Gaia Piccardi
Io sarò amministratore unico, l’amico Philippe Donnet mi aiuterà a fare i conti: in questo è più bravo di me. I bambini del nostro tennis vorrei diventassero più Roger Federer che Rafa Nadal. Almeno un po’ pof, pof, se possibile, insomma…». La vita ricomincia a 69 anni ristrutturando lo storico Sporting Club Zambon di via Medaglie d’Oro a Treviso, all’ombra del ciuffo morbido da eterno adolescente, con un meraviglioso avvenire alle spalle (Roma, Parigi e la Coppa Davis in un’unica, indimenticabile, stagione: correva il 1976), a 538 chilometri da dove tutto cominciò. Tc Parioli, Anni 50, le prime trasmissioni in biancoenero della Rai, l’inaugurazione del tratto dell’Autostrada del Sole da Milano a Parma, gli Oscar a Federico Fellini, e Adriano Panatta detto Ascenzietto, figlio del custode. Da qualche anno vive in Veneto: «Per ragioni sentimentali». Posso scriverlo, Adriano? «Ma certo. Ho traslocato da Roma a Treviso per amore di Anna, la mia compagna. Donna bella, dolce e intelligente». Anna Bonamigo, avvocatessa trevigiana, detta Boba. La spesa al mercato di San Parisio, la carne alla macelleria Stecca di Borgo Cavour, a piedi al cinema Corso, Piazza dei Signori da solcare in bicicletta. Un’altra galassia rispetto all’anarchico gigantismo di Roma, che gli resta nel cuore. «Di Treviso mi piace tutto: qui sono finalmente riuscitoacostruirmi una dimensione di normalità. E mi sento tranquillo nella mia vita». Lontano dalla Capitale, la panattitudine è un’aura da portare in giro con più leggerezza, ma il primo amore non si scorda mai. Il tennis. «L’iniziativaèmia. Il Tc Zambon, gravato da un pignoramento promosso dalle banche creditrici, era già andato all’asta quattro volte. Sempre deserta. Ormai sono stabile sul territorio, il tennis è un settore che conosco: ne ho parlato a Parigi con Philippe, amico carissimo e ad di Generali. Avrei l’intenzione… Ottimo, facciamo insieme, è stata la sua risposta». Una srl che porta le iniziali dei due nomi, A&P International, 550 mila euro di controvalore sottoscritto, un progetto da 2,5 milioni di investimento per riqualificare tutta l’area. Apertura a ottobre 2020. Panatta businessman, dopo volée al bacio, rovesci di velluto e veroniche satinate. «Ci avevo giocato, al Tc Zambon, cento anni fa quando ero giovane — racconta Panatta —. Un’istituzione della marca trevigiana. Dopo tante vicissitudini, ora siamo alla fase burocratica: il piano finanziario, la presentazione al Comune di Treviso, con il sindaco Conte abbiamo ottimi rapporti. Penseremo anche a un nuovo nome: a proposito, se ha un’idea…». Difficile immaginare che un tennis gestito da Adriano non porti il cognome Panatta. «Sarà un club all’antica, per soci adulti, bambini e nonni. E per le donne, che dalla palestra all’estetica avranno a disposizione un settore dedicato a loro. Non sarà un circolo mordi e fuggi. Piscina, ristorante, club house: chi viene resterà tutto il giorno. Ho in mente il modo di vivere il club dei miei tempi, dal Tc Parioli al Circolo Canottieri Aniene. E i maestri insegneranno il tennis che dico io: classico, non estremo, le impugnature improbabili dei poveri giocatori infelici saranno bandite, vietato il rovescio a due mani. Se non si divertono, i bambini il tennis lo abbandonano. Vorrei evitarlo. E sarò lì tutti i giorni, anche in campo. Meglio se di padel, però, così corro meno…». La partita a padel con Alessandro Di Battista è già negli annali: «L’ha conosciuto mio figlio Alessandro al parco, mentre facevano giocare i pupi. Ha chiesto di incontrarmi. Con una racchetta in mano mi sento più a mio agio». Un ritorno al passato per il più moderno dei nostri campioni. Bella sfida o pensione dorata, Adriano? «Che sia dorata è tutto da dimostrare! Nuova avventura, diciamo. Un impegno che mi piace prendere. Avevo voglia di un progetto, basta andare avanti e indietro per l’Italia. L’anno prossimo compirò 70 anni. Ormai si è fatta una certa».