganizzarsi. (Corriere p.6). In una lezione alla sua scuola politica l’ex premier accusa il suo successore di voler far saltare l’accordo con il M5S Renzi contro Gentiloni, Pd spaccato Zingaretti: Matteo vuole logorarmi

(Stampa p.4). L’ala vicina all’ex premier minimizza le sue parole “rubate”. Il Giglio magico frena “Andiamo avanti uniti”. (Stampa p.4).

Una trattativa ostacolata da manovre e tatticismi. Il presidente Mattarella chiede chiarezza. Renzi sembra avere l’obiettivo di indebolire Zingaretti. Grillo rilancia Conte premier, e non si capisce se lo faccia per trattare da posizioni di forza col Pd, o perché perfino lui non esclude un ricompattamento in extremis con la Lega: esito sconcertante che pure continua ad aleggiare. Massimo Franco sul Corriere (p.11).

Una rottura annunciata. Stefano Folli su Repubblica (p.33). Se è vero che il M5S pone come pregiudiziale l’immediato taglio dei parlamentari e Conte premier, si capisce che il movimento ha fatto la sua scelta. Di Maio tenterà il salto all’indietro di un abbraccio con il suo ex amico e recente torturatore, Salvini.

Premier, Grillo detta la linea. Ma Di Battista punta sulla Lega. In un post il fondatore lancia un Conte bis e il capo politico dice a Zingaretti: prendere o lasciare. (Corriere p.8). I due fronti nei 5 Stelle. Contro l’accordo sale la protesta sul web. Le tensioni nel Movimento. E i militanti tempestano il blog. (Corriere p.9). Il capo grillino tentato dalla Lega ma 150 parlamentari pronti al no. Di Maio prova a non chiudere il forno con Salvini, aperture anche di Di Battista. Grillo spinge per il Conte bis con i democrat. Ipotesi di mettere al voto l’intesa su Rousseau (Mesasggero p.5). Da Casaleggio a Di Battista i grillini filo-leghisti pronti a brindare. Paragone agente in sonno nel M5S, Buffagni e i buoni rapporti con via Bellerio: anche loro sperano di sabotare la mediazione coi dem. (Repubblica p.8). Dibba sogna il posto di Gigino per risorgere Il guerrigliero grillino torna a farsi sentire. Non chiude la porta al Carroccio e neanche alla sinistra. Sa che comunque vada per lui sarà un successo: se nasce un esecutivo qualsiasi è pronto a prendersi un ministero, se si va alle urne verrà eletto. (Libero p.5).

«Il Carroccio spaccava l’Italia. Ora invece c’è un negoziato per definire un’idea di Paese». Carla Ruocco: il fisco di Salvini? Per i ricchi. (Corriere p.8). “L’accordo con il Pd va trovato Di Maio non sieda nel governo”. Roberta Lombardi oggi consigliera nel Lazio: “I nomi di primo piano dei due schieramenti restino fuori. Sarebbero divisivi” (Fatto p.6). «Operazione che serve al Pd. Con loro non presiederò la commissione sulle banche» Il senatore Paragone: Lega contro il liberismo, come noi (Corriere p.9).

La profezia di Grillo sui Cinque Stelle: addio movimento, saremo progressisti. Il fondatore e garante del M5S indica la rivoluzione programmatica all’insegna di due temi: ambientalismo e sistema informatico globale. La fase 2 prevede che l’eventuale governo con il Pd duri almeno una legislatura. La dichiarazione: “Mi eleverò per salvare l’Italia dai nuovi barbari”. Andrea Malaguti sulla Stampa in prima.

M5S-Pd, tutti i nodi dell’intesa. Nessun «ostacolo insormontabile» ma su banche, vaccini e accordi commerciali restano le distanze. Sulla manovra l’obiettivo comune: trovare le coperture contro l’aumento Iva. Dalle Grandi opere alle trivelle petrolifere, il dossier più difficile. Sull’ambiente sussidi fiscali nel mirino. Più scetticismo sull’acqua pubblica. Sulla sicurezza, rinnegare i decreti? Questione di credibilità per chi li ha votati. E il taglio dei parlamentari è un tema prioritario, ma è una partita ancora aperta. (Corriere p.10).

