Federico Rampini sulla spia
Ora sappiamo anche il nome della “spia estratta dal freddo”. Si chiama Oleg Smolenkov l’agente segreto reclutato dall’intelligence Usa ai vertici del Cremlino. Sposato con figli. E la sua fuga dalla Russia è degna dei migliori spy-thriller. Si trovava in vacanza con la famiglia in Montenegro il 14 giugno 2017 quando scomparve all’improvviso. A riprova che i suoi capi russi non sospettavano la sua seconda identità come 007 al servizio di Washington, fecero denuncia alla polizia locale temendo un incidente. Molti mesi dopo, Smolenkov è riapparso in un sobborgo residenziale, villetta con giardino, nello Stato Usa della Virginia. Può darsi che perfino i suoi familiari fossero all’oscuro del suo mestiere segreto. Questo spiegherebbe perché rifiutò la prima offerta della Cia di “estrarlo”, il termine che indica l’operazione top secret per mettere in salvo un agente in pericolo.
A fare il nome di Smolenkov è stato un giornale russo, Kommersant, vicino al governo. Ha “bruciato” l’ex-spia per ridimensionarne l’importanza: “funzionario di medio livello, non aveva accesso diretto a Putin”. I media Usa avevano evitato di svelarne l’identità, per non aggiungere pericoli. Lo scoop originario è della Cnn, lunedì. Altri media mettono in dubbio il nesso stabilito dalla Cnn fra le imprudenze di Trump e la necessità di organizzare un salvataggio. È certo che Smolenkov era una delle talpe più importanti per la Cia, fu cruciale per conoscere il coinvolgimento di Putin nell’interferenza contro Hillary Clinton. La tesi della Cnn è che Trump in vari incontri coi russi, Putin incluso, abbia rivelato informazioni top secret che hanno messo a repentaglio la spia di Mosca.