Fabio Savelli

Il governo di Singapore ha appena messo le mani sul porto di Genova senza che nessuno, a Palazzo Chigi, abbia pensato di ricorrere alla norma sul golden power. L’operazione, in ogni caso, testimonia un consolidamento di mercato ormai in atto. Stavolta prevalgono le economie di scala di Psa, uno dei maggiori operatori del mondo, che ha acquisito il controllo di due terminal container a Genova, il Vte e il Sech, creando una nuova società che dovrà gestire le banchine di Pra’ e di Sampierdarena, nel ponente del capoluogo ligure. L’operazione va approvata dall’authority portuale ligure guidata da Paolo Emilio Signorini che si esprimerà nel giro di qualche settimana dopo un consulto con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nel risiko dei porti italiani Singapore contende il mercato al gruppo armatoriale Msc e ai cinesi di Cosco che tramite i turchi di Yilport hanno appena messo le mani su quello di Taranto da cui erano fuggiti i taiwanesi di Evergreen. Gianluigi Aponte, che guida Msc, ha piantato le sue bandierine a Sampierdarena (Bettolo e Messina nei container, Rinfuse con Spinelli), mentre a Savona Coscoèalleata di Maersk, il primo gruppo armatoriale al mondo. I singaporiani del gruppo Psa sono un bel punto di osservazione. Hanno portato una parte del porto della città di Genova nel futuro, con l’installazione di maxi-gru adibite allo scarico dei mega-container. Ora promettono di allungare la filiera della logistica italiana. Nella città-Stato asiatica hanno costruito in tre anni un porto automatizzato connettendolo, a tendere, con le autostrade a guida autonoma. Colpiscono gli investimenti esteri del gruppo Psa in un’Italia alle prese con grandi problemi infrastrutturali di cui sta scontando gli effetti Venezia per i suoi fondali troppo bassi incapaci di accogliere le navi-container di una certa stazza.