Concetto Vecchio

Goffredo Bettini, Renzi continua a sparare sul quartier generale del governo. È preoccupato? «Non troppo. Renzi nei sondaggi sta tra il 4 e il 5%. È molto attivo perché vuole e ha bisogno di crescere. D’altra parte questo governo avvia un processo politico complesso, mettendo a contatto mondi fino adesso molto diversi ed anche un partito che si è appena scisso dal Pd, la forza fondamentale dell’alleanza. Sono naturali convergenze e conflitti». Non crede di essere troppo ottimista? «No, l’importante è che il tutto si svolga in una prospettiva costruttiva, nell’interesse dell’Italia. Se invece dovesse prevalere il ricatto, l’interesse particolare, la manovra cinica e distruttiva, allora occorrerà rispondere con molta chiarezza. Ma non siamo ancora a questo punto». In molti temono di rivedere il film del Prodi 2006-2008. «Non credo. Perché, questa volta, chi dovesse rompere pagherebbe un prezzo altissimo. Il ricatto è una tigre di carta. Si vuole tornare al voto? Una sciagura. Ma il Pd è pronto e non ha paura delle urne». Renzi esercita un’egemonia comunicativa. Come pensate di arginarla? «La cosiddetta egemonia comunicativa non rappresenta i rapporti di forza reali nel governo e nel Paese. Come ora si gonfia, si può facilmente sgonfiare. Comunque noi marcheremo sempre di più il nostro profilo programmatico ed ideale. Ma il problema non è arginare Renzi. Il problema è frenare la risorgente e nuova destra italiana». Renzi si deve ignorare? O bisogna rispondergli, come ha fatto Orlando? «Ignorarlo sarebbe irrealistica iattanza. Concentrarsi in una polemica quotidiana con lui, ingiustificabile subalternità. Renzi è un alleato di governo, di conseguenza apprezzeremo quando dirà cose che riteniamo giuste, altrimenti con serenità cercheremo di far prevalere il nostro punto di vista. Orlando comunque non ha detto che la Leopolda è uguale al Papeete. Ma che gli ultimatum, seppure diversi nel merito, vanno comunque respinti. Non alimentiamo polemiche artificiose». E quale sarebbe il punto di vista del Pd? «L’obiettivo è mettere a riparo la democrazia italiana. Chi sente questa preoccupazione sta nel nostro campo. Un campo che si può allargare. E più si allarga, più il dispositivo di dissolvenza unilaterale del governo sarà inefficace». Nel concreto come pensate di riconquistare la vostra gente? «Bisogna aggredire le ragioni che hanno alimentato l’odio e la paura, come ha detto più volte Zingaretti. A partire dalle grandi distanze di reddito e di vita, troppo ampie e divenute insopportabili per gli italiani. Promuovere la giustizia sociale non è un capitolo di un programma. Piuttosto il motore di una visione nuova della società, che in questo modo diventa più sicura, serena e capace anche di aiutare a produrre meglio i lavoratori e le imprese. Ecco perché ha fatto benissimo il ministro Gualtieri a difendere l’intervento sul cuneo fiscale». Come valuta il primo mese del Conte bis? «Positivo. L’esecutivo è di qualità. Conte sta dimostrando intelligenza, saldezza e quel tanto di furbizia che serve, Su alcuni fronti si sono ottenuti risultati concreti. Sull’immigrazione, nei rapporti con l’Europa, sull’abbassamento dello spread che ha fatto risparmiare agli italiani miliardi di euro. In questo senso è bastata la presenza nella Ue e nel Tesoro di Gentiloni e Gualtieri». Quanti renziani in sonno ci sono ancora nel Pd? «Non mi preoccupa il sonno dei renziani rimasti nel Pd. Guardo piuttosto al sonno ancora profondo di troppo popolo, che abbiamo il compito di riconquistare».