Fabio Martini

Al Pd hanno aspettato che il risultato delle elezioni in Umbria si depositasse nell’immaginario degli elettori emiliani e dopo sei giorni sono andati a “vedere” che umore circolasse da quelle parti con uno di quei sondaggi che restano in casa, dei quali non è necessario informare l’apposito sito della presidenza del Consiglio. Il risultato è top-secret, ma da quel che trapela i dati sarebbero allarmanti: alla precisa domanda «oggi per quale coalizione votereste alle elezioni regionali del 26 gennaio?», la risposta ha assegnato al centrodestra un vantaggio che oscilla in una forbice tra i 5 e i 7 punti. Più equilibrato sarebbe il rapporto tra i due candidati-presidente, l’uscente Stefano Bonaccini e la sfidante, la leghista Lucia Borgonzoni. Certo, la partita in gioco è grossa. Tutti sanno che il governo Conte non reggerebbe ad una sconfitta del Pd nella “sua” Emilia. E d’altra parte Nicola Zingaretti sa bene che una sua leadership uscirebbe lesionata dalla sesta sconfitta consecutiva in una Regione sotto la sua gestione. E’ vero che da qui al 26 gennaio mancano quasi tre mesi e la sfida è tutta da giocare, ma il dato dal quale si parte è spiazzante: per la prima volta in oltre un secolo di elezioni, la sinistra emiliana deve rimontare. In 82 giorni può accadere di tutto: gli effetti di un sondaggio si possono dilatare, ma anche capovolgere. Sono tante le incognite in campo. Due più di altre. La prima riguarda l’atteggiamento dei 5 Stelle: correranno da soli, faranno una coalizione a sostegno di Bonaccini, ovvero opteranno per una desistenza? La seconda incognita: alla fine peserà di più l’effetto-Bonaccini o l’effetto-Borgonzoni? Interessante quel che dice Alessandra Ghisleri di Euromedia Research: «Salvini avoca tutto a sé perché sa di rappresentare un traino. Ma in questo caso c’è una differenza: in tutte le regioni nelle quali il centrodestra sinora ha vinto, i candidati erano meno conosciuti di quanto non lo sia Borgonzoni in Emilia e questa può diventare una difficoltà». Ghisleri lo dice con eleganza, ma la riconoscibilità della leghista – che ha perso nella sfida per il Comune di Bologna – potrebbe non aiutarla. E invece il Governatore uscente scommette su un effetto-Bonaccini. Dice della sua amministrazione: «In 5 anni abbiamo fatto tanto, siamo la Regione prima per crescita e la disoccupazione è scesa sotto il 5 per cento» e proprio il buon governo gli garantisce l’appoggio di una “Lista civica” che si preannuncia più incisiva di tante formazioni analoghe: la appoggiano 200 sindaci, alcuni dei quali di centrodestra. Bonaccini scommette sul sostegno di Confindustria e della Fiom, ma soprattutto sa che potrà contare, al momento giusto, su personalità “pesanti”: Romano Prodi, Pierluigi Bersani, Vasco Errani, il sindaco di Bologna Virginio Merola. E infatti Alessandra Ghisleri sottolinea un fattore immateriale destinato a pesare: «Il 26 gennaio nell’Emilia rossa si giocherà una partita per la storia e per la tradizione». Come dire: al momento opportuno la sinistra farà appello al “sentimento”, trasformerà l’Emilia-Romagna in una sorta di diga, nel baluardo nazionale contro l’avanzata di Salvini. Romano Prodi queste cose le sa, ma confida: «Il centrosinistra ha amministrato bene e questo in tempi ordinari di solito basta. In tempi ordinari».