Amedeo La Mattina & Ugo Magri

Matteo Salvini l’aveva detto ai fan dal palco di San Giovanni, «pazientate ancora qualche mese». Lo sta ripetendo ogni giorno nei suoi comizi in Umbria e nelle interviste, «cadranno, dopo due mesi si stanno già scannando, Di Maio e Renzi si sbarazzeranno di “Giuseppi”». Ieri ha dato appuntamento ai giornalisti davanti a Montecitorio per dire che se lo scordano di tagliare la testa al premier per continuare comunque a governare con un altro signore a Palazzo Chigi e tenere in piedi questa legislatura. Si dovrà andare dritti dritti a elezioni il prima possibile. La novità nelle esternazioni del leader leghista è la chiamata in ballo del capo dello Stato. Non lo faceva da tempo e invece ieri, sempre di fronte alla Camera circondato da giornalisti, l’ex ministro dell’Interno ha lanciato verso il Colle un messaggio preciso. «Fra servizi segreti, occupazione di potere, crisi di governo e nuovi partiti che nascono e muoiono, gli italiani stanno assistendo a scene di una volgarità senza precedenti. Mi domando quanto a lungo durerà il silenzio del Presidente». Non è la prima volta che lo mette nel mirino. A settembre, Salvini aveva polemizzato con Mattarella con una quindicina di dichiarazioni. Contestava al capo dello Stato di non avere sciolto le Camere e di avere permesso la nascita del Conte-bis. Bordate che Mattarella riteneva ingiuste, Costituzione alla mano. Tra l’altro il presidente aveva dato un via libera sofferto, e a tutti i protagonisti erano noti i suoi dubbi circa la possibilità di raddrizzare una legislatura nata storta. Comunque sia, Mattarella aveva evitato di reagire agli attacchi, un po’ per non amplificarli e un altro po’ nella speranza che Salvini prima o poi cambiasse bersaglio. E in effetti, così sembrava. Ma improvvisamente Salvini riparte alla carica: «Con Renzi che ha la spudoratezza di dire che stanno lì perché vogliono occupare anche il Quirinale, mi domando quanto a lungo il Presidente Mattarella tacerà». Ma perché questa recrudescenza? Prima spiegazione leghista: Salvini punta ad aumentare il nervosismo degli avversari, anzitutto facendo leva sull’ego di Renzi (motivo, tra l’altro, per cui ha accettato la sfida tv da Vespa), e poi mettendo a nudo i contrasti di una maggioranza che non riesce a trovar pace sulla manovra. Più si evoca Mattarella e più si alza un polverone alla vigilia di elezioni regionali a raffica (le prime domenica in Umbria) che Matteo pregusta come una cavalcata vittoriosa. Il vero piano Poi c’è un’altra intenzione: nel caso in cui tutto precipitasse, Salvini si augura che il Colle non cerchi appiglio in giustificazioni formali del tipo «c’è una maggioranza parlamentare che impedisce di sciogliere le Camere». Se saltasse Conte, secondo Salvini sarebbero esauriti i motivi per non votare. Un messaggio arrivato lassù forte e chiaro. Però non è affatto detto che Mattarella si presti. Anzi. Se obiettivo di Salvini è di spingere il presidente a battere i pugni sul tavolo e a dire «basta, così non si può andare avanti», il “Capitano” rischia di restare deluso. Perlomeno, l’aria che si respira sul Colle non è quella. Certo a nessuno può sfuggire come, anzi ché serrare i ranghi e dare al paese un’immagine coesa, nel governo stiano già volando gli stracci, tra l’altro con il rischio di delegittimare la manovra finanziaria agli occhi dell’Europa. Tuttavia sarebbe strano se il capo dello Stato desse una mano a picconare l’equilibrio politico: in passato l’aveva fatto Francesco Cossiga ma, appunto, erano tempi diversi.