Amedeo La Mattina
Si vedranno di nuovo domani per decidere chi sarà il presidente del Copasir, un ruolo ambito e nevralgico che viene sempre assegnato alle opposizioni. Ieri sera, nel corso di un vertice a Milano, Salvini, Berlusconi e Meloni non hanno trovato un accordo. L’ex ministro dell’Interno rivendica la poltrona per la Lega. Meloni sponsorizza invece Adolfo Urso, vicepresidente di Fratelli d’Italia del Copasir. Salvini non ha fatto nomi ma tra i vari che girano il più accreditato è quello di Raffaele Volpi, leghista di lungo corso ed ex sottosegretario alla Difesa. Ha sviluppato buoni rapporti con le strutture di intelligence italiane e con l’attuale ministro della Difesa Guerini, che è stato alla guida del Copasir durante il governo gialloverde. Su Urso c’è l’ok di Forza Italia e Ignazio La Russa dice: «Non è scritto da nessuna parte che la presidenza del Copasir debba andare al partito maggiore dell’opposizione, non è una scelta automatica. Poi dipende dal nome che proporrà Salvini». Certo, il nome conta, dice il capogruppo del Carroccio Riccardo Molinari: «E noi ne faremo uno che sarà all’altezza del compito istituzionale che lo attende». Tuttavia, ricorda Molinari, oggi la Lega è all’opposizione e l’unico incarico rimasto scoperto che viene assegnato alle opposizioni è il Copasir. Gli altri sono andati a Fdi e Fi. Ad esempio, la Vigilanza Rai è presieduta da un esponente di Forza Italia, Alberto Barachini. È una corsa contro il tempo: il presidente del Copasir dovrà essere eletto mercoledì. Salvini, oltre a Volpi, prepara tre nomi: Giancarlo Giorgetti oppure gli ex sottosegretari al Viminale Nicola Molteni e Stefano Candiani. Il problema è che nessuno di questi fa parte del Copasir, e quindi non può essere eletto alla presidenza. Del Comitato fanno parte invece Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, e Paolo Arrigoni. Il primo non vuole e non può lasciare scoperta la guida dei deputati leghisti, il secondo non è nella rosa di Salvini. Allora, nel momento in cui verrà scelto uno dei nomi in ballottaggio, bisognerà scrivere al presidente della Camera una lettera per comunicare la sostituzione di uno dei due componenti attuali del Comitato di controllo dei servizi. Un cambio che dovrà avvenire entro domani. Il primo impegno del nuovo presidente sarà la convocazione del premier Giuseppe Conte, che dovrà essere ascoltato sulla visita segreta del ministro Usa della Giustizia William Barr nella sede romana dei nostri 007. Il premier dovrà spiegare perché abbia autorizzato l’incontro e soprattutto se i dirigenti dei nostri servizi fossero stati avvertiti del fatto che si sarebbero trovati di fronte un esponente dell’amministrazione Usa. Nella Lega sono questi gli interrogativi che si fanno ed è il partito che aspira a presiedere il Copasir, ma non può calcare troppo la mano, mettere a repentaglio il rapporto con Trump pur di dare una mazzata a Conte. Cosa che, per la verità, Salvini farebbe molto volentieri, considerandolo il vero e primo traditore del governo gialloverde. In effetti nel centrodestra non c’è alcuna intenzione di sollevare più di tanto il caso, fare le pulci a Trump che cerca di smontare il Russiagate, e aiutare Hillary Clinton. Il leader della Lega farebbe e direbbe di tutto contro il premier italiano, ma in questo caso non può farlo. Tuttavia c’è un aspetto che, per restare nel campo degli 007, può essere sollevato. Perché Conte continua a tenere la delega ai servizi segreti? Aveva un senso, ragionano, nella Lega, nel precedente governo: non voleva darla a un esponente del Carroccio perché non si fidava; e forse non si fidava neanche dei 5 Stelle, anche perché non c’erano esponenti esperti in questa materia. Ma adesso, perché Conte continua a tenersi stretta la delega? Interrogativi che non hanno una risposta certa, ma c’è un indizio: la delega ai servizi è la polizza che gli ha permesso di assicurarsi il passaggio dal Conte uno al Conte Due come fosse una passeggiata. Da questo punto di vista, dicono i leghisti, Renzi ha ragione nel chiedere al premier di mollare la delega ai servizi. Non sarà certo Salvini a togliere le castagne dal fuoco a Conte, che si trova sul banco degli imputati. Non ha informato l’allora responsabile leghista del Viminale. E fino a oggi non ha avuto nessun interlocutore istituzionale per la gestione dei servizi segreti. Anche il ritardo nella nomina del presidente del Copasir è stato un fattore che lo ha indebolito.