Giovedì ventisei settembre

Buongiorno a tutti. Decisione storica della Corte sul suicidio assistito. La telefonata che inguaia Trump. I movimenti del Movimento Cinquestelle. La manovra e i soldi da trovare. BoJo che sfida il riaperto Parlamento. L’avvertimento della moglie di Dell’Utri al Cav. E tanto altro. Buona lettura a tutti.

Eutanasia. Via libera al suicidio assistito. D’ora in poi non si sarà più costretti ad andare nelle «cliniche della morte» in Svizzera, ma si potrà intervenire in Italia e senza il rischio di finire in prigione. Passa la disobbedienza civile di Cappato per la morte di dj Fabo. Ma la Consulta avverte: intervenga il legislatore. I vescovi: sconcertante (Su tutti). I richiami alle norme esistenti per dare una scossa alla politica. Limiti stringenti per la non punibilità di chi aiuta a morire (Corriere p.2). Il cardinale Becciu: “Si apre alla cultura della morte. I cattolici non collaborino” (Repubblica p.2). Il vescovo di Rieti Domenico Pompili: “Il dolore si contrasta con scienza e medicina non causando la morte. Eredità pesante per il futuro” (Stampa p.3). Monsignor Bruno Forte: «Noi vescovi sconcertati. Questa è una pagina grave. Avrei voluto un richiamo all’obiezione di coscienza» (Corriere p.3). Vittorio Andrea Guardamagna, direttore unità cure palliative allo Ieo: «È un peso dire di no a chi mi chiede questo aiuto» (Corriere p.3). Marco Cappato: “Tutti più liberi, ma dirò sempre no a chi non è malato” (Repubblica p.3). Matteo Salvini: Sono e rimango contrario al suicidio di Stato imposto per legge. La vita è sacra. (Stampa p.2). La senatrice Monica Cirinnà, firmataria di un disegno di legge per arrivare al fine vita “Decisione storica, ora tocca a noi Il Parlamento legiferi presto e bene” (Stampa p.3). Pd e 5Stelle: proviamo a fare la legge: “Ma il farmaco letale non passerà”. Orlando: “C’è il rischio che il solito bipolarismo etico blocchi tutto” (Repubblica p.4). Giovanni Maria Flick: “Decisione equilibrata. Attenzione, non è una liberalizzazione senza limiti. Ora subito una legge” (Fatto p.5).

Impeachment. «Fammi un favore, indaga su Biden». La telefonata che accusa Trump. La Casa Bianca: la trascrizione ci scagiona, non abbiamo chiesto nessuno scambio a Zelensky. Kupchan, consigliere con Obama: «Il presidente proverà a ribaltare le accuse. Ma servono prove. Stavolta gli sarà difficile» (Corriere p.12). Donald pronto al ring. La sfida dell’impeachment incendierà Washington, l’analisi di Massimo Gaggi sul Corriere (p.13).

Manovra, accordo ancora lontano. Ipotesi aumento selettivo dell’Iva ma Palazzo Chigi nega. E’ braccio di ferro Pd-M5S: rinviato a lunedì il varo del Def. Eurostat ha riclassificato il debito pubblico italiano al 134,8% (Stampa p.6). Tre ore di summit con Conte, il Movimento spinge sull’indebitamento. E Gualtieri frena (Messaggero p.4). Mancano 5-7 miliardi (Sole p.3). Duello sul deficit. 5S per il 2,5%, stop del Tesoro. In arrivo la fattura elettronica anche per professionisti e autonomi con la flat tax al 15% (Repubblica p.17). Allo studio il ritorno dell’Ace, più vicino l’addio alla mini Ires. Il Governo punta alla reintroduzione dell’incentivo alla capitalizzazione delle imprese. Partita aperta sulle risorse per la decorrenza: agevolazione da 1,5 miliardi di euro (Sole p.2).

Carcere agli evasori, i dubbi del Pd (e i paletti di Renzi). Ma c’è chi apre. Delrio: “La riforma del 2015 fu fatta perché c’era Alfano, a molti di noi non piaceva”. Lotta ai furbetti: Dem scettici sul piano dei 5S per inserire nel dl fiscale l’inasprimento delle pene e la riduzione dei tetti penali (alzati dall’ex premier). Renziani in trincea (Fatto p.2).

