Andrea Biondi

Cinquanta milioni. Che dovrebbero arrivare a inizio 2020. È una bella sorpresa quella che attende Vodafone Italia e che discende da una sentenza del Consiglio di Stato riguardante il “servizio universale” per gli anni 1999-2003. La sentenza, che accoglie il ricorso della compagnia guidata in Italia da Aldo Bisio, impone al Fondo per il servizio universale istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, di restituire quanto versato a Telecom per il servizio universale in quegli anni, oltre agli interessi. Il conto, a quanto risulta al Sole 24 Ore, dovrebbe essere appunto attorno ai 50 milioni. Nella fattispecie la sentenza stabilisce che deve essere nominato un commissario ad acta nella persona del direttore generale per i servizi di comunicazione elettronica presso il Mise per dare attuazione. Il tema è quello del servizio universale nel fisso, che Tim è obbligato a fornire anche quando, nelle aree disagiate, questo dovesse comportare una perdita. Per coprire questi gap era stato stabilito un principio di compensazione cui Agcom ha dato seguito con delibere, contestate tutte da Vodafone. Il principio chiave era quello della sostituibilità fisso-mobile. La stabilita mancanza di sostituibilità fino al 2007 ha fatto pendere il piatto della bilancia dalla parte di Vodafone. Che ora, con la sentenza del Cds volta all’ottemperanza, si trova una dote, frutto di anni di ricorsi.