Brunella Giovara

Politica, sciò sciò, così come sei non ci interessi, «sei brutta sporca e cattiva», dice una biondina con i fiori rosa nei capelli, stiamo marciando verso il Piccolo Teatro e «siamo più di 200mila!» compresi neonati di mamme impegnate, bambini delle elementari che ululano come indiani nei film, e le maestre dietro. Ma il grosso va dai 15 ai 18, i più arrabbiati, respingenti e diffidenti verso noi «grandi», «voi adulti» (anche «voi vecchi»), voi «politici», e qui ci finisce dentro anche il sindaco di Milano, entrato nel corteo e presto uscito, respinto con freddezza, i giovani milanesi non sono stati amichevoli con lui. Perciò in piazza Duomo un giovane tribuno prende il microfono e dice che «oggi tutti i politici italiani sono su Facebook a condividere le nostre foto, dicono che sono con noi… Ma se ne andassero aff…!». Oh già, e infatti i politici non c’erano, avendo annusato l’aria e ritenuto inopportuno esporsi in un corteo apartitico, apolitico, pacifico ma gelido verso «i responsabili del disastro», intesa l’attuale situazione climatica, e l’inquinamento e «ci state lasciando un mondo sporco e caldo», strillano i bambini della Confalonieri, Riccardo, Nicola e Lorenzo, 12 anni, «siamo qui per protestare contro la vecchia generazione», dopodiché incrociano la carcassa di un piccione — qui siamo dalle parti di Eataly, piazza XXV Aprile — e dopo averla esaminata con attenzione i tre concludono che «se gli aprissimo la pancia la troveremmo piena di plastica». Dunque, anche un dodicenne ha le idee molto chiare su come male stanno andando le cose, e già gli studenti delle medie schifano qualunque cosa puzzi di politica, puah. Perché? «È semplice. Non ci fidiamo». Le cinque del Carlo Porta incrociate in piazza della Repubblica credono invece in «un partito verde, che però non c’è». Celeste e Silvia, Penelope, Emmaluna e Lisa, sperano «in un partito nuovo perché quando ci toccherà votare, cosa voteremo?». Per intanto c’è la fiducia «in Papa Francesco», uno impegnato nella «direzione giusta», ma ci vorrebbe anche «un partito serio e concreto, composto da ragazzi giovani come noi, che ci credano davvero, come fa Greta». Greta compare su qualche cartello (“Greta vi guarda!”), e va detto che molte ragazze di tutte le età ostentano la treccia che ricade sulla spalla di t-shirt creative e per lo più su base verde. Allora, come potrebbe chiamarsi il vostro partito? «Il partito green», o «i giovani verdi. Però poi sembriamo i leghisti». Dopo qualche tentativo fallito di battezzare questa rabbia e volontà combattente, «ma perché dovremmo fare un partito, noi siamo un movimento», si riparte sul filo dei Bastioni, tra file di macchine rassegnate, a motore spento, intrappolate nel corteo, e l’autista del taxi Bravo 15 dice: «Hanno le loro ragioni. Ma secondo me la maggioranza vuole solo saltare le lezioni». E invece no. Gli slogan suonano angosciosi, “Se non salviamo la terra i nostri figli non avranno un posto in cui vivere”, e anche dietro i più divertenti — “il ghiacciaio lo voglio solo nel mojito” — c’è una ragazza che spiega seria «ma voi vi rendete conto, si scioglie il Monte Bianco e nessuno fa niente». Matteo Leone, del liceo Majorana di Rho: «L’ecologismo dovrebbe essere di tutti i partiti, invece non succede. Perché?». Già, perché? «Perché non ci sono più i valori, neanche nella sinistra più a sinistra. Io comunque voterei Pd, ma non convinto. Spero che Zingaretti riporti il partito verso il socialismo liberale». «Io ho votato la federazione dei verdi», dice Adriano Placido, di Lainate, 19 anni, «però non è andata bene. In Germania invece…». Sara, 17 anni, liceo Crespi di Busto Arsizio: «Ci sono dei partiti che hanno basi politiche buone, ma ignorano il tema ambientalista. Servirebbe un partito nuovo, ambizioso e coerente, che faccia delle proposte attuabili», ma non c’è, se lo dice da sola. Valentina: «Non c’è un partito votabile, e neanche un leader che rappresenti i giovani». Davanti al Duomo, Miriam Martinelli (16 anni, una dei portavoci del movimento) spiega la freddezza verso il sindaco Sala: «Le borracce distribuite nelle scuole sono troppo poco come azione. Lui dovrebbe stare in Comune e lavorare per migliorare la qualità dell’aria, che a Milano fa schifo». Sala inviterà poi una delegazione in Consiglio comunale, ha capito la rabbia, «qualcuno sicuramente storcerà il naso, ma condivido la loro manifestazione, le loro motivazioni e le loro preoccupazioni». Ma «la lotta contro i cambiamenti climatici non ci vede rivali, semmai alleati». Luca Mercalli invece è uno dei sicuri alleati, per quanto anzianissimo rispetto a questi quindicenni, e tutti stimano il meteorologo e climatologo così come il pool di esperti considerati «credibili, scienziati di nostra fiducia», spiega Miriam, gente che studia «la transizione energetica e la decarbonizzazione». A loro è riservato «il tappeto rosso che oggi abbiamo negato al sindaco. Oggi è la nostra giornata, di noi ragazzi», molto molto arrabbiati anche con chi fa finta di niente e butta il mozzicone per terra, come fa un tizio in Foro Buonaparte. Ma un ragazzino lo affronta, «come si permette lei, la raccolga subito! Non si sporca così Milano», eh, ci sono ancora tanti milanesi che sbagliano.