Giuseppe Sarcina
Donald Trump annuncia «La fase uno di un accordo di sostanza con la Cina». Wall Street accoglie la notizia con un rialzo del Dow Jones, che chiude la giornata guadagnando l’1,2%. Bene anche le Borse europee che hanno puntato sull’esito positivo delle trattative in corso a Washington chiudendo tutte in rialzo. L’intesa, secondo quanto spiegato dal presidente e poi dal Segretario al Tesoro Steven Mnuchin, comprende anche l’aspetto più controverso, cioè la tutela della proprietà intellettuale e quindi le conoscenze tecnologiche delle aziende americane che investono in Cina. Inoltre il governo di Pechino si impegna ad aumentare l’acquisto di soia e di altri prodotti agricoli per un controvalore tra i 40 ei50 miliardi di dollari. Un sollievo per i farmer del Midwest, in gran parte elettori di Trump, tra i più colpiti dai contro-dazi imposti alle dogane del grande Paese asiatico. Infine le posizioni si sono avvicinate anche sul tema dei servizi finanziari e, per la prima volta, i cinesi hanno aperto a un confronto sulla «gestione delle monete», vale a dire sulla svalutazione eccessiva del cambio. L’accordo dovrebbe essere finalizzato entro tre o quattro settimane ed è maturato al termine di due giorni di colloqui, culminati con l’incont ro alla Casa Bianca tra Trump e il vice premier Liu He, capo della delegazione ospite. Per il presidente Usa ci sono ancora margini di intervento. Obiettivo è raggiungere il «grande accordo» che insegue da più di un anno, in collegamento costante con il leader cinese Xi Jinping. I due si vedranno a Santiago del Cile, il 14 novembre prossimo, a margine del summit Asia-Pacifico. Quello potrebbe essere il momento per finalizzare il protocollo commerciale e inserirlo nel contesto di un rilancio complessivo della relazioni politiche tra le due superpotenze economiche del pianeta. «Noi siamo contenti, abbiamo fatto progressi sostanziali in numerosi settori», sintetizza Liu He. Il pacchetto prevede anche il «disarmo bilaterale» dei dazi. Il 15 ottobre la Casa Bianca aveva programmato l’aumento delle tariffe dal 25 al 30% su 250 miliardi di import. Tutto annullato, fa sapere il ministro Mnuchin, per il momento non si muoverà nulla. Sullo sfondo pende ancora la minaccia dell’adozione di nuovi prelievi del 15% su 156 miliardi di prodotti acquistati in Cina: ma in questo caso la scadenza è fissata per il 15 dicembre. In mezzo ci sarann o il ve rtice Trump-Xi Jinping e, prima ancora, un nuovo round di negoziati a Pechino. La reazione dei mercati è in linea con il moderato ottimismo che si era diffuso negli ultimi giorni. Ed è significativo che il mondo della finanza, almeno ieri, non abbia prestato attenzione alle altre notizie potenzialmente devastanti per Trump. Il presidente, così ha deciso la magistratura, dovrà consegnare ai tribunali la sua dichiarazione delle tasse, mentre a Washington prosegue la procedura di impeachment.