Francesco Sforza

Netflix ha rovesciato tutte le carte in tavola, ma anche per Lord Anthony Hall, direttore generale della Bbc, “The Crown” è stata un’esperienza indimenticabile: «Resta la mia serie preferita», ci dice al termine del dibattito avuto ieri a Roma con il presidente della Rai Marcello Foa nella tre giorni di Prix italia 2019. Tony Hall, lei ha parlato di una “seconda ondata di cambiamento” sul fronte delle piattaforme streaming. Cosa ci aspetta esattamente? «È vero, siamo nel pieno della secondaondata:NetflixeAmazon hanno caratterizzato la prima, entrando nel mercato in modo massiccio con i loro prodotti, adesso però arriverà il nuovo servizio di abbonamento di Apple, arriveranno Disney, Huli e molti altri ancora. Per i consumatori è sicuramente un bene perché hanno piùscelta, ma lascelta per l’appunto va fatta, e tra una marea di prodotti. Ecco, io credo che il servizio pubblico abbia una grande opportunità in questo momento, perché soltanto noi possiamodarealmercatoqualcosa di molto preciso, fatto di sceltecoraggiose». Quando sarà possibile creare una piattaforma europea capace di contenere l’offerta di Netflix? «La piattaforma c’è già con la EuropeanBroadcasting Union (di cui Tony Hall è presidente, ndr) e credo che possa conquistareunaposizioneforte.Dobbiamo lavorare insieme sui grandieventisportivi,suigrandi fatti nazionali, e sul fronte della fiction. Dobbiamo diventare il luogo dove nascono i talenti,i migliori autori, i migliori intrattenitori, e i direttori della nuova generazione. È questol’antidotomigliorecontro la disinformazione: abbiamo il dovere di essere affidabili, non dobbiamo vendere né pubblicitàné abbonamenti». In che modo l’alleanza può diventare più strategica di quanto non lo sia adesso? «Credo che come piattaforme europee dobbiamo collaborare meglio sotto due profili: innanzitutto quello dello sviluppo di progetti tecnologi avanzati, e poi sul piano della parità delle regole, dobbiamo cioè cercare di essere trattati, come broadcast europei, al pari di Netflixe Apple». Un’alleanza con le televisioni pubbliche europee può considerarsi un modo per restare in Europa, una volta fuori dall’Unione Europea? «Sì,èancheunaquestionepolitica. Dopo la Brexit, i vantaggi di una cooperazione per la Bbc in Gran Bretagna saranno enormi, perché lavorare con i nostrivicinipiùprossimi significa avere un terreno comune». Un’alleanza con la Rai può essere strategica per la Bbc? «Certo, ci piacerebbe molto fare qualcosa di specifico con la Rai, e attualmente sono in corso dei colloqui tra Rai e Bbc. Per il momento il pubblico inglese ha molto amato la visionedelCommissarioMontalbano, ma penso che potremmo fare davvero molto di più. Rai e Bbc non dovrebbero limitarsi a collaborare sui contenuti maanchesulletecnologie.Credo sarebbe molto positivo per il futuro della Rai e per quello dellaBbc». Quali sono secondo lei i contenuti più efficaci per rafforzare l’impatto delle piattaforme europee rispetto ai giganti dello streaming? «Lenotiziesono importantissime e personalmente voglio fare il massimo per incrementare gli scambi sulle notizie. Ieri cisiamovisticonidirettoriesecutivi dei servizi News di vari broadcaster, tra cui anche la Rai, per parlare di quanto possiamo fare di più insieme per condividere meglio le nostre conoscenze. L’anno scorso, ad esempio, in occasione del crollo del ponte Morandi di Genovalacollaborazionetra noi e la Rai, che ci ha messo a disposizione immagini e professionalità di altissimo livello, fu eccezionale. Com’è guidare la Bbc ai tempi di Brexit? «È in assoluto il periodo più interessante nella mia vita di direttore. Per fortuna abbiamo due giornaliste veramente eccezionali, Laura Kuenssberg a Londra e Katya Adler a Bruxelles. Stiamo anche sperimentandonuoveformediinformazione: il podcast “BrexitCast”, che sta funzionando in maniera fantastica, ma anche un format in cui gli ascoltatori pongono domande, tipo “cos’è il backstop?”. Ci sono milioni di persone che vogliono sapere minutoper minutocosa succede alla Camera dei Lord… È un tempo difficile, pieno di sfide, maaffascinante».