Alessandro Fulloni
Le grandi navi a Venezia? «Non devono più passare davanti a piazza San Marco o alla Giudecca. Punto». Il prestito al Louvre dell’Uomo Vitruviano? «Frutto di un memorandum con il governo francese firmato da me e che riconosceva accordi già presi dai musei». E ancora, la nuova legge per il sostegno alla lettura: «Il libro deve poter godere degli stessi sostegni che ha il cinema». Poi gli archivi di Stato, le biblioteche, gli istituti storici, «settori senza voce che custodiscono la memoria più importante del Paese. Le risorse aggiuntive che quest’anno riusciremo a trovare andranno alla digitalizzazione di questo patrimonio sconfinato e dall’enorme valore economico». Ieri nella «sala Buzzati» del Corriere della Sera il ministro per i Beni culturali e per il turismo Dario Franceschini è stato intervistato dal direttore Luciano Fontana. Quaranta minuti di domande e risposte preceduti da una chiacchierata tra la giornalista Roberta Scorranese — con Alessandro Cannavò tra i curatori de Il bello dell’Italia, la grande inchiesta del Corriere, giunta al quarto anno, che scandaglia il nostro patrimonio artistico — e Roberto Riccardi, comandante dei carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale. Un racconto di storie di opere recuperate, salvate o da trovare. Il caso investigativo tra i più celebri è quello della Natività del Caravaggio, trafugato a Palermo nel 1969. Forse rubato dalla mafia, forse distrutto da un mercante d’arte svizzero, forse rovinato da ladri maldestri. E forse ancora in Sicilia. «Caso aperto, le indagini procedono» si limita a dire il generale. Che poi parla delle nostre opere d’arte come cardine del «senso di appartenenza». Scandisce quelli che definisce «tre passi decisivi»: «Conoscere ciò che abbiamo» determina «l’amore per ciò che è nostro: allora non avremo più solo 300 difensori dell’arte—icarabinieri del nucleo Tutela, ndr — ma sessanta milioni di italiani». L’intervista a Franceschini è stata introdotta da Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere della Sera, per il quale il nostro patrimonio culturale «è volano di nuove culture e soprattutto di curiosità, germe della crescita, decisiva anche nell’attività economica». L’invito di Marchetti a tutelare «il patrimonio cartaceo degli archivi» — a rischio pesante di sparizione se non conservato con le opportune tecnologie — è stato raccolto dal ministro che ha parlato dei «101 Archivi di Stato, oltreaquelli di Comuni, aziende, privati, dal valore economico enorme». Risorse arriveranno per digitalizzarli e metterli a disposizione sia dell’utenza comune sia dei colossi del web — sempre più interessati all’acquisto — «in condizioni di parità e non di subordinazione». Franceschini poi ha parlato della legge di sostegno alla lettura. Dopo l’approvazione al Senato il testo «attende il via libera della Camera: deve essere il primo passo verso un sostegno organico al settore». Un aiuto paragonabile a quello fornito dallo Stato all’industria cinematografica. Per il ministro «è giunto il tempo che il libro goda della stessa attenzione con un intervento sull’intera filiera: librerie piccole e grandi, distributori, autori ed editori. Credo che un simile provvedimento potrebbe godere di ampio consenso in Parlamento». Rispetto al ruolo dei privati nella gestione dei beni culturali «forme virtuose di collaborazione sono opportune» ha detto Franceschini ricordando i risultati dell’Art Bonus, l’incentivo che ha portato 400 milioni di donazioni ai musei italiani. Quindi, ecco i tempi sullo stop delle grandi navi nel Canal Grande: «Farò in fretta, entro la fine del mio mandato». Quanto agli ingressi nelle città d’arte «ci sono tecnologie sperimentate che regolano gli accessi». Il tema, osserva Fontana, è anche convincere i turisti a soggiornare in tutte le regioni e non solo a Roma, Firenze e Venezia. Per farlo, concorda Franceschini, «bisogna moltiplicare gli attrattori. Borghi, cammini, cibi. Migliaia di opere d’arte sconosciuteeda promuovere».