Enrico Marro

Pier Paolo Baretta (Pd) è alla quinta manovra da sottosegretario all’Economia e altrettante ne ha seguite da membro della commissione Bilancio. «Ce ne sono state di più complicate, penso solo a quella del governo Monti», assicura. Sarà, qui però la manovra non è ancora arrivata in Parlamento e i 5 Stelle chiedono già un vertice di maggioranza, minacciando di non votarla se non ci saranno cambiamenti. «Ogni partito della maggioranza è indispensabile. Se è per questo, il Pd, alla luce dei risultati delle elezioni europee e dei sondaggi, è il primo partito della coalizione. Quindi, anziché fare questi discorsi che non portano da nessuna parte, valorizziamo i contenuti della manovra». Quali? «Qualcuno sembra già aver dimenticato che l’Iva non aumenterà; che quota 100 e il reddito di cittadinanza non vengono toccati; che per le partite Iva si mantiene l’aliquota al 15% e si introducono solo dei correttivi per evitare abusi; che ci sono tre miliardi per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro dipendente e che altri 3 miliardi verranno redistribuiti nel 2021 a chi avrà utilizzato la moneta elettronica, mentre partirà il fondo per l’assegno unico sui figli. Tutto ciò è il risultato di lunghe riunioni al ministero cui hanno partecipato tutti i partiti della maggioranza, trovando un punto di equilibrio». Che però adesso viene rimesso in discussione, non solo dai 5 Stelle, ma anche da Italia viva. «C’è una distanza tra le polemiche e il merito di cui si discute. Adesso lasciamo smaltire le tensioni e le fibrillazioni, che fanno parte di un assestamento progressivo di una maggioranza che nessuno avrebbe immaginato solo qualche mese fa». Non è che come Pd vi siete già pentiti? «Assolutamente no. Abbiamo messo in moto un percorso di ripresa economica, rispettando gli equilibri finanziari. È questo l’asse strategico di questo governo, quello che tra l’altro ci ha consentito di ottenere la flessibilità di bilancio dall’Unione Europea. Quindi nessun pentimento, e comunque non c’erano alternative. E non ci sono alternative neppure oggi, perché non esistono altre maggioranze». C’è sempre la possibilità delle elezioni anticipate. «Sì, ma interromperebbe il percorso faticoso di ripresa economica che abbiamo intrapreso». Se ci saranno modifiche importanti, sul tetto al contante come sulle partite Iva, la manovra dovrà tornare in consiglio dei ministri? «Non spetta a me deciderlo. Ma osservo che se ci sediamo intorno al tavolo possiamo concordare modifiche che possono essere fatte in Parlamento. Anzi, prima portiamo la manovra alle Camere e meglio è». Fino a che punto si possono modificare le misure? «Chi vuole farlo deve presentare proposte alternative con le relative coperture. Rispettando questo schema, aggiustamenti sono sempre possibili». ©