Francesco Grignetti
I l nuovo partito «Cambiamo!» ora c’è. Giovanni Toti, governatore della Liguria, dopo la scissione da Forza Italia, ieri ha presentato la sua creatura alla Camera. «Stiamo facendo tutto in fretta, non avevamo ancora nemmeno registrato il simbolo». Con lui ci sono per ora cinque giovani deputati e presto qualche senatore, il che significherà che mezzo milione di euro mancherà alle casse degli Azzurri. Ma molti amministratori locali già bussano alla sua porta. Toti, allora è fatta. «Oggi intanto abbiamo presentato la componente della Camera, di cui sono particolarmente soddisfatto. Tutti giovani che vengono da esperienze di amministratori locali, chi in Lombardia, chi in Toscana, chi in Liguria. Non dei cooptatiqualsiasi,mal’idealtipo di chi vorremmo con noi: gente giovane, motivata, che crede nel merito e in una culturaliberaledarifondareeaggiornareai tempi». Non sono solo rose, però. Da Forza Italia sibilano che è fallito l’obiettivo di formare un gruppo: siete solo 5 nel Misto. «Eh, se fossi in loro mi preoccuperei piuttosto dei milioni di voti che hanno perduto. Chi viene con noi, è consapevole di come Forza Italia si stia degradando. Sono partiti con il 28% dei consensi, oggi i sondaggiladannoal 5esipreoccupano di quanti sono i mieiragazzi?Allorasono davvero messi male. Forza Italia guarda solo alla sua attuale consistenza parlamentare, tutti seggi che sono figli di una spartizione dentro il centrodestra che alle Politiche gli ha garantito il 18% dei posti. Altra storia, invece, che nelle urne abbiano preso il 16, poi l’8alleEuropee, eadessocalano ancora… Noi guardiamo piuttostoaiterritori,alleenergieche lì ancoraesistono». La fase politica è già cambiata con la nascita del nuovo governo. Addio blitz elettorale, se mai ci avesse pensato. Attrezzato a una lunga traversata nel deserto? «Ne sono consapevole e non mi aspetto elezioni in tempi veloci, anche se penso tutto il male possibile di questa coalizione tra due partiti che sono antitetici. Voglio vederli sulle infrastrutture, sui vaccini, sulla decrescita felice. Avranno le loro mille difficoltà. Quanto a noi, non votare subito non è detto che sia uno svantaggio». Lei si è subito dichiarato anti-proporzionalista. Lo sa che si va a parare su una legge elettorale con sbarramento al 4%? «Continuo a pensare che sia un errore. Significherebbe ridare alle segreterie di partito lapossibilità di fare accordiex post, alla faccia del voto. Mi sembraunpreoccupanteritornoalpassato». Non pensa che un tale sbarramento possa essere un problema serio? Con questa guerra fratricida tra voi e Forza Italia, sa, rischia di non passare nessuno. «Guardi, noi abbiamo un’ambizione un po’ più alta. Noi ci rivolgiamo a quei 10 milioni di elettori che nel tempo si sono riconosciuti in Forza Italia e che si sono dispersi. Aggiungo che se un partito non riesce a superare il 4%, è giusto che rimangafuori.Capiscoil diritto di tribuna, ma io credo ancora nel bipolarismo e in una democraziadecidente». Senta, questa brutale diagnosi su Forza Italia in fondo è la stessa di Mara Carfagna. Però voi siete fuori, lei è dentro. Continuate a sentirvi? «Non abbiamo smesso di parlarci. Mara condivide appieno il disagio di un partito in pieno declino e che non riesce a reagire. D’altra parte, il fatto che fosse un partito non contendibile ha creato le condizionidi immobilità. Con Mara ci divide però la riflessione sul bipolarismo. Lei crede finita unastoriaeimmaginalapossibilità di un soggetto di centro, equidistantedaLegaedallasinistra. Io, no. O si sta di qua, o dilà:enoi stiamodi qua».