Conchita Sannino Castelli

Il militante addetto ai caffè lascia il banco per salutarla. La sindaca Appendino concorda con lei sulle assenze «incomprensibili» dei big. Anziane signore le chiedono un selfie, Laura Castelli si gode sole e pizza, come da cartolina. Viceministro Castelli, avete un bilancio fatto di obiettivi portati a casa, cadute improvvise, nuova ripartenza. E il futuro? «Oggi ho capito che il nostro popolo aveva voglia di ritrovarci e di sentirci vicini. Me ne vado carica. Il futuro? Nessuno sa come ci trasformeremo. Però faccio un esempio: tutti ci ritroviamo sull’Ambiente, questo titolo oggi è giustissimo, e sono felice di aver dato una mano a Costa per il decreto Clima. Mi ricordo una bellissima iniziativa oltre 10 anni fa a Cesena, con Grillo, Fico, Davide Bono di Torino. Striscione indimenticabile: Più Fico che Bono». Sembravate in gita, siete incardinati nelle istituzioni E dopo? «Non sappiamo dove approderemo. Il Movimento si evolve in funzione degli obiettivi. Una volta Luigi (Di Maio, ndr) ha detto: se tu usi lo stesso schema con tutti, tutti conosceranno lo stesso schema e non puoi vincere». È l’Arte della guerra, cara a Casaleggio. Ma la guerra è anche interna. Oggi avete parlamentari ed ex ministre che disertano. «Io non li capisco quelli che attaccano Luigi. Né capisco quelli che hanno deciso di non venire. Sbagliano, non di poco. Rispetto la Lezzi, la Grillo, però penso che esista un’esigenza più importante, la fatica di formare un governo impossibile per continuare delle battaglie. Abbiamo fatto molti sacrifici per arrivare fin qui. E fino a qui significa: reddito cittadinanza, politiche anti spreco, tagli in Parlamento». Ma il vostro popolo ha rischiato il disorientamento totale. «Il nostro popolo ha dovuto digerire delle cose, è stata dura, ma lo abbiamo deciso insieme. Ora sa cosa pensano? Siamo i 5 Stelle in qualunque situazione, siamo noi a contaminare, lo mostra il taglio di deputati e senatori. Adesso il nostro popolo chiede: non mollare. Quasi non gliene frega più niente se stiamo con questi o quelli. Purché non si tradiscano i valori». Di Maio ha accumulato un grande potere per i troppi incarichi. «Ma una cosa gli va riconosciuta: su 10 anni, 5 sono suoi. Se li è caricati tutti sulle sue spalle, bene e male. Sfido a trovare uno che potesse fare certamente meglio». Dicono che venerdì lei e il ministro Gualtieri avete rischiato la lite fino a notte. Soprattutto sulla riforma pensioni che il Pd avrebbe promesso ai sindacati. «Nessuna lite. Su alcune cose col Pd abbiamo convergenze immediate: giustizia, ambiente. Purtroppo, nel mio specifico, emergono differenze. Per esempio, con le parti sociali. Noi prima non lo facevamo, ora abbiamo imparato ad ascoltarle, nella maniera corretta. Il Pd invece ha degli automatismi, su questo versante, che non sempre sono un buon viatico. Ma voglio essere ottimista».