Francesco Verderami
È bastato solo l’annuncio di un ritorno al proporzionale che il centro ha preso a riempirsi. E la folla di aspiranti leader fa prevedere un ingorgo che nemmeno all’ora di punta.
Hanno tutti progetti diversi ma sono tutti devoti a Salvini. Perché se il leader della Lega non avesse aperto la crisi, oggi nessuno avrebbe sogni da coltivare. A partire da Conte, che per i suoi trascorsi nell’area post-democristiana non accetta di sentirsi dare del grillino ma si definisce un «centrista radicale». E come racconta il segretario dell’Udc Cesa, europarlamentare uscente, «a Bruxelles si accosta il suo nome a un’operazione centrista in Italia»: «Gli amici popolari tedeschi mi hanno parlato del rapporto di Conte con la Merkel, che lo ha assistito in alcune scelte delicate del nuovo governo». Conte al momento è al centro di quello che i vecchi dc denominano «il triangolo andreottiano»: sta a palazzo Chigi con l’appoggio degli Usa, dell’Ue e delle gerarchie ecclesiali. Il tempo dirà se è un’illusione ottica e l’ennesima meteora. Certo l’establishment non si fa irretire dai sondaggi, ma lo attende — come spiega un potente boiardo di Stato — nei prossimi passaggi politici, così come «nella gestione della Cassa depositi e prestiti e nella selezione delle nomine dell’anno prossimo, da cui si capirà se sarà in grado di trasformare quell’evento nell’atto di nascita di una filiera dirigenziale». Il motto di Conteè«piano piano». L’otto agosto, quando Salvini gli toglieva la fiducia, stava serafico al telefono e da presidente del Consiglio prendeva appuntamento per il 14 ottobre ad Avellino, ad una manifestazione organizzata dalla Fondazione Sullo, che alla scuola diccì fu maestro dei De Mita, dei Bianco e dei Mancino. Infatti il mondo democristiano di Conte parla bene, come Berlusconi. L’incontro con il Cavaliere alle consultazioni di governo è durato un’infinità, e chi poi ha conosciutoidettagli del colloquio riferisce che «senza l’intervento delle capigruppo di Forza Italia, se il colloquio fosse durato altri cinque minuti, “il dottore” avrebbe dato la fiducia all’avvocato Conte». In questa corsa al centro il leader azzurro è decisivo, per quanto non più attore protagonista. La posizione del suo partitoèstrategicaechiunque voglia conquistare quell’area deve farci i conti, perché i precedenti insegnano che ogni nuovo disegno deve servirsi delle strutture pre-esistenti: come Berlusconi scese in campo riciclando pezzi della Prima Repubblica, Macron ha costruito En Marche sulle macerie dei socialisti e centristi francesi. Perciò Salvini — intuendo il rischio — è corso ieri dal Cavaliere, nonostante per 14 mesi avesse detto di non nutrire «nostalgia del passato». Cioè di Berlusconi. Allo stesso modo, e per l’obiettivo opposto, Renzi guarda (anche) a Forza Italia per il suo progetto, convinto che «l’evoluzione del sistema in senso proporzionale apra spazi politici che il Pd non sarà capace d’intercettare». Di qui l’operazione in corso, piena di rischi e contraddizioni, con una serie di bozzetti per il simbolo, una quarantina di parlamentari al seguito e la ricerca di appoggi «nel mondo dell’industria e dell’impresa», noti ai piani alti di alcune Authority e aziende di Stato. Semmai l’ex leader dem rompesse gli indugi, si troverebbe in competizione (anche) con un suo ex ministro: Calenda ha già fissato per il 9 dicembre la convention del suo nuovo Movimento, che si propone di essere «baricentrico nella politica italiana». Queste manovre, insieme ad altre, sono osservate con interesse dal pulviscolo delle forze post-democristiane. E vissute come una minaccia da chi conosce la Dc per averla frequentata. Franceschini, per esempio: la sua idea di allearsi coi grillini serve (anche) a contrastare la rinascita del centro, e la sua preveggenza è unanimemente riconosciuta nel Palazzo (anche) per via di un episodio. Il capodelegazione del Pd nel gabinetto Conte sedeva da ministro nel gabinetto Letta, e quando il premier alla prima riunione propose di tagliare la diaria di chi sedeva al governo, disse: «Enrico, va bene. Ma facciamolo solo per questo governo». Per guidare fino al centro bisogna aver preso prima la patente…