«Abbiamo speso oltre 1 miliardo di euro, abbiamo dispiegato polizia ed esercito al confine meridionale con la Serbia. E abbiamo avuto successo: non ci sono immigrati illegali in Ungheria, li abbiamo fermati. E facendo così abbiamo tolto un fardello agli altri Paesi europei. Noi siamo stati i primi a bloccare l’invasione degli illegali lungo la rotta terrestre dei Balcani e l’Italia era riuscita, chiudendo i porti, a ripetere lo schema sul Mediterraneo. Poi però, è cambiato governo. E con esso l’approccio, e questo ci dispiace». Peter Szijjarto è il 40enne ministro degli Esteri ungherese dal 2014, fedelissimo di Orban che aiutò a dare una spinta al movimento Fidesz, poi diventato partito di governo e membro, riottoso talvolta, del Partito popolare. Lunedì Szijjarto ha incrociato le spade a colpi di dichiarazioni con Di Maio, accusando l’Italia di aver compiuto una scelta «deplorevole e pericolosa» riaprendo i porti. La Farnesina ha risposto per le rime: «Facile fare i sovranisti con i confini deglialtri»,ha replicatoDiMaio. Ministro Szijjarto, è finito l’idillio con l’Italia? «Noi abbiamo una grande stima per il popolo italiano e collaboriamo volentieri con tutte quelle forze politiche che sono disposte a contenere l’immigrazione illegale; per noi la priorità resta la protezione dei confini. Aprendo i porti l’Italia manda un segnale sbagliato, questa decisione è un invito ai migranti di mettersi in marcia per l’Europa. E si fa un favore a scafisti e trafficanti di esseri umani». Con Roma, che ha stretto un accordo con Francia e Germania per la redistribuzione dei migranti, dovrete comunque dialogare. Crede di riuscirci con Di Maio? «Possiamo lavorare insieme per la protezione dei confini e per portare aiuto nelle zone di crisi, in aree colpite da difficoltà. Ma siamo contrari all’importazionedelledifficoltà,della migrazione in Europa. L’Italia sta andando in una direzione opposta, rispetto alla nostraeaquellacheavevaimboccatoSalvini». Vi sentite un po’ orfani, vi manca una sponda? «I nostri alleati più importanti sonogli ungheresi.Losono ancheipaesidi Visegrad elo éancheMatteoSalvinichedaministro dell’Interno ha subito grandipressioni,hapresodecisioni importanti sull’immigrazionee così ha contributo a dare più sicurezza all’Europa. Ma soprattutto ha dimostrato unacosaimportante». Quale? «Che l’immigrazione illegale può essere fermata. È una bugia dire che contenere i flussi è impossibile e che bisogna ragionare sulla redistribuzione. Salvini ha dimostrato che se c’è la volontà di bloccare gli sbarchisi può fare». L’Italia vorrebbe rivedere l’accordo di Dublino. Ritiene ci sia in seno alla Ue la volontà maggioritaria di riformarlo? «Non è questo l’approccio giusto. Prima di tutto bisogna fissare le priorità. Per noi in cima atutto vieneladifesadei confini. Quindi la politica deve adoperarsi per portare aiuti dove c’èbisogno». Lo slogan «aiutiamoli a casa loro»? Lo hanno usato e ne hanno abusato un po’ tutti, a ogni latitudine, non trova? «L’Ungheria sostiene le comunità cristiane in Medio Oriente: per esempio, portiamo sostegno soldi e sosteniamo con progetti di sviluppo e sociali la costruzione di scuole, ospedali, chiese. Se si aprono i porti passailconcettochequipossono entrare tutti, è un invito all’immigrazione». Quindi le quote, la redistribuzione non sono un elemento di discussione? «Ilsistemadellequoteobbligatorie é tuttora sul tavolo e noi continuiamo a combattere contro di esso. Chi invita i migrantiinEuropavorrà redistribuirli. Tocca a noi, tocca agli ungheresi e alle singole Nazioni, decidere con chi vogliamo vivereacasanostra,nonameccanismiautomatici». Voi avete 640 richiedenti asilo, l’Italia solo nel 2018 ha vagliato 94 mila richieste. Lo squilibrio è evidente. Non crede che chi chiede misure europee sulla redistribuzione possa avere dei solidi argomenti da far valere? «La risposta giusta alla crisi migratoria non è quella di aprire i confiniedistribuireimigrantiillegalisullabasediquote.Alcontrario, i confini vanno difesi, è nell’interesse dell’Italia stessa. L’Ungheriasìcheèsolidaleconi paesieuropei,abbiamospesooltre1miliardodieuroperproteggereiconfini,inostripoliziottie militari difendono non solo l’Ungheria ma tutti i paesi occidentali. Ci siamo mossi secondo le regole dell’area Schenghen, rispettiamo le norme comuni e agiamo alla tutela della sicurezza europea, gli altri dovrebberofarealtrettanto». Di Maio invoca sanzioni per chi non accetta quote obbligatorie. Non teme che Bruxelles possa punire Budapest? «Punire un paese che difende l’Europa? Sarebbe un ricatto e un controsenso oltre ad essere contrarioallenorme Ue».