Grazia Longo
Due nuovi «sbarchi fantasma» nelle ultime ore. A Lampedusa sono arrivati 92 migranti a bordo di un’imbarcazione di legno, mentre 41 sono approdati a Brancaleone, in Calabria, su una barca a vela. Intanto resta ancora in stallo la situazione della Ocean Viking, la nave umanitaria gestita in collaborazione da Msf e Sos Mediterranée: 182 persone restano bloccate a bordo. Tra di loro ci sono bambini, una donna incinta e un neonato. Al Viminale e a Palazzo Chigi spetta così un duplice impegno. Per gestire gli arrivi dei migranti con le navi delle Ong si punta alla loro distribuzione europea, mentre per quanto concerne gli «sbarchi fantasma» si guarda a un possibile confronto con Khalifa Haftar. Dopo l’incontro dell’altro giorno con il primo ministro del governo di accordo nazionale Fayez al Sarraj, il premier Giuseppe Conte sta prendendo in considerazione la possibilità di discutere del problema con l’uomo forte della Cirenaica. Intanto sul tavolo del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che lavora in stretto contatto con il presidente del consiglio, i fascicoli più spinosi riguardano la gestione delle imbarcazioni delle Ong secondo una linea politica in grado di «coniugare umanità e rigore». L’obiettivo è quello di rafforzare la sponda europea della distribuzione dei migranti, passando dalla base volontaristica a quella automatica. Ieri il premier Conte ha ribadito che «l’Italia non accetterà più di restare sola» e certamente all’occorrenza «può esercitare» un diritto di veto. E ancora: «Sulla necessità di aiutare i migranti economici sarò irremovibile anche con Macron». E se finora la disponibilità all’accoglienza è stata concessa solo da Francia e Germania, l’auspicio è che possano aggiungersi sempre più Paesi, a partire quelli con le coste sul Mediterraneo come Spagna e Grecia. Snodo cruciale sarà la conferenza a Malta fissata per domani. Le aspettative sono tante, anche se è evidente che si tratta di obiettivi a lungo termine. La partita, insomma, è decisamente complessa e spinosa. Come lo è del resto anche l’altra questione degli sbarchi fantasma, anche se va ricordato che non si tratta di una novità: da gennaio ad agosto 2019, mentre Salvini imponeva la chiusura dei porti, ce n’erano stati ben 208 per un totale di 4.306 migranti. Infatti sono sbarcati sulle coste italiane 5.253 stranieri, ma solo 947 sono stati portati con le navi delle Ong con 26 sbarchi. Un problema insidioso, che per il presidente del consiglio Conte «rischia di diventare più allarmante di quello delle navi delle Ong». Urge al più presto una soluzione, che però può essere trovata solo dal punto di partenza, ovvero la Libia e la Tunisia. Fondamentale è la collaborazione con le rispettive forze della Guardia costiera. Una missione non certo facile, soprattutto a causa della loro collusione con ambienti della criminalità, delle milizie, degli jihadisti e dei trafficanti di esseri umani. Se la Tunisia deve fare i conti con la precarietà dovuta alle recenti elezioni, in Libia la situazione è ancora peggiore a causa della guerra civile in corso tra i sostenitori di al-Sarraj e quelli a favore di Haftar. Un primo passo è avvenuto mercoledì scorso con l’incontro a Roma tra Conte e al Sarraj. Ma il territorio libico è una polveriera che rischia di esplodere e gli equilibri sono così sottili e delicati da richiedere un confronto anche con Haftar, oltre che con al Sarraj. Non proprio una passeggiata. Ecco perché, oltre al lavoro delle diplomazie, c’è in campo anche l’impegno più sotterraneo della nostra Intelligence. Non a caso questo specifico capitolo libico e tunisino è seguito direttamente dal premier, che ha tenuto per sé la delega ai servizi segreti. Giuseppe Conte sta dunque valutando l’opportunità di incontrarsi di nuovo con Haftar, tanto più che l’ultima riunione con lui risale allo scorso maggio.