Giovanna Casadio

La strada del Pd è quella giusta e va verso un’intesa solida, strutturata e duratura con i 5Stelle. Non si può dire ora se dalla proposta si passerà ai fatti, ma almeno bisogna provarci. Per Nicola Zingaretti questa è la sfida e perciò, alla fine della kermesse dei grillini a Napoli, il segretario è soddisfatto. Le parole di Beppe Grillo sul Pd sono interpretate al Nazareno come un formidabile assist. Ma ci sono i dubbi e le contestazioni dentro lo stesso partito con cui fare i conti e di cui si discuterà domani in Direzione, insieme a un bilancio dei primi 36 giorni di governo. E il discorso di Zingaretti suonerà più o meno come la rivendicazione della scommessa che il segretario lanciò sin dall’inizio dell’alleanza di governo con i 5Stelle: si fa un governo, non un governicchio. Perciò l’orizzonte deve essere politico, non di piccolo cabotaggio. Spiega Zingaretti: «Io da sempre penso a un grande Pd pilastro di una grande alleanza, che sia aperta a forze politiche, civiche e associative. È però fin troppo ovvio che gli alleati con cui governi sono i primi e principali interlocutori di un processo politico». Ai mugugni e alle perplessità nelle file dem il segretario risponde: «Negare questo è addirittura inutile». E rilancia: «Il Pd è in campo. Un grande Pd e una grande alleanza, ovviamente da costruire. Ma si sta insieme se si ha una visione comune del futuro non solo per la gestione del potere». Ci vogliono respiro e progetti da condividere. Per il segretario la prova del nove della rotta giusta è rappresentata anche dagli attacchi personali ormai quotidiani che riceve dalla destra e da Salvini: «Hanno paura». Di certo il primo test sarà il voto regionale in Umbria, dove il centrosinistra con Vincenzo Bianconi candidato sta rimontando, anche se il gap col centrodestra resta. Strutturare un’alleanza con i 5Stelle è un punto di svolta per il Pd. Matteo Orfini, l’ex presidente del partito, sostiene la tesi opposta. Ammette: «La proposta del segretario è forte e non va banalizzata, ma si convochi un nuovo congresso». Insomma una scelta che non si può fare come se niente fosse. Frena anche Andrea Marcucci. Avrà comunque ricadute immediate? Il sospetto è che Zingaretti voglia di fatto sostenere la sindaca di Roma, Virginia Raggi in cambio magari di un ok grillino al mandato bis di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna. Il segrtario dem chiarisce: nessun appoggio, nessun patto per tenere in piedi Raggi.