Sì al taglio dei parlamentari. Delrio: “Il Pd è di parola”. Di Maio sfotte la Lega: norma alla faccia di Salvini. Ma Leu ricorda: serve legge proporzionale (Stampa p.7). Forbici sugli eletti senza un’idea di riforma il commento di Marcello Sorgi sulla Stampa (p.7): È bastato che si cominciasse a parlare di proporzionale, per avviare un movimento che in breve ha portato alle scissioni di Toti a destra e di Renzi a sinistra, alle turbolenze di Carfagna in Forza Italia e alla fuoruscita di Calenda dal Pd. Proprio mentre Zingaretti ha cominciato a ripensare sul passaggio al proporzionale. Così intanto si taglia, e a come poi eleggere deputati e senatori si penserà dopo. Repubblica (p.13) intervista il sottosegretario alla presidenza Riccardo Fraccaro: “Governo più forte col taglio dei parlamentari. Poi servirà il proporzionale”.

Referendum anti-proporzionale. Sì da 4 regioni su 5, vota anche FI. Via libera da Lombardia,Veneto, Sardegna e Friuli-Venezia Giulia. Alla fine il centrodestra si è ricompattato, accelerando sulla strada aperta dalla Lega che potrebbe condurre, tra il 15 aprile e il 15 giugno del 2020, al referendum abrogativo della legge elettorale in vigore (il «Rosatellum») capace poi di introdurre (per sottrazione) un sistema maggioritario all’inglese.. Dino Martirano sul Corriere a pagina 10.

Ammutinamento in Fi. Cade il no al referendum della Lega. Il Cavaliere si arrende. “Stiamo con Salvini”. Il bollettino della disfatta è stato recapitato ad Arcore a fine giornata e raccontano che Silvio Berlusconi non poteva credere ai suoi occhi, quasi il sigillo su un tramonto politico ormai compiuto. L’ordine rivolto due giorni fa dall’anziano leader ai consiglieri regionali di Forza Italia, di astenersi sulla mozione della Lega per promuovere un referendum elettorale pro-maggioritario in primavera, è stato disatteso da tutti. L’intero esercito dei rappresentanti forzisti nelle regioni ha voltato le spalle al Cavaliere votando a favore e adeguandosi al diktat di Matteo Salvini. Ormai unico capo riconosciuto della coalizione, da chi milita nel centrodestra. Carmelo Lopapa su Repubblica a pagina 15.

La giravolta del Cav. Diversa la lettura del Fatto. B. fa la giravolta e aiuta Salvini sui referendum. Berlusconi che si era espresso per il proporzionale, due giorni fa aveva dato indicazione per l’astensione. Senza i voti forzisti, però, i referendum leghisti sarebbero abortiti. Così è andato in scena un pressing notevole da Via Bellerio su Forza Italia. E ieri il voltafaccia: FI ha concesso ai suoi consiglieri libertà di coscienza, facendo vincere il sì. Al contempo, però, i berluscones hanno chiesto agli alleati di votare un ordine del giorno che chiede il mantenimento di una quota proporzionale, perché “bipolarismo non significa bipartitismo”. Gianluca Roselli sul Fatto a pagina 11.

La truffa del referendum. Per il Foglio è solo “La propaganda maggioritaria della Lega. Il referendum proposto da cinque regioni è fuffa per la campagna elettorale”. L’operazione annunciata da Matteo Salvini, che attraverso la richiesta di referendum avanzata da cinque consigli regionali vuole abolire la quota proporzionale nell’assegnazione dei seggi, è essenzialmente propagandistica. Il referendum proposto è di tipo abrogativo non può introdurre questa condizione e quindi suscita la stessa obiezione che la Consulta ha già fatto più volte bocciando proposte analoghe. Editoriale sul Foglio a pagina 3.

Autonomia: Zaia, non possiamo attendere fino al 2023. Subito i fatti o ci faremo sentire (Corriere p.10).

Voci di scissione, Cinquestelle agitati. Lega e renziani soffiano sul fuoco. Il vice di Salvini, Crippa: in 20 pronti a venire. La senatrice Vono dal M5S passa a Italia viva. Il senatore Dessì: serve una costituente per riscrivere le nostre regole (Corriere p.8).

Lo scontro fra i due Mattei. Troppi scenari sbagliati per arroganza. Derby Salvini-Renzi sui transfughi M5s. Lo scontro tra Matteo R e Matteo S è in atto, chiaro e trasparente, mentre tra gli altri c’è chi immagina di avere in mano alternative tutte da verificare. Una forma, appunto, di «arroganza», intellettuale e politica, che è un tratto distintivo di tutta l’attuale classe dirigente. Augusto Minzolini sul Giornale a pagina 6.