Dalla Gronda fino alla Torino-Lione visioni opposte sulle infrastrutture. Nello scontro anche il nodo della revoca (improbabile) della concessione ad Autostrade. (Messaggero p.6).

Le tre manovre. Con la Lega caccia a 50 miliardi Finanziaria green l’alternativa. Tria tranquillizza: “I conti sono stabilizzati, ci sono le risorse anche per evitare l’aumento Iva”. Ma nel caso di un ritorno alle urne si prepara una legge di Bilancio senza nuove spese. (Repubblica p.11) Manovra, la tentazione di smontare Quota 100. Pd e M5S potrebbero recuperare gli 8 miliardi dei prepensionamenti. (Messaggero p.9).

Manovra, passi avanti sul cuneo Serbatoio quota 100 per le risorse. Tavoli tecnici M5S-Pd. Ieri primo round: intesa possibile anche sul salario minimo. Ape social strutturale: restyling di fondi e sperimentazione per uscite anticipate. Si punta alla flessibilità Ue. (Sole p.6). Tria: siamo tranquilli, nessun dramma in vista. «I conti pubblici sono attualmente in ordine e c’è stabilità finanziaria». (Sole p.6). Le aziende: “Riforme e stop all’aumento Iva” Gli imprenditori chiedono al nuovo governo più occupazione e di rilanciare il Mezzogiorno (Stampa p.8). L’imprenditrice Anna Mareschi Danieli: “Alle imprese serve un governo solido altrimenti meglio il voto”

l problema della politica di questi anni è il rapporto dei leader con gli elettori, giocato 24 ore al giorno sui social network. (Repubblica p.11).

Autonomie, il dialogo M5S-Pd riparte dal modello emiliano. Riforma soft. Il progetto presentato dall’Emilia Romagna non ha come premessa il trasferimento di strutture e personale. Quindi rende più semplice raggiungere l’intesa (Sole p.4).

Berlusconi riapre la caccia ai «responsabili». Il Cav. al lavoro per rimettere in piedi la maggioranza di centrodestra in Parlamento. Senza passare dalle urne. Per far tornare i numeri però bisogna convincere i grillini che odiano il Pd a cambiare casacca. Il ruolo dei dissidenti. (Verità p.9). Test Regionali, Lega all’attacco L’ipotesi desistenze M5S-Pd. Sul territorio restano forti rivalità tra grillini e Dem su infrastrutture e sviluppo. (Sole p.4).

Escluse dai riti di Palazzo. Non è una crisi per donne “Serviamo solo da bersagli”. Anche Lega e Cinque stelle, che si professano alfieri della gente comune, le tengono ai margini. La lezione europea rimane lontana: l’Italia sembra ferma al secolo scorso. Flavia Perina sulla Stampa (p.9).

Ocean Viking, Malta accetta lo sbarco dei 356 naufraghi. Dopo due settimane lo stallo è finito: migranti accolti in 6 Paesi. Salvini: “Mai porti aperti, mai col Pd”. La Jonio torna a navigare. Il report: secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni. Dall’inizio del 2019, in mare sono morte 859 persone, pari al 55% di quelle del 2018. (Fatto p.7). Ora che va via Salvini, le Ong vanno a Malta. I 356 migranti della Ocean Viking trasferiti alla Valletta. Con la crisi di governo non c’è più motivo di ricattare l’Italia… (Libero p.9).

ECONOMIA

Bruxelles: “Un fondo da 100 miliardi”. Così l’hi-tech Ue sfida Apple e Alibaba. Per sostenere giganti digitali in Europa come Deliveroo e Spotify. (Stampa p.19). «Un fondo sovrano Ue con100 miliardi di dote per le aziende europee». L’indiscrezione del «Ft». Bruxelles per ora non conferma. L’ipotesi, per il momento, non trova conferme ufficiali. In realtà il piano per la costituzione di un fondo sovrano europeo da 100 miliardi di euro da utilizzare per sostenere le imprese europee nella loro competizione, spesso squilibrata, con i concorrenti Usa e cinesi è contenuto in un documento interno di oltre 200 pagine messo a punto dai tecnici di Bruxelles. (Corriere p.37).

