Enrico Marro
Strano destino quello di Roberto Gualtieri, già europarlamentare Pd per dieci anni (dal 2009 al 2019) e poi ministro dell’Economia tra i più convinti europeisti, chiamato nei prossimi giorni a interpretareaBruxelles la parte del cattivo, che potrebbe far saltare la riforma del Mes, il fondo salva Stati, sulla scia della protesta populista contro la solita Germania e i soliti euroburocrati. Panni, quelli del cattivo, che Gualtieri proprio non immaginava di dover indossare. Tanto che mercoledì scorso, audito in commissione Finanze del Senato, aveva dato ormai per finita la partita del Mes: «Il testo è concordato e se chiedete se è possibile riaprire il negoziato vi dico che secondo me no, il testo è chiuso e così lo considerano tutti gli altri Paesi». Parole che invece hanno acceso la miccia delle opposizioni. Una mossa incauta per un ministro dell’Economia «politico», novità dopo molti predecessori tecnici. Ora Gualtieri e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sono infatti impegnati, dopo l’aut aut lanciato nella stessa maggioranza dai 5 Stelle, a tentare di riaprire la partita a Bruxelles, per salvare il governo a Roma. Il fatto è che Gualtieri, tecnicamente, è convinto che la riforma del fondo salva-Stati sia un buon compromesso, tutto sommato ben negoziato dal tecnico Giovanni Tria, suo predecessore. Il nuovo Mes, dice Gualtieri, non presenta rischi per l’Italia, tanto meno quello di facilitare la ristrutturazione del debito pubblico. E quindi sarebbe un errore far saltare l’intesa, per di più dopo il chiaro miglioramento dei rapporti con l’Ue conseguente al passaggio dal Conte 1 al Conte 2 (senza Lega). Ma, dopo che Lugi Di Maio ha scartato, la situazione è cambiata. E toccherà proprio a Gualtieri farsene per primo carico con Bruxelles: mercoledì nella riunione dell’Eurogruppo e giovedì all’Ecofin, che ha all’ordine del giorno proprio l’ultima valutazione sulla riforma del Mes prima che essa venga approvata dal Consiglio europeo del 13 dicembre. Il ministro terrà conto del mandato ricevuto nel vertice di ieri sera. Punterà i piedi sulla «logica di pacchetto», che lega il via libera al Mes al completamento dell’unione bancaria su regole diverse da quelle proposte dalla Germania. Ma dovrà, inevitabilmente, muoversi in un quadro in evoluzione. L’informativa del premier oggi in Parlamento non sarà infatti seguita da un voto. Cosa che invece accadrà dopo che lo stesso presidente farà le comunicazioni prima del Consiglio europeo, il 10 dicembre al Senato. Insomma, Gualtieri, senza un preciso mandato parlamentare, dovrà dimostrare di essere davvero un ministro «politico».