Dino Martirano

E ora che il governo Conte II ha avuto la fiducia anche dal Senato — 169 sì, 133 no, 5 astenuti — le aule parlamentari dominate dalla maggioranza M5S-Pd-Leu sono in attesa dei primi provvedimenti da votare che però, al momento, neanche sono stati messi in calendario: a partire dalla riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari, il cui voto definitivo previsto alla Camera slitta a ottobre perché le forze di maggioranza non hanno un accordo in tasca sull’incastro con la legge elettorale proporzionale.

Così il professor Giuseppe Conte, affiancato in Aula da Luigi Di Maio (Esteri) e da Luciana Lamorgese (Interno), ha incassato il via libera di Palazzo Madama con due voti in meno del Conte I (171): «Ora il primo obiettivo è governare, dopo questa fiducia che è un nuovo inizio per l’Italia», ha detto il presidente del Consiglio. E il capo politico del M5S si è subito messo in sintonia: «Conte è il garante del programma, ero scettico sul Pd ma mi ha stupito positivamente». Toni simili utilizzati anche dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «Ora inizia la grande sfida, cambiamo insieme l’Italia». «Sarà il governo della lotta alle diseguaglianze», ha chiosato il ministro della Salute Roberto Speranza (Leu). Invece Matteo Salvini, protagonista di uno scontro in Aula con il premier — che ha puntato il dito contro «l’arroganza» di chi ha chiesto «pieni poteri» — ha liquidato la maggioranza con due parole: «Fritto misto».

Il Conte II ha ottenuto un buon margine di vantaggio anche al Senato perché i contrari sono stati 133 (FI, Lega, FdI) e 5 senatori azzurri (tra i quali Donatella Conzatti: «Ho avviato una riflessione politica…») erano assenti. Mentre il senatore a vita Giorgio Napolitano, a casa per motivi di salute, ha fatto sapere di essere favorevole alla nascita del nuovo governo. Ci sarebbero da aggiungere altri due senatori, uno del Pd e uno del M5S (Deledda e Rojc), assenti anche loro per motivi di salute. Infine, i tre della Südtiroler Volkspartei, astenuti «nel voto» pigiando il tasto della luce bianca, hanno detto che valuteranno di volta in volta i provvedimenti del governo.

Chi invece guarda al bicchiere mezzo vuoto punta sui voti arrivati al Conte II al di fuori del recinto M5S-Pd-Leu. A 169 ci si arriva, infatti, sommando anche voti di 3 senatori a vita (Liliana Segre, Elena Cattaneo e Mario Monti) e dei tre della autonomie (Bressa, che poi è del Pd, Casini e Lanièce dell’Union Valdôtaine) e dei 2 del Maie che però sono sempre in area governativa.

Archiviata la fiducia, alla Camera la maggioranza ha già preso tempo sul taglio dei parlamentari che avrebbe dovuto essere calendarizzato per settembre e che, invece, slitta: «A ottobre si devono tagliare definitivamente», ha detto Di Maio. Al Senato c’è in ballo solo un decreto sui riders, ereditato dal Conte I. Mentre la nuova legge elettorale è in alto mare e ieri è stata bloccata la fuga in avanti di chi, nella maggioranza, aveva già fissato un vertice tra i capigruppo.