Antonella Baccaro

Il porto di Trieste resterà italiano. Ma il memorandum d’intesa firmato ieri a Shanghai tra l’Autorità portuale del Mare Adriatico Orientale e il colosso cinese China Communications Construction Company (CCCC), che si propone di creare un canale logistico-distributivo tra Italia e Cina, sviluppando la dotazione infrastrutturale sui rispettivi territori, non è che l’ennesimo tassello della strategia espansiva cinese in Europa. Una strategia che ha trovato il suo perno (e il suo gioiello più prezioso) nel porto del Pireo, dato in concessione alla società statale cinese Cosco (che gestisce 37 porti in tutto il mondo), finanziata con soldi pubblici, e poi a questa venduto al 67% per 368,5 milioni di euro. Una storia di successo se si guarda all’enorme sviluppo logistico del porto ma anche una spina nel fianco, se è vero che le imprese locali non riescono a intestarsi nemmeno un contratto d’appalto mentre le merci cinesi hanno trovato un ampio porto d’approdo nel Mediterraneo. L’espansione è proseguita con il porto di Malta (24,5%) e quello di Salonicco, rilevato da un consorzio cino-franco-tedesco, del quale però la società cinese China Merchants Holdings International ha poi rilevato la quota francese. Ed è proprio in Francia che si registra la maggiore presenza cinese, con l’acquisizione di quote nei porti di Dunkerque, Saint-Nazaire, Le Havre e Marsiglia. A seguire ci sono la Spagna, con Bilbao e Valencia, e il Belgio con Zeebrugge e Anversa. Infine l’Olanda con Rotterdam e l’Italia con Vado Ligure. Il nuovo terminal container savonese, controllato dall’olandese Apm Terminals al 50,1%, da Cosco al 40% e da Qingdao Port International Development al 9,9%, sarà inaugurato il prossimo 12 dicembre. Imponente la dotazione infrastrutturale, a partire dalla piattaforma di 210 mila metri quadri sul mare, pari a quasi 40 campi di calcio.