Flavia Amabile

C’è un dato che dovrebbe essere in cima alle politiche dei tanti governi che si susseguono e che invece resta chiuso nei rapporti e delle tavole rotonde: nei prossimi cinque anni in Italia mancheranno all’appello almeno 160mila laureati. È una cifra citata questa settimana da Mariano Berriola, presidente della fondazione Italia Education durante l’undicesima edizione dello Young International Forum, dedicato all’orientamento all’università e al lavoro. Ed è uno dei numerosi dati contenuti nell’ultimo rapporto Unioncamere Anpal sulle previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine, dal 2019 al 2023. Le previsioni non sono incoraggianti. Mancano laureati e «in alcune materie il tasso di difficoltà di acquisizione è del 30-40% rispetto il fabbisogno. Ciò significa che le aziende italiane nei prossimi anni faranno fatica a trovare le risorse professionali di cui hanno bisogno», avverte Mariano Berriola. Dal rapporto emerge che nei prossimi cinque anni oltre i quattro quinti del fabbisogno occupazionale in Italia sarà collegato al naturale turnover non alla creazione di nuovi posti di lavoro mentre la crescita economica potrà determinare una quota di posti di lavoro molto più contenuta, a seconda della sua intensità e in maniera molto differenziata. La somma del turnover e dei nuovi posti di lavoro creati dalla crescita economica porta a un fabbisogno totale di occupati di 2.725.500 persone in uno scenario più pessimistico, basato sulle previsioni formulate a gennaio 2019 dal Fondo Monetario di una crescita dello 0,6%. E sono 3.029.800 nel secondo scenario, basato sulle previsioni più ottimistiche formulate a dicembre 2018 dalla legge di Bilancio. Ad avere un ruolo determinante nelle richieste di lavoro dei prossimi cinque anni saranno la «Digital Trasformation» e l’Ecosostenibilità: coinvolgeranno circa il 30% dei lavoratori di cui imprese e pubblica amministrazione avranno bisogno. Oltre un quarto arriverà da di cinque filiere: oltre all’ecosostenibilità anche salute e benessere, education e cultura, meccatronica e robotica, mobilità e logistica, energia. Saranno oltre mezzo milione i lavoratori che arriveranno dall’ecosostenibilità. La domanda «riguarderà, in maniera trasversale, tanto le professioni ad elevata specializzazione che le professioni tecniche, gli impiegati come gli addetti ai servizi commerciali e turistici, addetti ai servizi alle persone come gli operai e gli artigiani», avverte il rapporto. Nel settore «salute e benessere» nella creazione di posti di lavoro agisce l’invecchiamento della popolazione che crea una domanda di servizi sia di carattere sanitario che di carattere assistenziale e quindi la necessità di professionisti con competenze legate alla cura delle persone. Nella filiera «education e cultura» la richiesta è soprattutto di docenti, progettisti di corsi di formazione, traduttori, progettisti e organizzatori di eventi culturali, esperti in comunicazione e marketing dei beni culturali. Sono figure necessarie per rispondere ai cambiamenti nel mercato del lavoro «che richiedono sistemi di apprendimento lungo tutto il percorso professionale». Di fronte a questa domanda sul mercato del lavoro potrebbero arrivare pochi laureati, molti meno di quelli necessari. Si prevede che saranno 133.000 laureati l’anno sul mercato del lavoro tra il 2019 e il 2023. Le previsioni però indicano un fabbisogno medio compreso tra 164.700 e circa 181.600 laureati all’anno. «Si prospetta quindi mediamente una carenza» tra un minimo di 32.000 e un massimo di circa 50.000 laureati ogni anno. «Ciò significa, nell’arco dei cinque anni della previsione, una carenza compresa fra le 160.000 e le 250.000 unità», conclude il rapporto. I laureati maggiormente richiesti saranno quelli dell’indirizzo economico-statistico (159.300- 174.600 unità), seguiti dai laureati dell’indirizzo medico-sanitario (141.500-151.600 unità) e da quelli dell’indirizzo ingegneria (115.200-127.100 unità). Per i diplomati si dovrebbe invece mantenere anche nei prossimi anni uno scenario di eccesso di offerta, pure in questo caso con situazioni molto differenziate per indirizzi. Per quanto riguarda gli indirizzo di studio, determineranno le maggiori richieste di diplomati l’indirizzo amministrazione-finanza (284.900-315.400 unità), industria e artigianato (184.400-212.600 unità) e turismo (78.100-83.100 unità).