Isabella Bufacchi

«La Germania è già in recessione, oppure sta per entrarvi o avrà di sicuro una recessione: è quanto prevedono due istituti di ricerca economica. Ecco, questo è il caso di agire in maniera efficace e tempestiva con la politica fiscale». Così il presidente della Bce Mario Draghi ha risposto alla conferenza stampa di giovedì a una domanda del Sole24Ore, su quanto sia opportuno per la Germania spingere sulla politica fiscale ora, prima di ritrovarsi in piena recessione. «E’facile fare raccomandazioni ai governi, e nel far questo dobbiamo essere estremamente cauti – ha aggiunto Draghi – ma dobbiamo dirlo perchè questi strumenti (ndr. di politica fiscale) vanno attivati, e il Consiglio della Bce su questo è stato unanime». La pressione sul governo di Angela Merkel affinché aumenti gli investimenti pubblici e adotti una politica fiscale di maggior sostegno alla crescita, finché la crescita c’è, cresce di giorno in giorno, da ultimo Draghi. E questo perchè di mese in mese il quadro economico tedesco si deteriora sempre di più. La probabilità di un Pil che si contrarrà nel terzo trimestre dell’anno dopo il segno negativo del secondo trimestre è estremamente alta: anche perchè una Brexit caotica e un improvviso acuirsi del protezionismo di Donald Trump potrebbero aggravare ulteriormente la sfiducia e le tensioni geopolitiche che pesano moltissimo sull’export tedesco e sull’industria manifatturiera già in recessione da un anno. Eppure la cancelliera, e i suoi ministri di punta tra Finanze ed Economia, proprio in questi giorni di avvio del dibattito in Parlamento sul Budget 2020, hanno colto l’occasione per dire senza tanti giri di parole che quel serve al Paese è già stato fatto e che di più sarà fatto per contrastare il cambiamento climatico e per la digitalizzazione (per il 2020 il 99% delle famiglie tedesche avrà accesso alla banda larga), ma senza per questo aumentare il debito pubblico. Angela Merkel ha ribadito il suo ruolo di guardiana del pareggio di bilancio e di conti pubblici in ordine. La cancelliera ha anche preannunciato che la Germania spenderà di più in energie rinnovabili: per il ministro dell’Economia Peter Altmaier questo potrebbe avvenire attraverso la creazione di uno speciale fondo da 50 miliardi dedicato al cambiamento climatico, con un’iniezione di denaro pubblico attorno ai 5 miliardi e gli altri 45 miliardi provenienti dai privati. Dunque, fuori dal perimetro della pubblica amministrazione: ma la Germania non è Paese da window dressing sui conti pubblici. Il maxi-piano sul Clima verrà presentato il 20 settembre: i contenuti sono top secret. Per il ministro delle Finanze Olaf Scholz, paladino del pareggio di bilancio e soprattutto fiero di poter mettere la firma al calo del debito/ Pil sotto la soglia di Maastricht quest’anno (per la prima volta dal 2002), la Germania stanzierà 40 miliardi di investimenti aggiuntivi dall’anno prossimo, una cifra che se mantenuta invariata per 10 anni arriverebbe a quota 400 miliardi. Ma il tentativo di gonfiare questo impegno è maldestro: il surplus di bilancio della Germania solo nel 2018 è arrivato a quota 58 miliardi (1,7% del Pil), quest’anno il governo lo ha previsto per circa la metà (0,75% del Pil), in area 30 miliardi: ma resta da vedere quale sarà il risparmio effettivo finale sulla spesa degli interessi sul debito, crollata quest’anno anche grazie alle aspettative del mercato per l’avvio di un nuovo programma di acquisti di attività da parte della Bce che si è in effetti concretizzato e che partirà il primo novembre. Il rendimento del Bund tedesco decennale è sceso fino a -0,74%.