Antonella Mollica & Fiorenza Sarzanini

Le società lussemburghesi di Marco Carrai potrebbero essere state utilizzate per portare all’estero i soldi di alcuni finanziatori della Fondazione Open. Il sospetto emerge dai provvedimenti di perquisizione eseguiti la scorsa settimana e dalle accuse contestate all’amico di Matteo Renzi indagato per finanziamento illecito con l’avvocato Alberto Bianchi. Carrai era nel consiglio di amministrazione di Open, Bianchi era il presidente. Ed entrambi, questo è il fulcro dell’inchiesta condotta dai magistrati di Firenze coordinati da Giuseppe Creazzo, si sarebbero adoperati per far confluire sui conti della Fondazione denaro che doveva «sostenere la carriera politica di Renzi». Nel provvedimento contro Carrai si parla esplicitamente della Wadi Ventures Management Company e si specifica: «Ha come unico asset la Wadi Ventures sca che ha sede anch’essa in Lussemburgo e oggetto sociale la detenzione di partecipazione societaria». Ma quello che fa ben comprendere quale sia l’interesse investigativoèspecificato dopo, quando si sottolinea come «quest’ultima società risulta destinataria di somme di denaro provenienti, fra gli altri, da investitori italiani già finanziatori di Open e collegati a Carrai». Ecco perché le verifiche della Finanza si stanno concentrando su tutte le somme trasferite nell’ipotesi che in realtà la Wadi fosse lo schermo per portareicapitali all’estero. E non escludendo che fosse proprio questa la contropartita che veniva offerta a chi era disponibile ad aumentare gli introiti della fondazione renziana.Per questo potrebbero diventare interessanti le posizioni di Giampaolo Moscati e Jonathan Pacifici, che compaiono con Carrai «nell’organo amministrativo». Pacifici avrebbe anche agevolato la nomina di Carrai a console di Israele a Firenze. Già questa settimana potrebbero cominciare gli interrogatori dei testimoni dopo le ultime perquisizioni e i difensori degli indagati presenteranno ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere il dissequestro della documentazione contabile, ma anche di cellulari, tablet e computer portati via dagli uffici e dalle abitazioni di Carrai e Bianchi. «A me non fa paura niente—ha commentato ieri Matteo Renzi durante la convention di Italia viva a Pistoia —. Combatterò con Italia viva perché le condizioni di civiltà per i cittadini siano garantiteenon si diventi un Paese sudamericano».