Cinquestelle. Di Maio: «Sì, c’è chi non è d’accordo. Ma nel M5S ho preso l’80%. I nostri non sono in vendita, gli ho detto di registrare gli incontri» (Corriere p.9). Fraccaro: “Il ruolo di Luigi nel Movimento non è in discussione, ma nascerà un organo collegiale” (Repubblica p.13). Rivolta 5Stelle in Senato. Di Maio: segreteria a 12. Il pranzo delle ex ministre. La mossa del leader per arginare le proteste. Morra: «Ma ora come saranno scelti i nomi?». L’incontro segreto tra la Lezzi e la Grillo. La fronda degli esclusi in pressing su Luigi (Messaggero p.6). Il Fatto (p.10) intervista l’ex ministro della Salute Giulia Grillo: “Serve collegialità nelle decisioni, siamo nati senza leader. Il Movimento non è né carne né pesce. Così non si può andare avanti. Ora contrappesi per Di Maio”.

L’alleanza impossibile tra il Pd e Raggi. “Ha rovinato Roma”. Dopo l’ennesimo rimpasto in giunta i dem all’attacco della sindaca. Ma per la prossima consiliatura ipotesi di un candidato comune con i 5S (Repubblica p.14).

E adesso Conte trama per isolare Di Maio e sfilargli la leadership (Giornale p.6).

I dem e la Leopolda: “Nessun diktat ma meglio non esserci”. Nel partito discussione sul primo incontro di Italia Viva. Zanda: “Soggetti diversi” (Repubblica p.14).

Migranti. Di Maio: “I migranti in Libia saranno affidati all’Onu”. Il ministro: “Quelli salvati dalla guardia costiera libica verranno presi in carico dall’Unhcr” (Stampa p.8). Macron corteggia la destra sui profughi: “La Francia non può dare ospitalità a tutti”. Il presidente vuole limitare la possibilità di chiedere asilo politico e velocizzare i rimpatri degli irregolari (Stampa p.9). “Mai la politica delle quote. In Polonia accogliamo chi ha la nostra cultura”. L’ambasciatore di Varsavia Anna Maria Anders boccia la redistribuzione: “Rapporto ottimo con Roma, ma servono sei mesi per valutare il governo” (Stampa p.9).

Migranti, se aumentano i flussi sarà sospesa la ripartizione. L’accordo sulla distribuzione dei migranti potrà essere sospeso se i flussi migratori dovessero aumentare in maniera considerevole. «Il meccanismo per il ricollocamento dei richiedenti asilo sarà valido per almeno sei mesi, e potrà essere rinnovato». Se «nei sei mesi il numero dei ricollocati dovesse aumentare in modo sostanziale, gli Stati che partecipano si riuniranno per consultazioni. Durante le consultazioni il meccanismo potrà essere sospeso». Oltre all’Italia hanno già aderito all’accordo Malta, Germania, Francia e Finlandia. La Commissione europea avrebbe però già ricevuto rassicurazioni sulla partecipazione di Portogallo, Belgio, Irlanda e Lussemburgo (Corriere p.18).

Dell’Utri. Berlusconi non va in aula per Dell’Utri. La moglie: «Marcello rischia la vita». I legali dell’ex premier: al processo potrà non rispondere perché anche lui indagato per mafia (Corriere p.16).

Lady Dell’Utri “avverte” Silvio (Fatto p.9). La rabbia della moglie (Repubblica p.15). Il commento di Attilio Bolzoni: Dietro lo sfogo un avvertimento con destinazione Arcore. Scrive Bolzoni: Lo sfogo di una moglie in Sicilia a volte vale più di una carta scritta. È come un documento ufficiale, una sentenza. Se poi la moglie pronuncia la parola «sorpresa» o peggio «rabbia», se addirittura si spinge a dire che «c’è in gioco la vita del marito», allora significa che la posta è alta. Anche perché il marito si chiama Dell’Utri e l’«amarezza» viene manifestata, e molto platealmente, contro colui che per almeno quattro decenni è stato uno dei suoi migliori amici. Quelle parole della signora, pare di capire, sono cariche di un messaggio che va ben oltre il dolore e l’inquietudine di una moglie che vorrebbe il proprio uomo libero da ogni pendenza giudiziaria, per come l’ha detto e per quando l’ha detto sembra più un avvertimento che un cedimento. La storia siciliana dei due s’incrocia inesorabilmente e incrocia per un lungo arco di tempo tanti nomi dell’aristocrazia criminale di Palermo. Forse Miranda Dell’Utri, dopo le tribolazioni di questi ultimi anni, si è un po’ risentita per le amnesie di Silvio.

