Andrea Nicastro L’industriale

Lo chiamano il patriarca. È a capo di un gruppo industriale con ramificazioni dal Giappone all’Italia, ma la sede è sempre stata a Barcellona. «Nei giorni di quella folle dichiarazione di indipendenza, mi telefonavano altri industriali per chiedermi perché non scappavo. E io: non date retta ai giornali, non guardate la tv, esagerano. Noi catalani siamo così — spiegavo — orgogliosi, individualisti, ma finirà tutto in niente. Ora invece sono perplesso, dopo tante manifestazioni senza incidenti, questa violenza non me l’aspettavo. I fuochi notturni vanno subito spenti. La polizia, i servizi segreti devono capire chi c’è dietro, perché scontri così massicci non nascono da soli, c’è una mano che li comanda». Josep Maria Pujol Artigas, catalano, imprenditore, presidente di Ficosa (componenti per auto) è abituato a negoziare, lo fa per mestiere. «Se vuoi lavorare in Cina devi farlo come un cinese, a Napoli come un napoletano, invece i partiti sembrano concentrati solo sui propri elettori. Tra Madrid e Barcellona ci sono anni di dialogo tra sordi». Che fare? «Primo, fermare la violenza. Secondo, andare alle elezioni spagnole con la testa rivolta alla moderazione. Non possono vincere gli estremi, sarebbe il caos. Chi chiede per la Catalogna la “mano dura” finge di non capire che esaspererebbe ancora di più gli animi. Chi chiede l’indipendenza, idem. Terzo, un governo intelligente deve sedersi al tavolo a dare alla Catalogna quel che serve per lavorare, produrre, pagare più tasse. La febbre indipendentista non passerà in un anno, ce ne vorranno 10 o 15, ma così passerà». Perché? «Perché chi lavora non va in corteo. Perché senza Europa si muore. Perché l’Unione è fatta di Stati non di regioni storiche e dopo la Catalogna toccherebbe alla Lombardia, alla Baviera, ai Paesi Baschi, ci divideremmo. Per l’economia un disastro». Ma se la gente lo chiede… «Chi lo chiede? I giovani forse, che sono puro sentimento. A loro non interessa un rapanello se il Paese brucia, lo sistemeranno dopo. Gli altri vorrebbero solo votare e voterebbero per restare in Spagna. Basta provocazioni, è il momento di mostrarsi adulti».