Diodato Pirone

Infuriato è dire poco. Per Carlo calenda, ex ministro dello Sviluppo, siamo di fronte ad un Vajont annunciato: tutti sapevano che ci saremmo fatti molto male ma nessuno ha agito. Oggi Calenda è europarlamentare di Siamo Europei, ma l’ex ministro dello Sviluppo che preparò l’ingresso di Arcelor in Ilva, benedetto poi nell’estate del 2018 dal suo successore al Mise il pentastellato Luigi Di Maio, non è tipo da contenersi e attacca a testabassa. Chi sta facendo scappare Arcelor? «La colpa principale ricade sul Pd esuRenzi». Ma sono stati i senatori dei 5Stelle a imporre la retromarcia sull’immunità per i gestori attualidell’acciaieria. «No. Pd e Renzi in Parlamento hanno voluto compiacere il gruppo dei senatori 5Stelle vicino all’ex ministro del Sud, Barbara Lezzi. Altrimenti la proposta dei 5Stelle non sarebbe neanche nata. La verità è drammatica: ci stiamo giocando la più grande acciaieria d’Europa per compiacere la Lezzi. Non condivido la politica dei 5Stelle ma quello che non posso concepire è che Pd e Italia Viva consentano la creazione di casi come questo e magari ci sguazzino dentro. Non è politica questa siamo ai giochini fini a se stessi che però fanno danni enormi». Chiudiamo la parte politica: lei attacca Pd e Renzi più dei 5Stelle.Non crededi fareun favorea Salvini? «So benissimo che la politica economica di Salvini sarebbe peggiore. Ma chi è causa del suo mal pianga se stesso. Non sono io ma Renzi che passa il tempo a bombardare Palazzo Chigi. Così la destra cresce come era stato ampiamente previsto. Pd e Italia Viva stanno giocando con il fuoco e danno spazio alle follie 5Stelle. La verità è che devono andarseneacasasenzaperdere tempo». Ma è giusto scudare gli amministratori dell’Ilva dall’azione dellamagistratura? «Attenzione. Lo scudo vale per il passato ed era stato concesso anche ai commissari. I dirigenti di Arcelordevono seguireunpiano di risanamento concordato col governo e se non lo facessero sono sottoposti all’azione dellamagistratura come tutti. Non per il passatoperòperchéaltrimenti la magistratura fa chiudere tutto in tresecondi». Però il problema salute esiste a Taranto. «A Taranto stanno sigillando i parchiminerari, cioè i depositi di carbone le cui polveri creano problemi quando tira il vento. Si tratta di un investimento gigantesco destinato a coprire i parchi con unacostruzione alta come il grattacielo Unicredit e larga quanto 80 campi di calcio. Alla fine del piano Taranto sarà l’acciaieria piùpulitad’Europa». Sechiude l’Ilva cosasuccede? «Sei cose. Il Pil italiano perde di botto l’1%. Poimettiamo sul lastrico oltre 20.000 famiglie. Il Sud perde un investimento enorme da oltre 4 miliardi di euro proprio mentre torna in recessione come ci ha appena ricordato lo Svimez. Facciamo un enorme favore ai produttori tedeschi o indiani o cinesi di acciaio che tra l’altro lo producono in condizioni ambientalimolto peggiori dellenostra. Inoltre noi che utilizziamo grandi quantità d’acciaio per la produzione di macchinari di cui siamo leader nel mondo ci metteremmo nellamani di fornitori stranieri. Stiamo mettendo a rischio gran parte dell’industria italiana. E’ inconcepibile». Mancauna delle sei conseguenze. «La più importante. L’Italia ci starimettendo la faccia in tutto il mondo perché dimostra che non è capace di mantenere un impegno assunto conuna grande investitore». Edunque? «In Italia 1,5milioni di persone lavorano per multinazionali straniere. Vogliamo che se ne vadano? Guardate che a distruggere la reputazione di un Paese si fa presto, le conseguenze poi durano per decenni. Ma chi verrà più a investire da noi dopo un voltafacciadel genere?». Ma dove sta la razionalità di questescelte? «Non c’è alcuna razionalità. Questa vicenda è figlia dell’irresponsabilità di chi non ha la più pallida idea di cosa sia una fabbrica, dell’importanza dell’industria nellosviluppodei territori edella qualità della vita delle persone. Ma su questo fenomeno poi si tessono giochini politici da quattro soldi che portano a idee assurde come quella della plastic tax che devono subito essere rimodulate tanto sono controproducenti sia fiscalmente quanto politicamente.Lo ripetoquesto governosene vada acasa». C’è modo di recuperare Arcelor? «Non ho contatti diretti. Io spero che intervenga Conte senza perdereunminuto». Altrimenti? «Altrimenti c’è la nazionalizzazione. Che piacerebbe a tanti in Parlamento.Ma per via degli aiuti di Stato non credo che l’Ue la consentirà. Io spero solo che non si ripieghi sulmodello Alitalia dove dopo aver buttato via tanti soldi si sta tornando all’ipotesi di Lufthansa». Certo cheArcelor… «Arcelor aveva annunciato quello che sta facendo. Sono le nostre follie che paradossalmente le tolgono le castagne dal fuoco. QuandoArcelor, leadermondiale, fece l’offerta per Taranto il mercato dell’acciaio andava benissimo e quindi avevamo potuto ottenere buone condizioni come governo. Adesso ilmercato è in crisi. E noi abbiamo trovato il modo per aprirle la porta d’uscita. Non mi capacito di come si possa deindustrializzare con tanta leggerezza».