Beppe Severgnini

Sono in volo verso Pechino con una guida Lonely Planet sul tavolino e un libro di Yu Hua nella borsa, ma sto leggendo un romanzo ambientato sulla riviera romagnola, «Bassa marea» (Rizzoli). Scelta illogica, lo so, ma ho una giustificazione. L’ha scritto un collega coetaneo, e l’ha riempito di spiagge, giornali nei bar, amicizie, cene, rincorse, pazzoidi e criminali assortiti. Personaggi e ambientazioni ricordano quelli di Carl Hiaasen: la Romagna al posto della Florida, Riccione invece di Miami Beach, eccentrici e delinquenti di qui e di là, sesso per soldi ovunque. Dev’essere una questione di clima. L’autore si chiama Enrico Franceschini, è nato a Bologna, conosce a fondo la Romagna, è stato corrispondente per Repubblica negli Usa, a Mosca, a Gerusalemme e a Londra, dove oggi vive. Il protagonista del romanzo si chiama Andrea Muratori, detto Mura; e, guarda caso, ha un curriculum molto simile. I due — autore e protagonista — condividono una ragazza russa: Enrico l’ha sposata, a suo tempo; Mura la trova all’alba, mentre corre da solo sulla spiaggia («Solo quando arriva vicino capisce che non è un pesce. È un corpo. Di donna. E respira ancora»). Cosa succede dopo — tra malavitosi, bagnini, bulli, falliti, capanni di pesca e gaudenti amici sessantenni — non ve lo racconto. Vi posso dire però che, dopo aver letto «Bassa marea», la Romagna vi sembrerà diversa: ogni neon, una sorpresa. Per coincidenza, ho appena terminato un romanzo di Mario Soldati, «La verità sul caso Motta». Anche lì il protagonista trova una giovane donna sulla spiaggia: ma è una sirena, non è russa, non si chiama Sasha e non toglie il senno a qualunque uomo la incontri (soprattutto se dimentica di coprirsi). Franceschini, come Soldati, ha una scrittura avvolgente e ama le descrizioni, le distanze, il mare e le donne. Forse più della trama. Non è una colpa: Enrico F. è un acquarellista del noir. «Bassa Marea» è pronto per una serie televisiva, profumata di fritto di pesce e popolata di maschi eccitabili. All’autore suggerisco un cameo, nella parte di se stesso. Un bravo giornalista che ha lavorato duro, si è stancato, si è divertito, e adesso si gode la nostalgia.