Dazi, la nuova mossa di Pechino. Trump infuriato rialza le tariffe. Il presidente Usa replica a Xi e attacca Powell, capo della Fed: chi è il nostro vero nemico? L’escalation riguarda tutti i beni cinesi. L’«ordine» alle imprese americane: tornate a casa. La Casa Bianca e il tweet che fa salire il rischio di una Guerra fredda. L’invito via social a creare sistemi economici separati. Lo scontro ieri ha fatto un salto di qualità che potrebbe avere conseguenze enormi. I grandi gruppi Usa hanno già iniziato a muovere le produzioni fuori dalla Cina. (Corriere p.36). Guerra dei dazi, la Cina attacca e trascina giù le Borse mondiali. (Repubblica p.28). Trump contro tutti. “Pechino è un nemico ma Powell è peggio”. La Casa Bianca mette all’angolo anche la Fed che sarà costretta a tagliare i tassi se la situazione economica dovesse peggiorare. (Repubblica p.29). Le tariffe su 75 miliardi scatteranno insieme alle imposte americane. Il capo della Casa Bianca si prepara ad attaccare l’Ue sulle esportazioni. Cina, sfida agli Usa con nuovi dazi. (Stampa p.11).

Powell: scontri commerciali sfida difficile. Il presidente della Fed cita anche l’Italia tra i maggiori rischi. (Sole p.3).

Draghi aiutaci tu. Fed divisa, la Bce aprirà ancora il rubinetto. Ma la politica monetaria non basta più da sola davanti alla minaccia di una nuova recessione. Il sintomo più visibile di una bolla potenziale che mette in allarme i mercati è la consistente crescita dei derivati (14 mila miliardi di dollari). Ridurre la dipendenza dal debito. Le banche centrali sono un supporto, non i motori dello sviluppo, avverte la Bri. Stefano Cingolani sul Foglio a pagina IV

Aecelor Mittal, i sindacati contro i chip nelle tute. “Sciopero e denuncia all’ispettorato del lavoro”. (Stampa p.20). Lo stop a Palazzo Chigi per la pubblicazione in Gazzetta. E il 9 ottobre si esprime la Consulta. Ex Ilva, ora il Quirinale chiede un altro Cdm (Fatto p.7).

Statali, rinviato a fine anno l’anticipo delle liquidazioni. Con la crisi di governo, slitta il decreto diretto a sbloccare il Tfs: coinvolti 230mila dipendenti `La norma prevede l’erogazione attraverso le banche di una quota fino a 45 mila euro (Messaggero p.16).

Germania. La Spd propone una patrimoniale e recupera 2 punti nei sondaggi. La Spd in cerca di identità e nel tentativo di uscire dal cono d’ombra della Grande Coalizione, rispolvera un’idea che di quando in quando finisce per apparire sui tavoli dei partiti della sinistra europea: tassare i patrimoni dei super ricchi. Lunedì i socialdemocratici a Berlino presenteranno la proposta di un prelievo fiscale (aliquota all’1 per cento) con cui il partito conta di intascare fino a 10-11 miliardi di euro l’anno per finanziare investimenti pubblici. (Stampa p.17). No delle banche tedesche ai tassi sottozero sui conti. (Repubblica p.28). La Cancelleria come la Buba: il Pil scenderà (Corriere p.36).

Il patto mondiale del lusso per salvaguardare il Pianeta. Il sì dei 32 maggiori gruppi all’iniziativa di Pinault promossa da Macron. (Corriere p.39). Patto tra i grandi della moda per promuovere la sostenibilità. Un’alleanza costruita da Francois-Henri Pinault, chiesta da Macron. Le priorità di un’industria da 1,5 trilioni: biodiversità, oceani e global warming (Sole p.7).

