Francesco De Palo

È ormai al limite la situazione nel Mediterraneo orientale, dove per il controllo del gas a Cipro Turchia, Grecia, Francia e Italia stanno schierando (chi più, chi meno) fregate e mezzi militari. Secondo il ministro della Difesa ellenico, Nikos Panagiotopulos, Italia e Francia mandano le proprie fregate da guerra all’interno della trama numero 7 della Zona economica esclusiva cipriota per difendere i propri player Eni e Total dalle pretese turche. Il governo di Cipro ha annunciato ufficialmente che vi sono azioni di comunicazioni e coordinamento tra Nicosia, Roma e Parigi che includono misure politiche, diplomatiche e legali per affrontare le azioni illegali della Turchia. Si tratta di un fazzoletto di acque il cui sfruttamento del gas è stato concesso da Nicosia ai due colossi (oltre che all’americana Exxon), ma sul punto la Turchia contravvenendo a leggi e trattati sta facendo in queste settimane ostruzionismo con la propria nave Yavuz, che sta perforando illegalmente. Il battello turco è scortato da due incrociatori e un sottomarino, a dimostrazione della delicatezza del momento. Il tutto rientra nella non più opaca strategia del presidente turco Erdogan che, dopo il ricatto sui migranti (ne manderà di curdi e siriani in Europa, via Grecia, tramite la frontiera di burro a Evros) ora punta forte sul gas presente a Cipro dove non ha però appigli legali per le rivendicazioni. E così si procede per strappi e minacce, con la conseguenza di avere uno scacchiere altamente a rischio. Il numero uno di Eni, Claudio Descalzi, ha detto chiaramente di non essere interessato a perforare in caso di presenza di navi militari. No a «una guerra per perforazione», le sue parole, aggiungendo di non essere preoccupato per il dossier energetico a Cipro, ma «certamente non voglio far scoppiare le guerre». La Francia ha stigmatizzato l’invio della Yavuz, definendolo un «gesto ostile» che potrebbe portare a «crescenti tensioni» nella regione. Ma proprio per queste ragioni è in corso un’esercitazione navale franco-cipriota all’interno della Zee come twittato ieri pomerigigo dallo speaker del governo di Nicosia, Prodromos Prodromou, secondo cui l’azione rientra «nel contesto di una stretta cooperazione tra i due Paesi». Di fatto è la prima risposta pratica di uno Stato Ue alla prepotenza di Ankara. La Francia, continua il portavoce del governo, sostiene la Repubblica di Cipro nell’esercizio dei suoi diritti sovrani, in linea con la posizione unanime dell’Ue, che già nella scorsa primavera aveva condannato le azioni turche annunciando una serie di sanzioni: mosse che però non hanno fermato i desiderata di Erdogan. Anche da Parigi è giunta una voce formale, quella del ministro della Difesa Florence Parley, che ha cinguettato: «Le esercitazioni navali franco-cipriote sono condotte nelle acque territoriali cipriote per consentire a Cipro, Stato membro dell’Ue, di essere in grado di salvaguardare le sue responsabilità nelle acque che rientrano nella sua sovranità». È evidente come la presenza della fregata francese Provence della classe Fremm, nella Zee, è un messaggio non solo alla Repubblica di Cipro ma anche alla Turchia, anche se tutti sono ligi nello spiegare che nessuno vuole militarizzare la zona. Fatto che però già si è verificato, visto che nei mesi scorsi da qui è transitata anche la Sesta Flotta americana per scortare le operazioni della ExxonMobile e che il Dipartimento di Stato Usa ha appena raggiunto un accordo con Atene per l’utilizzo di quattro nuove basi, tra cui quella som di Souda Bay a Creta. Fino a oggi nulla ha impedito ad Ankara di proseguire nella sua condotta che, anzi, sta registrando un pericoloso innalzamento che sfiora l’escalation. Come le 40 violazioni al giorno dello spazio aereo greco da parte degli F16 e dei droni turchi, soprattutto al largo dell’isola di Kastellorizo che Erdogan rivendica proprio per il gas, lì dove Gabriele Salvatorese girò il suo Mediterraneo.