Prescrizione. Effetto Bonafede. Ha abolito la prescrizione, ecco gli effetti collaterali. Che cosa ci insegnano le leggi antimafia. La mafia ha perso mentre lo Stato ha vinto. Un miracolo. Che si deve anche al fatto che qui la prescrizione – quella che lui, il Guardasigilli, ha abolito erga omnes – era stata spazzata via già negli anni Novanta dalle leggi d’emergenza approvate dal Parlamento per fronteggiare le stragi mafiose e per piegare l’arroganza sanguinaria di boss che rispondevano al nome di Totò Riina e Bernardo Provenzano, di Michele Greco e Pippo Calò, di Luciano Liggio e Leoluca Bagarella. Furono leggi necessarie. Sacrosante, si stava per dire. Le propose Giovanni Falcone, il giudice che portò il gotha di Cosa nostra dietro le sbarre del maxi processo e fu poi ammazzato da una spaventosa esplosione di tritolo lungo l’autostrada che collega Palermo all’aeroporto di Punta Raisi. Senza quelle leggi, boss e picciotti sarebbero ancora in giro per città e campagne a spartirsi gli appalti e i traffici di droga, a devastare la politica e la vita della gente, a spargere sangue e a seminare terrore. Giuseppe Sottile sul Foglio (p.1).

Open. I soldi di Bianchi al comitato del Sì? Un regalo. L’avvocato. dopo aver incassato dal gruppo Toto una ricca parcella da 2 milioni elargì 200.000 euro alla fondazione Open e altrettanti alla struttura che sosteneva la battaglia referendaria di Renzi. Questi ultimi sono stati versati a fondo perduto (Verità p.11).

Monte Bianco. Conto alla rovescia per la grande frana. Un radar monitora il ghiacciaio del Bianco. Gli esperti: il Planpincieux perderà un pezzo. Il sindaco di Courmayeur assicura: la città non è a rischio. Conte: La notizia che un ghiacciaio sul versante del Monte Bianco rischia di collassare è un allarme che non può lasciarci indifferenti. Deve scuoterci tutti e mobilitarci (Stampa p.4).

Rider. Con i “lavoretti” 213 mila posti. Ma il 42% è senza un contratto. Quasi la metà degli addetti delle piattaforme online sono donne. Presentata la prima mappa, ma senza incassi e redditi percepiti (Stampa p.6).

Germania. Gli industriali di Berlino rompono il tabù: “Ora basta con il pareggio di bilancio. In Germania si è intervenuto molto per la redistribuzione nel sociale e poco per gli investimenti” (Stampa p.19).

Alitalia, pressing su Delta. Il governo: vada oltre il15%. I nodi: le rotte verso gli Usa e la governance. Potrebbe servire un altro prestito (Corriere p.26).

Crac Thomas Cook, un «buco» di 300 milioni per il sistema Italia. Hotel e alberghi, le stime sui tre mesi di incassi che sarà quasi impossibile risarcire (Corriere p.27).

Brexit. Boris sfida il Parlamento: «Coraggio, ora sfiduciatemi». Johnson punta al voto anticipato per uscire dalla paralisi ma i laburisti esitano (Corriere p.14). Boris Johnson è sceso nella fossa dei leoni. Nell’aula del Parlamento che aveva provato a sprangare per cinque settimane e che la Corte suprema ha ordinato di riaprire. Accolto da urla belluine, quando è riuscito a farsi ascoltare, Boris ha lanciato il guanto di sfida alle opposizioni: abbiate il coraggio di sfiduciarmi, gli ha intimato, oppure toglietevi di mezzo. «Questo Parlamento – ha detto il premier – deve farsi da parte e completare la Brexit, oppure presentare un voto di sfiducia e affrontare finalmente gli elettori».

Israele. Salta l’intesa in Israele, a Netanyahu l’incarico nonostante il secondo posto. Bibi ha una coalizione più ampia: proverà a formare il governo (Corriere p.15). La decisione è stata annunciata ieri sera dal presidente Rivlin, dopo che le trattative con il rivale Benny Gantz per dar vita ad un esecutivo di unità nazionale erano fallite (Stampa p.17).