Gasdotto Tap al rush finale: pronto il tunnel sotto la Puglia. Nonostante veti e polemiche l’infrastruttura è stata realizzata senza disagi per la popolazione. Già posati chilometri di tubi. Sedici metri sopra tra teli e ombrelloni prospera il turismo balneare. In autunno gli olivi, che erano stati tolti, verranno ripiantati, per di più immuni dal contagio della xylella. (Sole p.8). Gronda. Il tecnico dell’analisi costi-benefici: “È migliore del progetto presentato dai Benetton”. L’alternativa fa spendere 2 miliardi in meno di pedaggi (Fatto p.10).

Il governo Boccia. Intervista al presidente di Confindustria. Che non vuole più assistere ai “balletti dei no. Taglio dei parlamentari e migranti sono temi da affrontare ma non rientrano in un quadro di politica economica, in una priorità per il paese” dice al Foglio il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. “Sulle questioni del lavoro e della crescita si è distratta una larga parte della politica” osserva Boccia. “Il sud in recessione, l’economia nazionale in stallo e l’a r r e t r amento della Germania meritano molta più attenzione. Per questo serve da tempo un cambio di metodo in chiave italiana e europea: stabilire gli effetti che si vogliono ottenere sull’economia reale, decidere quali strumenti utilizzare e individuare le risorse. Per quanto ci riguarda l’obiettivo è creare lavoro anche con un grande piano d’inclusione per i giovani perché è il lavoro il vero elemento di coesione nazionale, non a caso richiamato nel primo articolo della Costituzione.

Sul Foglio in prima.

La crisi arriva ma si batte Gli strumenti della Bce, le politiche di bilancio e le riforme, la necessaria “divisione del lavoro” tra i paesi europei. L’Europa e la nuova Commissione dovrebbero lanciare una seria revisione del patto di stabilità che privilegi la riduzione graduale del debito e lasci spazi agli investimenti, insomma una “flessibilità orientata alla crescita”. L’intervento di Pier Carlo Padoan sul Foglio.

ESTERI

L’Amazzonia irrompe sul tavolo del G7. Macron: Bolsonaro mente, basta affari. Il francese: non mantiene gli impegni sul clima, mi opporrò al patto Ue-Mercosur. No di Merkel. (Stampa p.11). Amazzonia, la foresta brucia. I leader del mondo attaccano il Brasile. Proteste nel mondo e minacce di ritorsioni economiche. “È la casa di tutti”. Ma Bolsonaro se la ride: “Sono Nerone”. L’attivista. “Siamo noi indigeni i suoi custodi. I grandi latifondisti la stanno distruggendo” (Repubblica p.12). Allarme al G7 e minacce al Brasile. L’Amazzonia in fumo è una crisi globale. I tweet delle star (con le foto sbagliate). Esercito in campo contro i roghi. Adesso Bolsonaro teme le «sanzioni». Proprio l’agrobusiness che il presidente voleva tutelare rischia di subire l’ira globale. (Corriere p.12). Intervista a Naomi Klein: «La Terra è in fiamme, i leader colpevoli. Solo i giovani possono vincere la battaglia» (Corriere p.13). Trascurare l’ambiente? Può costarci il 7% del Pil. Uno studio di pochi giorni fa dell’Università di Cambridge (Massachusetts) mostra che i fenomeni che incidono sull’ambiente hanno anche un riflesso di lungo periodo sull’attività economica, colpendo e compromettendo tra l’altro salute, capacità di lavoro e produttività, ecosistemi e mercati, oltre a infrastrutture fisiche. (Corriere p.13).

Macron “pompiere” al G7 nel vertice senza alleanze. Il nodo Brexit e l’esordio di Johnson, i dazi di Trump, ora l’ultima emergenza ambientale. Il presidente francese ha il difficile compito di mediare tra leader incendiari o a fine corsa. (Repubblica p.13).

Incendi in Amazzonia, a rischio la ratifica dell’accordo Mercosur. Il presidente francese e il premier irlandese attaccano Bolsonaro. L’intesa commerciale prevede impegni concreti contro la deforestazione (Sole p.12).

“Il cerino di Bolsonaro brucia le foreste e la verità”. Parla Yurij Castelfranchi, prof dell’Università di Minas Gerais: “Il presidente brasiliano vuole ottenere il Far West delle regole per lo sfruttamento”. È un classico del governo Bolsonaro, che usa le stesse tattiche della post-verità di Trump, servendosi di una m i t ragliatrice di calunnie. (Fatto p.16).

