Fabio Martini

D avanti al Forno Serenelli si è radunata una folla in attesa dell’epifania: «Eccolo, eccolo!». Matteo Salvini scende dall’auto blu in camicia bianca, jeans e occhiali scuri ed è un tripudio di applausi e dichiarazioni d’amore: «Ti voglio bene!», «Sei bello!». Proprio come ai bei tempi. Siamo alla periferia di Spello e in 600 lo attendono dentro un giardinetto e lui distribuisce gli slogan: «Qui ci sono amministratori che sono stati arrestati perché truffavano il prossimo», «il 27 ottobre la sinistra va a casa», «in Regione non devono lavorare gli amici degli amici, ma chi merita». Salvini parla un quarto d’ora, il suo è un discorsetto, ma tanti altri ne farà nei prossimi 45 giorni in tutta l’Umbria, in vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, sciolto per le dimissioni della presidente Catiuscia Marini, Pd, dopo lo scandalo delle assunzioni clientelari nella sanità. Il partitone Certo, Salvini si gioca un “partitone”: se riesce a strappare la roccaforte rossa al Pd, mentre a Roma governano i giallo-rossi, ha un argomento in più per sostenere che il governo è in mano ad una minoranza. Ma per un capriccio della storia non è solo Salvini a giocarsi una partita strategica nella piccola Umbria. Con i suoi 882 mila abitanti, un’estensione che è un terzo della Sicilia, la Regione diventa l’ombelico del mondo politico anche per i Cinque stelle, che proprio in queste ore devono prendere una decisione che potrebbe cambiargli la ragione sociale, traghettandoli da partito anti-sistema a partito dentro il sistema: allearsi o meno con il Pd? In pista, per ora, ci sono due soli candidati: il centrodestra ha schierato Donatella Tesei, energica avvocatessa di 61 anni, presidente della Commissione Difesa al Senato. Il Pd ha invece messo in campo il cattolico Andrea Fora, un «senza tessera» che serve a fugare i fantasmi dello scandalo delle assunzioni ed è sostenuto dal cardinale Bassetti, presidente della Cei. Scandalo che ha colpito al cuore il Pd ma anche una parte del suo elettorato. Spiega il professor e politologo Alessandro Campi dell’Università di Perugia: «Quello che è stato svelato dall’inchiesta giudiziaria è clientelismo puro, cioè senza dazione di denaro: per poter lavorare in ospedale dovevi essere legato al partito. Una vicenda che rientra in una crisi della cosiddetta “Italia di mezzo”. Un modello politico che è stato anche un modello sociale: comunitario, aperto al cambiamento ma sostanzialmente conservatore, basato sulla mediazione-contrattazione degli interessi e sullo scambio tra consenso e un alto livello di servizi sociali. A tessere la tela era il partito». I dubbi dei grillini Oggi il partito è commissariato e da Roma hanno mandato Walter Verini, già braccio destro di Veltroni, seduto nel suo ufficio di Perugia: «Se Salvini dice l’Umbria è un test per il governo, non possiamo restare indifferenti a questa sfida. Noi abbiamo messo in campo un profilo civico, un esponente del cattolicesimo, una figura competitiva di per sé, ma che evidentemente ha tutte le caratteristiche per poter dialogare lui con il Movimento ». E i grillini che dicono? Manlio Di Stefano è categorico: «Non si può fare, al cento per cento!». Filippo Gallinella, parlamentare umbro va oltre: «Se dipendesse da me mi candiderei alla presidenza della Regione, ma non decido io: l’ultima parola spetta a Di Maio». E Di Maio proprio ieri sera aveva in programma una riunione per avvicinarsi ad una decisione, che si profila strategica. Ben conoscendo i numeri: alle ultime Europee i Cinque stelle si sono fermati al 14,6%, mentre i possibili alleati del Pd hanno ottenuto il 24%. Assieme le due liste hanno semplicemente pareggiato la percentuale della Lega (38%), alla quale però vanno aggiunti gli alleati di Fratelli d’Italia e di Forza Italia. Morale della storia: o il Pd si allea con i Cinque stelle, o la storica sconfitta si profila ineluttabile. Matteo Salvini ieri sera lasciando Spello confidava: «Vogliono fare l’ammucchiata? Ma la facciano, la facciano…». E allora ecco la novità che Salvini sperimenterà nella campagna elettorale umbra: sfilare ai Cinque stelle un elettorato che fino ad un mese fa era in condominio, quello squisitamente anti-casta.