Domenico Agasso jr

Papa Francesco lo ha invitato personalmente al Sinodo per l’Amazzonia. Tra vescovi e cardinali provenienti da tutto il mondo per riflettere su temi e problemi dell’ambiente, il Pontefice ha voluto che ci fosse anche lui, Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food e dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo. «Carlin» è presente in qualità di uditore, senza diritto di voto ma con la possibilità di intervenire. E lui domani parlerà. Come sta andando il Sinodo? «Intanto, mi lasci dire che mai più avrei pensato nella mia vita di partecipare a un’Assembleadeivescovi.Èun’esperienzaarricchente,conun’organizzazione eccellente. L’impressione è di partecipare a un avvenimentoimportantepertutta l’umanità, non solo per la Chiesa». Che cosa l’ha colpita di più? «Ci sono vescovi di frontiera, che sono “sul pezzo”: nelle loroterre hanno davanti una fetta di mondo problematico, con mille disfunzioni di ogni genere. Amministrano diocesi con migliaia di chilometri quadrati, estensioni incredibili, centinaia di villaggi,migrazioni continue. E poi, con tutte le questionienormideipopoli indigeni». Ce le spiega? «Queste popolazioni da molti anni sono costrette a violenze terribili,formediprevaricazione di un capitalismo estrattivista che pensa solo a prendere, depredare le ricchezze umiliandole persone». Questi fenomeni come vengono affrontati dai prelati? «Oltrechedalpuntodivista religioso, per rafforzare il dialogo pastorale interno alla Chiesa, la discussione si sta sviluppando anche con una prospettivaambientalista,socialeepolitica. La Chiesa di papa Francesco sta dando una forte dimostrazionediaperturaaiproblemireali,concretiequotidianidelmondo». Ma riguarda solo la regione panamazzonica? «No. L’Amazzonia è specchio dell’umanità.Ilcontestodeldibattito e delle riflessioni è sudamericano, ma la portata va al di là della contingenza geografica.Havaloreuniversale». Che cosa l’ha sorpresa di più finora? «Sentire parlare di dialogo interreligioso. Nel nostro immaginario è ecumenico – per esempio tra cattolici e protestanti – oppure con l’islam. Invece in Amazzonia significa che si dà valore alla religione indigena. Questa è una novità assoluta. Prima del Concilio VaticanoIIgliindigeninonerano neanche considerati come portatori di una religiosità. Stiamoassistendo aunamutazione di un’organizzazione millenaria come la Chiesa che si impone delle problematiche estremamente moderne e sensibili. Mi sento testimone ocularediun momento storico». Credenti o no, quale messaggio di Francesco va ascoltato soprattutto? «Quello dell’enciclica Laudato si’,cheluistacercandodiapplicare su scala planetaria. Il portato di questo documento non è ancora stato ben capito e metabolizzato». Ci aiuta a comprenderla? «È un testo rivoluzionario e di grandeattualitàsulqualelavorare e agireinsieme, credenti e non credenti, in favore della salvaguardia della salute dell’uomo, dell’ambiente, del lavoro agricolo, soprattutto quello delle popolazioni dei continenti più poveri, del sostentamento della casa comune a livello globale. È un documento di ecologia integrale che interessa la società e l’uomonellasuatotalità». Che cos’è l’ecologia integrale? «La connessione fondamentaletra l’ambientee lasalute». Quali sono le urgenze ambientali? «Crisi climatica, perdita di biodiversità, biosistemi collassati. Stiamo andando speditamente verso il baratro. Fanno benissimo i movimenti ecologisti dei giovani, come quello di Greta Thunberg, a sollecitare con forza politici e istituzioni di ogni paese: non si può più farfinta di nulla». C’è anche una questione femminile? «Sì, e grande. È un limite non ancora risolto, anche e soprattutto nella Chiesa. Alle donne non è stato ancora dato definitivamente il ruolo sociale e pubblicochemeritano». La Chiesa è sulla strada giusta? «Incoraggia perlomeno sentirechenel dibattitodeipadri sinodali – tutti rigorosamente maschi – queste mancanze vengonoriconosciute». Che cosa dirà nel suo intervento al Sinodo? «Parleròdelcibocomeelemento potente di relazione, mettendo in evidenza il concetto dellasovranitàalimentare,decisiva per il nostro futuro e oggi garantita in massima parte dalle persone più umili: donneeindigeni». Una domanda sull’Italia: che cosa pensa del decreto Clima? «Ogniiniziativasuquestofronteèpositiva,mahol’impressioneche bisogna e si può fare ancora molto di più».