Francesca Caferri

Uno dei più importanti attivisti egiziani, Alaa Abdel Fatah, è stato arrestato sabato nell’ambito dell’ondata di fermi che le autorità egiziane hanno lanciato dopo le proteste scoppiate contro il regime del presidente Abdel Fatah al Sisi nell’ultima settimana. Abdel Fatah è uno dei volti principali della rivolta di piazza Tahrir, che nel 2011 con 18 giorni di manifestazioni pacifiche destituì il presidente Hosni Mubarak dopo 30 anni di potere. Ingegnere, informatico e blogger, 37 anni, è stato, come molti volti della società civile del 2011, travolto dalla spirale di repressione seguita a quei giorni di speranza. Nel 2014, sotto Al Sisi, fu arrestato con l’accusa di aver promosso una protesta: nel 2015 condannato a cinque anni di carcere, nonostante le campagne internazionali per la sua liberazione. Scarcerato a marzo 2019, Abdel Fatah era ancora costretto a passare in prigione tutte le notti e non aveva avuto il permesso di lasciare l’Egitto. Proprio nel carcere in cui si trovava è stato arrestato nella notte fra venerdì e sabato: «Hanno tentato di fingere di averlo rilasciato sabato mattina alle 6, ma nostra madre era fuori ad aspettarlo e così sono stati costretti ad ammettere di averlo fermato di nuovo» , ha scritto su Twitter sua sorella Mona Seif. Poche ore dopo, uno dei legali dell’uomo, Mohamed el Baker, che si era recato alla prigione per seguire il caso, è stato anche lui arrestato. Secondo quanto riferito all’agenzia Reuters da fonti della procura del Cairo, entrambi sono accusati di aver diffuso false notizie e incitato alla rivolta. Abdel Fatah è uno dei 1900 egiziani arrestati nell’ultima settimana: si tratta della più dura repressione di massa messa in atto dal regime di Al Sisi negli ultimi anni. In manette sono finiti scrittori, attivisti, giornalisti, legali e semplici familiari di persone che, dall’estero e via social network, avevano espresso critiche al governo. Gli arresti seguono un’ondata di proteste scatenata in tutto l’Egitto dai video in cui l’imprenditore in esilio Mohamed Ali accusa il governo di corruzione: migliaia di persone sono scese in piazza nelle maggiori città del Paese, nonostante la sistematica repressione del dissenso portata avanti da Al Sisi negli ultimi anni, con omicidi di Stato, sparizioni forzate e torture nelle carceri. Preoccupata per gli arresti, la commissaria Onu per i Diritti umani Michelle Bachelet ha inviato nei giorni scorsi un monito all’Egitto, affinché le proteste pacifiche siano tollerate e non represse.