Fiorenza Sarzanini

La linea è decisa, almeno per ora. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non cederà la delega sui servizi segreti, ma anzi «dopo l’audizione di fronte al Copasir si occuperà personalmente di un chiarimento interno all’intelligence». La posizione che filtra da Palazzo Chigi al termine dell’ennesima giornata di tensione sul Russiagateegli F-35, fa ben comprendere la fibrillazione all’interno della maggioranza per la scelta di far incontrare il ministro della Giustizia William Barr con i capi degli 007. Ma anche per le rassicurazioni fornite una settimana fa dallo stesso Conte al segretario di Stato Mike Pompeo sul mantenimento degli impegni all’acquisto dei 90 velivoli da guerra. Argomenti che Conte dovrà chiarire di fronte al Comitato di controllo, per fugare il sospetto di aver aperto un canale privilegiato con gli Stati Uniti anche grazie alla condivisione di informazioni riservate. La convocazione Si torna dunque a Ferragosto quando il direttore del Dis Gennaro Vecchione — legato da antica amicizia con Conte — incontra Barr. Il ministro americano ha avviato una «controinchiesta» sulrapporto Mueller convinto che siano stati proprio alcuni servizi segreti europei a fornire elementi sui rapporti tra Donald Trump e la Russia per danneggiare la candidata democratica alle presidenziali del 2016 Hillary Clinton. È Conte ad autorizzare il colloquio. Quando e da chi è stato chiesto? E perché si è deciso di consentireaun esponente politico dell’amministrazione americana di avere contatti diretti con l’intelligence? Il contenuto del faccia a faccia rimane segreto, ma è presumibile che in quella sede Vecchione si sia impegnato a fornire le informazioni richieste visto che appena un mese e mezzo dopo parte una lettera di convocazione per il direttore dell’Aise Luciano Carta e per quello dell’Aisi Mario Parente. Poche righe per fissare ora e luogo della riunione — la sede del Dis in piazza Dante — specificando che «è gradita la presenza» di tutti. Link Campus Venerdì scorso, il 27 settembre, Barr torna a Roma accompagnato dal procuratore John Durham. Quando si presenta all’appuntamento quasi tutte le domande vertono sul ruolo dell’Università Link Campus nel Russiagate. Proprio lì lavorava infatti Joseph Mifsud, il professore maltese che nell’aprile 2016 aveva rivelato al collaboratore di Trump George Papadopoulos l’esistenza di migliaia di mail «compromettenti» per la Clinton acquisite dai russi ma poi ritenuto dallo stesso presidente americano e dal suo staff un «agente provocatore» dei servizi britannici e italiani per incastrarlo. Al Copasir Conte dovrà chiarire se i servizi segreti italiani abbiano fornito a Barr documenti o notizie riservate. Ma anche spiegare come mai, appena qualche giorno dopo abbia fornito assicurazioni sugli F-35 senza consultareiministri competenti. Il dossier sui contratti per l’acquisto dei velivoli era stato infatti trasmesso a palazzo Chigi dall’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta ma Conte aveva l’impegno di rivalutare l’entità della spesa e il rispetto delle scadenze. «Tutto regolare» A chi lo incontrato in queste ore Conte ha ribadito che «tuttoèstato regolare, ma ci sono fonti che evidentemente vogliono screditare l’operato dei nostri servizi e alterare la realtà. È chiaro che si sta approfittando dell’occasione per ricamarci su, ipotecare e ostacolare future riorganizzazioni dei servizi». A Palazzo Chigi viene ribadito che «il presidente è determinato ad evitare che questo screditamento avvenga, sono giochi interni che ci sono sempre stati in passato ma che ora Conte non accetta più». E dunque la linea è tracciata: «Lavorare con il massimo riserbo e nel rispetto dei vincoli di legge alla sicurezza nazionale. Solo in questo modo si dimostra lo spirito di servizio». Alla fine non è escluso che qualche testa possa cadere, anche se al momento Palazzo Chigi sembra escludere che sia quella di Vecchione.