Giovanna Vitale

Il telefono squilla a vuoto. Ma Carlo Calenda richiama dopo poco. E spiega: «Scusi, stavo coordinando la macchina dei soccorsi per riportare sani e salvi a casa mia moglie, i tre bambini e il gatto rimasti in panne in autostrada». È fatto così l’uomo che in tanti nel Pd. da poco suo ex partito, vedrebbero bene in Campidoglio per rimettere in moto la Capitale. Per adesso lui dice di non essere interessato. Ma da qui al 2021 c’è tempo. E se davvero Virginia Raggi volesse infine ricandidarsi, magari con l’appoggio del Nazareno, beh le cose potrebbero cambiare. «Altro che secondo mandato, il peggior sindaco della storia di Roma dovrebbe dimettersi subito», dice Calenda. «Sostenere il contrario, come ha fatto Zingaretti, è molto grave. La scusa che deve restare sennò vince Salvini è assurda. Ormai in questo Paese non si può più fare un’elezione. Basta!». E invece la sindaca rilancia, onorevole. Oggi ha dichiarato che il dialogo col Pd è avviato, si fa strada l’allargamento della giunta ai dem. «È il timbro definitivo sulla grillizzazione del Pd. Guardiamo a quanto è successo sulla manovra: il Pd è totalmente schiacciato sulla linea dei 5S. Che si parli di reddito di cittadinanza, di quota 100, o del ministero istruzione: era una priorità e poi è stato dato a Fioramonti che parla solo di merendine. L’apertura a Raggi è l’abdicazione a svolgere un ruolo autonomo rispetto alll’M5S». Quindi Zingaretti ha sbagliato a dire che non deve dimettersi? «Lui, che da governatore del Lazio è stato con me al tavolo per Roma e ha visto la totale inconsistenza di Raggi, aveva il dovere di fare una cosa sola: invitare la sindaca ad andarsene subito e chiedere come ho fatto io di commissariare la città. Obbligando contestualmente il governo a varare un piano per dare poteri e risorse straordinari alla capitale. Condizione da porre per proseguire l’esecutivo nazionale. Avrebbe dimostrato di non essere subalterno a Di Maio». Commissariata con chi, scusi? Sarebbe una sospensione delle istituzioni democratiche, neanche Salvini è arrivato a tanto, lo sa? «Roma andrebbe governata da un manager e da una giunta tecnica che hanno le competenze per gestire risorse e poteri straordinari. Pensare di darli a Raggi è semplicemente ridicolo. E il tema della sospensione della politica, per come siamo ridotti, è del tutto irrilevante». Non sarà che lei ha il dente avvelenato con la sindaca dai tempi in cui era ministro dello Sviluppo? «Parlano i fatti, non le opinioni. Nelle città sono fondamentali due cose: trasporti e decoro urbano. Se non ci sono, non c’è una città. A Roma — dai rifiuti ai bus, fino alla manutenzione del verde — è emergenza continua. Leggetevi la comunicazione con cui Atac avvisa che siccome le scale mobili alla fermata metro Baldo degli Ubaldi vanno revisionate, la stazione chiuderà per tre mesi. Tre mesi. Nessuna capitale del mondo, Africa compresa, è gestita come la capitale d’Italia». Ma la necessità del Pd di siglare un patto di sistema con il M5s può prescindere da Roma, secondo lei? «Guardi, ormai siamo al paradosso per cui Zingaretti apre a un’alleanza strutturale e Di Maio gli risponde picche. Parliamo del più grande partito progressista europeo preso a sberle da degli scappati di casa. È un problema di dignità. Si aggrappano al M5S come una specie di zattera per non affogare, ma sbagliano, hanno poca considerazione di loro stessi». Crede che questa mossa innescherà un esodo degli elettori verso Iv e il suo movimento? «Non credo verso Italia Viva, non so verso di me, ma verso l’astensione sì. Se continua così all’inizio dell’anno prossimo il Pd sarà al 15%. Ci sono pezzi d’Italia che si sono rotti le scatole di una politica che fa giravolte e controgiravolte perenni». Oltre al Pd, allude anche a Renzi? «Renzi è quello che si è comportato peggio. Prima dice “mai con i 5S” e poi ci fa l’accordo di governo. “Mai la scissione” e poi la fa. Non è più credibile e non ha più un’agenda di cambiamento del Paese ma di mantenimento del potere. Era nato rottamatore, finisce come Mastella». Esclude di poter tornare nel Pd? «Sì, hanno fatto la scelto strategica di stare con persone che hanno valori pericolosi quanto quelli della Lega. Sono contro l’impresa, lo studio, la cultura. Contro l’Italia seria. È nel loro dna. E sono pure trasformisti. La foto migliore l’ha offerta Grillo truccato da Joker. Sono dei clown tristi». Si candiderà lei sindaco di Roma? «Tanti sarebbero contenti così mi levano di torno. Ma adesso sono impegnato a costruire un grande polo liberaldemocratico opposto a un polo sovranista a guida Salvini e a un polo populista a guida Di Maio». E il Pd? «Di questo passo scompare».