Alessandro Di Matteo
Dopo tanti rinvii, l’incontro alla fine si fa. Matteo Salvini si reca nell’ufficio milanese di Silvio Berlusconi in via Rovani per un colloquio che comunque non è facile. Il leader di Fi aspetta da mesi che Salvini vada “a Canossa”, resuscitando il centrodestra. Il capo della Lega, invece, di riunificazione della vecchia alleanza non vuole sentir parlareo. Il colloquio di fatto è interlocutorio, anche se Berlusconi al termine sfoggia ottimismo: «Siamo in piena sintonia». Il leader della Lega invece non rilascia dichiarazioni, gesto significativo per chi solitamente parla in pubblico ogni tre ore. Il fatto, appunto, è che i due hanno trovato per ora solo alcuni punti dai quali ripartire. Salvini, raccontano, non gradisce la competizione aggressiva di Giorgia Meloni ed è preoccupato che Fi possa non tenere in Parlamento: l’ex ministro dell’Interno ora vuole evitare che gli “azzurri” diano sponda alla legge elettorale proporzionale inserita nel patto Pd-M5s. Non solo, Salvini teme anche che interi pezzi di Fi possano aggiungersi alla maggioranza, se Matteo Renzi dovesse davvero decidere di creare gruppi autonomi in Parlamento. Berlusconi avrebbe assicurato l’impegno a fare una battaglia comune sulla legge elettorale, ma Salvini vorrebbe un impegno a favore del maggioritario mentre il Cavaliere più genericamente ha parlato di leggi che prevedano coalizioni definite prima del voto. Il leader di Fi, invece, stoppa con nettezza i possibili sostegni “azzurri” al progetto renziano. In una nota diffusa dopo il colloquio manda un messaggio a chi, a cominciare da Mara Carfagna, viene spesso associato nei retroscena all’ex leader Pd. «La coesione del partito è un valore irrinunciabile», dice Berlusconi. Quello appena nato è il «governo più a sinistra della storia d’Italia. Chi lavora per sostenerlo lavora anche contro Forza Italia e si pone fuori dai suoi gruppi parlamentari». Per il Cavaliere «è necessario ricostruire l’unità del centrodestra di fronte a questa minaccia». Il problema, appunto, è che Berlusconi parla di «unità del centrodestra», ipotesi che per Salvini non esiste. La Carfagna commenta dicendo di condividere «il richiamo del presidente Silvio Berlusconi». Salvo aggiungere che vanno anche fermati «i quotidiani atti di sottomissione alla Lega hanno fatto precipitare in pochi mesi Fi al 6%». Inoltre, il leader della Lega ha invitato formalmente Berlusconi alla manifestazione del 19 ottobre a Roma e il Cavaliere ha risposto che considera l’iniziativa un’ottima idea ma che deve sottoporre la questione agli organismi dirigenti di Fi per decidere le forme di partecipazione del suo partito. In Fi, infatti, non ci sono solo le perplessità della Carfagna, di Salvini ormai si fidano in pochi. Mariastella Gelmini si augura che si tratti di un «nuovo inizio per ricostruire un centro-destra plurale e coeso» e avverte: «No a pretese di autosufficienza, la manifestazione del 19 ottobre deve essere la piazza di tutto il centrodestra». Lo stesso Berlusconi, a quanto pare, deciderà solo all’ultimo se partecipare, perché un conto è fare una manifestazione per attaccare la politica economica del governo, altra cosa è essere coinvolto in kermesse sovraniste che gridano al golpe. Un primo accordo, però, Salvini e Berlusconi lo avrebbero siglato sulle regionali: definito il sostegno di Fi ai candidati leghisti in Umbria ed Emilia Romagna, mentre Calabria e Campania dovrebbero toccare agli “azzurri”.