Emilio Pucci
«Più di 140 parlamentari gettati al macero per salvaguardare solo una ventina di fedelissimi di Berlusconi». E’ una protesta silenziosa quella che continua a montare dentro FI dopo il patto Berlusconi-Salvini che ha portato l’ex presidente del Consiglio sul palco di piazza San Giovanni a Roma sabato scorso. I due si erano sentiti al telefono due giorni prima, trovando l’accordo sulle modalità della partecipazione del Cavaliere alla kermesse. E ora l’ex premier e il leader del partito di via Bellerio cammineranno insieme verso l’obiettivo della «coalizione degli italiani», come intende chiamare l’alleanza Salvini. IL MALESSERE Ma dietro le quinte il malessere nel partito azzurro cresce. Calcoli alla mano, soprattutto se non dovessero esserci intoppi sul taglio dei parlamentari, in FI più di cento tra deputati e senatori sarebbero in overbooking. E la stessa Lega non avrebbe certo tanti posti disponibili nelle liste, pur viaggiando al di sopra del 30% nei sondaggi. «Al massimo può concederci posti di ultima fila», si lamenta un big azzurro. Il mal di pancia riguarda già la partita futura delle candidature. Anche perché l’intenzione dell’ex responsabile del Viminale è quella di aprire alla società civile e di far emergere figure nuove. Ma chiaramente il nodo è legato anche alla leadership ormai indiscussa di Salvini. «Se ci consegniamo a lui svenderà la nostra storia. Non rappresenta i moderati», il refrain tra diversi dirigenti del partito. L’alternativa al segretario della Lega si chiama Renzi. E c’è chi è già stato attratto dalle sirene del leader di Italia viva. Alla Leopolda, riferiscono fonti parlamentari azzurre, c’erano anche amministratori e parlamentari di FI. In incognito. Tra questi è stato notato il coordinatore del Veneto Bendinelli. Nominato direttamente da Berlusconi proprio un anno fa. E da sempre critico riguardo all’operato dei leghisti. E’ uno dei deputati che – dicono i renziani – potrebbe passare nelle file di Iv nelle prossime settimane. Al momento, invece, porta chiusa per la Polverini che dopo essersi autosospesa è rientrata nei ranghi. E pure Brunetta, che aveva criticato la presenza degli azzurri alla manifestazione di sabato, ha fatto marcia indietro: «Salvini dice di volere una coalizione ampia, inclusiva, con le componenti liberale, laica, socialista. E questo significa che è definitivamente tramontata la Lega sovranista e estremista». Una tesi che però dai malpancisti viene confutata, visto che – osserva un altro senatore – sul palco della manifestazione c’erano i vessilli solo del partito di via Bellerio ed esponenti critici sull’Euro come Bagnai erano ben presenti. «Chi non chiude la porta a Renzi – ammette un big – lo fa per un motivo ben preciso. Se raggiunge il 10% avrà perlomeno 15 posti liberi». I vertici azzurri – tra cui le due capogruppo al Senato e alla Camera Bernini e Gelmini – hanno sottolineato che l’Opa renziana è destinata a fallire. «Possiamo anche non tornare in Parlamento, ma la storia la svendiamo andando con Renzi», il ragionamento tra chi magari è rassegnato ad abbandonare il seggio. Tuttavia alla kermesse di sabato erano presenti solo 20 senatori. Contati, certificati. Il resto ha disertato la piazza. E a palazzo Madama tra i possibili “responsabili” si parla, tra gli altri, di Causin e Dal Mas (Berardi e Fantetti hanno smentito eventuali approcci con Iv) ma – viene riferito – si starebbero muovendo anche alcune senatrici (si fanno i nomi di Stabile, Tiraboschi, Lonardo – moglie di Mastella –, Papatheu), anche se – aggiungono le stesse fonti – non è detto che escano dal gruppo. «Situazione confusa, è chiaro però che il malessere c’è. E ci sarà soprattutto se si aprirà la partita sulla legge elettorale», osserva chi si è messo ormai sull’uscio della porta.