Fabio Martini
Si è fatta notte, la giornata più lunga è finita, i riflettori di “Porta a Porta” si sono spenti e Matteo Renzi la può dire tutta: «Finalmente mi sono ripreso la mia libertà…». E quanto alla sua nuova Cosa, della quale tutti gli chiedono, il suo progetto è un po’ diverso da quel che lui stesso racconta pubblicamente. E infatti nei suoi pourparler spiega: «Non sarà di destra o di sinistra…». Sembra una cosa già sentita ma per Renzi è il preannuncio di una novità autentica: Italia viva (questo il nome prescelto) sarà una formazione corsara, che in Parlamento e nei talk show alzerà continuamente il prezzo, contratterà ogni provvedimento, incasserà tutto quello che riuscirà a portare a casa. Spiazzando il Pd – ecco il punto – una volta a destra e una volta a sinistra. Appoggiandosi su una leva potentissima: a “Porta a Porta” Renzi ha annunciato che sono con lui 25 deputati e 15 senatori. Ed è proprio questo il numero-chiave: con i 15 senatori “italianivivi” (dei quali 13 di area Pd) Renzi diventa decisivo e su questo costruirà una rendita di posizione, con la quale plasmerà ogni provvedimento e ogni discussione pubblica. Lo spiegano i numeri parlamentari: il governo Conte-2 ha ottenuto la fiducia con 169 sì, dai quali occorre sottrarre tre senatori a vita, spesso assenti e poiché la maggioranza a palazzo Madama è convenzionalmente posta a quota 161, questo significa che senza i 13 ex-Pd la maggioranza scende a 153, ben otto voti sotto il quorum. Ecco perché Renzi ha la “golden share” del governo, ecco perché la vera notizia che sta dietro alla scissione del Pd è proprio questa: l’ex presidente del Consiglio sarà uno dei “padroni” della nuova maggioranza. Ecco perché, al termine di una giornata nella quale il quartier generale del Pd ha provato a smontare l’operazione-scissione, sottolineando il flop in periferia, il commento più significativo è stato quello di Giorgio Gori, il sindaco di Bergamo che è amico di Renzi: «Il destino del suo progetto? Dipende da noi. La sfida è sull’agenda riformista: innovazione, competitività, semplificazione, sostenibilità, inclusione sociale. Ogni passo indietro del Pd, gli regalerà spazio. Io voglio bene a Renzi, ma vorrei proprio evitare di spianargli la via». Visto da casa Pd il rischio è proprio questo: un’operazione nata nel Palazzo, che potrebbe via via allargarsi. Per Renzi è stata la giornata dedicata al pubblico televisivo di “Porta a Porta”, a spiegare una scissione che continua a presentarsi carente di motivazioni politiche. Renzi ha provato a spiegare quella che a prima vista appare una piroetta, sua e del Pd: «Io rivendico quello che ho fatto. Se nel marzo 2018 avessimo fatto l’accordo con i no Vax, no Tap, no Ilva saremmo stati spazzati via. Io rivendico quel no. Adesso è diversa la situazione. In primis perché su alcune questioni sono cambiati loro. Adesso la Tav c’è, l’Ilva c’è. Di No Vax non parla più nemmeno la Taverna. Noi abbiamo fatto un accordo sul No Tax, non sul No Tav». Renzi ha dato anche una notizia, quando ha scandito i suoi numeri: i senatori in procinto di aderire al suo gruppo dovrebbero essere 15. Di questi 12 ex Pd, uno dovrebbe essere Riccardo Nencini, già segretario del Psi, mentre due dovrebbero provenire da Forza Italia, ma non dall’area Carfagna. I nomi dei senatori sono quelli noti da giorni e tra questi non c’è il presidente del gruppo Pd Andrea Marcucci, amico da sempre di Renzi e renziano doc. In questi giorni Marcucci non si era espresso in nessun modo rispetto alla scissione e ieri ha diffuso una post via Facebook. Diviso in due parti: «Resto a fare il mio lavoro nel Pd, non condivido la scelta di Matteo». Ma poi nella seconda parte del post, Marcucci cambia tono: «Non sarò mai un nemico di Matteo. Nel Pd mi sento ancora a casa mia, se si dovesse trasformare in un soggetto sempre più simile al Pds, mi sentirei un estraneo». Aver rispolverato la sigla Pds, prima denominazione del Pci dopo il cambio del nome nel lontano 1991, significa che Marcucci si lascia un porta aperta. Se, dopo la scissione fredda di queste ore, “Italia viva” dovesse mostrarsi più viva delle origini, non sarà soltanto Marcucci a pensare di ricongiungersi con Matteo Renzi.