Nudo a Biarritz. Il premier Conte va al G7 francese da dimissionario, in pratica è un esercizio di stile. Invece Merkel e Macron… Foglio in prima

Hong Kong è un test della verità per tutti, La democrazia non vive solo in Occidente. Bernard Henri Levy sulla Stampa a pagina 12

La protesta. Una catena umana lunga 40 chilometri Allo scoccare del 12° weekend di mobilitazione, migliaia di hongkonghesi hanno formato ieri una catena umana lunga 40 km attraverso le tre principali linee della metro, per ricordare con il 30° anniversario della Baltic Way anti-sovietica la propria irriducibile ambizione all’autonomia da Pechino. «La “Hong Kong Way” è la risposta pacifica alla sordità del governo» spiega un’attivista, cristallina nell’ammettere di aver scoperto da poco il precedente che nel 1989 unì mano nella mano Estonia, Lettonia e Lituania per oltre 600 km. Stampa p.12.

Navalny liberato sfida Putin “Le proteste cresceranno”. Aleksey Navalny esce dal carcere e sfida subito Putin. L’oppositore russo è tornato in libertà ieri mattina dopo aver trascorso 30 giorni dietro le sbarre. (Stampa p.16).

Pelosi: “Il razzismo mina le nazioni l’America difenderà l’unità della Ue”. La Speaker democratica della Camera Usa: “Mattarella assicurerà stabilità e progresso al popolo italiano“. Il nostro sostegno alla Nato resta ferreo e fieramente bipartisan e bicamerale. L’odio e il razzismo che ci sono ovunque sono un assalto al carattere stesso delle nostre nazioni. L’Italia continua a giocare un ruolo cruciale e costruttivo nella comunità globale e per la pace (Stampa p.10).

Bomba di Hamas contro famiglia di ebrei: uccisa ragazza di 17 anni. Una bomba lanciata contro una famiglia in gita all’inizio dello shabbat. Una diciassettenne dilaniata e uccisa davanti agli occhi del padre e del fratello, feriti gravemente. (Stampa p.17).

Il mistero del consolato apre la crisi Londra-Pechino. Dipendente della sede britannica arrestato dai cinesi: veri reati o pressione sugli inglesi? (Repubblica op.22).

GIUSTIZIA

Si allarga l’inchiesta su Bibbiano. Una trentina le vittime di affidi illeciti. In Val d’Enza aperto un nuovo filone di “Angeli e demoni”. Sotto accusa il “metodo Anghinolfi”. Le ipotesi di reato: frode, maltrattamenti, violenza privata e tentata estorsione. (Stampa p.14). Il giro d’affari di Hansel e Gretel, «150.000 euro per 18 minorenni». Il Tg3 mostra una mail della segretaria di Claudio Foti che contiene gli incassi monstre sulle terapie dei piccoli. Una parte dei soldi girata all’associazione di cui fanno parte gli assistenti sociali emiliani. (Verità p.13).

Si sveglia dalla sedazione: «È stato lui a darmi fuoco». In cella con il Codice rosso. Grazie alle nuove norme arrestato il compagno della donna. (Corriere p.21)

Stadio della Roma. Bocciato l’arresto del consigliere M5S: non c’è prova che fu corrotto da Parnasi. De Vito, l’accusa si sgonfia: “Solo congetture”. De Vito fu arrestato con l’accusa di aver favorito l’iter dello stadio in cambio di consulenze per un suo legale. Già a luglio la Cassazione aveva stabilito che la misura cautelare doveva tornare al Riesame. Ora le motivazioni (Fatto p.11).

G8, resta in carcere l’ultimo black bloc. Ma la Francia frena sull’estradizione. E in tribunale i suoi amici applaudono il verdetto. Arrestato in Bretagna, Vincenzo Vecchi deve scontare 11 anni e mezzo per devastazioni e saccheggi compiuti durante il summit di Genova nel 2001. (Repubblica p.17).