Davide Frattini
La stessa promessa elettorale di sei mesi fa, questa volta ripetuta con la mappa sullo sfondo e qualche dettaglio in più. Fra una settimana gli israeliani tornano a votare e il premier Benjamin Netanyahu sa che i sondaggi gli danno un solo seggio di vantaggio (e in alcuni casi uno in meno) sull’avversario Benny Gantz, l’ex capo di Stato maggiore entrato in politica proprio per batterlo. Così ha annunciato di essere pronto ad annettere la valle del Giordano e le aree a nord del Mar Morto, se gli israeliani dovessero garantirgli il quinto mandato, è al potere dal 2009, ha già battuto il record di David Ben-Gurion, il padre fondatore della nazione. I territori indicati dal primo ministro e leader della destra rappresentano oltre il 30 per cento della Cisgiordania, quella che dovrebbe diventare il centro dello Stato sognato dai palestinesi. Che proclamano: «L’ipotesi dell’annessione seppellisce qualunque speranza di pace», in realtà le trattative sono già ferme dal 2014. I coloni applaudono ma restano scettici: «Ha avuto dieci anni per inglobare le terre arabe, se davvero avesse voluto. Staremo a vedere». I rivali accusano Bibi di sfruttare il suo ruolo per raccogliere consensi, sostengono che l’annuncio di lunedì — ha rivelato l’esistenza di un sito iraniano per la produzione di armi nucleari, distrutto da Teheran dopo essere stato scoperto — faccia parte della stessa strategia elettorale. È più probabile che Netanyahu abbia mandato un messaggio all’amico americano Donald Trump avvertendolo ancora una volta (con le foto satellitari a far da prova) di non fidarsi degli ayatollah. Il licenziamento di John Bolton da consigliere per la Sicurezza nazionale sembra preludere a quello che per il primo ministro israeliano è un incubo geopolitico: il tentativo di un incontro tra Trump e il presidente iraniano Hassan Rouhani.