Francesco Specchia
Ma davvero non esiste un mondo in cui “buongiorno voglia dire davvero buongiorno?”. L’illusione sull’intima bontà dell’uomo – la stessa di Anna Frankespressa da Cesare Zavattini in Miracolo a Milano e ricordata dalui,in ogniintervista, con voce di tuono,mi accompagna da quasi un quarto di secolo. Esattamente dal’95, da quando, giovane cronista, conobbi il mito gentile di Cesare Zavattini in una storica mostra alla Pilotta di Parma, Una vita Za’ che ne raccontava proprio ai giovani la multiforme attività di scrittore, critico, giornalista,illustratore, pittore, sceneggiatore, poeta. Oggi, a trent’anni dalla morte, è sacrosanto che l’Italia ne celebri l’opera. Zavattini in arteZa’,fu probabilmente, con Leo Longanesi, il più grande genio poligrafico ed intellettuale (intellettuale ovviamente a suainsaputa) multitasking del ’900. Ma tra i due c’erano differenze essenziali. Tanto Longanesi, il “carciofino sott’odio” si erigeva a baluardo e pungolo della borghesia, tanto Za’, il diavolone padano,inondava d’ottimismoil popolo. S’ispirava all’uomo comune alle prese con un «banalechenonesiste: basta scavarein ogni piccolo fatto e diventa una miniera», diceva inaugurando quello che oggi chiameremmo, in senso buono appunto, il populismo letterario. Zavattini mi piaceva perché usava racconti brevi, parole semplici e storie illuminate da un’ironia tipica della bassa del Po; era una specie di Mark Twain che s’aggirava tra Luzzara, Parma e Reggio Emilia, con qualche capatina a Roma dove, en passant, s’incontrava con Vittorio De Sica per inventare il cinema neorealista («Noi due siamo come il cappuccino, che non si sa il latte qual è, e qual è il caffè, ma c’è il cappuccino»). Ma il suo vero mondo era piccolo almeno quanto quello di Guareschi. ARTICOLI STRAORDINARI Ciononostante era in grado, per la Gazzetta di Parma e Cinema e Illustrazione, di compiere voli immaginari in America, inventandosi attraverso le sue Cronache daHollywood, corrispondenze straordinarie e e firmate nei modi più assurdi (Jules Parme, Louis Sassoon, Kaiser Zha…). E la sua passione per l’arte era d’ispirazione contadina, dal 1941 prese a collezionare mini quadri 8×10 cm; «A tutti i pittori ho chiestol’autoritratto, così ho anche gli autoritratti di quasi tuttii pittoriitaliani nelle dimensioni suddette», diceva. E per anni lo circondarono i volti di: Fontana, Burri, Balla,DeChirico, Savinio,Capogrossi, Severini, Rosai,Casorati, Sironi,Mafai, Soffici, De Pisis,Campigli, Afro,Consagra, Depero, Guttuso, Sassu, Dorazi. La collezione si disperse causa debiti, salvo poi riapparire alla Pinacoteca di Brera nel 2008. Da ragazzino,inoltre, ho amato Zavattini pur conoscendolo solo come soggettista di fumetti: il suo Saturno contro la guerra, pubblicato su Topolino nel ’36, mettevalafantascienzaitaliana sullo stesso piano di Flash Gordon; e La grande avventura di Marco Za (suo figlio) del ’49 fu uno dei migliori apologhi sulla Liberazione. Entrambi vennero tradottiininglese. Questo per dire l’eclettismo dell’uomo. SPIRITUALE Di Za’, giustamente, oggi si ricordala vena neorealista: le novelle di Parliamo tanto di me; la storia di un misero travet in I poveri sono matti; gli oltre quaranta racconti “minimi”, surreali e simbolici, diIo sono il diavolo. E Miracolo a Milano,eTotò il buono, sul bambino nato sotto un cavolo che salva i poveri “baracchesi”.Maleggendo il Ritratto di Cesare Zavattini scrittore di Gualtiero De Santi (Imprimatur) si intravede in lui quasi una ricerca spirituale che odora di Vangelo: «Scrivere vuol dire raccontare storie di uomini nelloro travaglio spirituale – il resto non conta – o sarei disposto perfino a misconoscere l’arte se questa fosse solamente un gioco, per mirabile che sia», sosteneva Za’ con la solita drammaturgia. C’è un episodio chemelo rese straordinariamente affine. Nel ’74 invitato alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro Za’ venne attaccato da un gruppo di giovani intellettuali comunisti che gli diedero del “sentimentale socialdemocratico”, e se ne andò tra i fischi augurando a tutti “Buongiorno”. Il suo “buongiorno”, quello che davvero suggerisce anche al tuo avversario di passare una buona giornata, perché ne arriveranno sempre di buie. Ma con un sottotesto: questi stronzi passeranno e io rimarrò…