Jacopo Orsini
Piccoli comuni sempre più a rischio.Minacciati da un progressivo spopolamento e da una crescentemancanzadi servizi,bastapensare alla connessione internet e alla banda larga che arrivano con grande difficoltà, ora si ritrovano a dover fare i conti sempre più spesso con la mancanza del segretario, il dirigente pubblico che guida l’amministrazione.Le sedisenzaun titolare sono 1.729 sulle 4mila negli enti sotto i diecimila abitanti.Considerando che ognuna riunisce spesso più di un piccolo municipio, anche con poche centinaia di abitanti, si stima che praticamente un comune su due dei quasi 8mila totali sia scoperto. Con alcune regioni come l’Abruzzo in cui si arriva a quasi due su tre. E con i pensionamenti anticipati con Quota 100 la situazione è destinata a peggiorare. «Per far funzionare un ente locale occorre un segretario comunale e oggi mancano -hadenunciato allaCamera il deputato di Italia Viva, Cosimo Maria Ferri -. C’è una grande emergenza e dobbiamo intervenire per dare una risposta. Il segretariocomunale oggi è essenziale quindi chiediamo di porre fine aquesta emergenza». A evidenziare il problema erano già state l’Anci e l’Upi, le associazioni che riuniscono i comuni e le province,conuna lettera inviata l’estate scorsa al precedentegovernoaguida5stelle-Lega. Nel documento si parlava di una «grave carenza» di segretari comunali, soprattutto di “fascia C”, quelli abilitati per le amministrazioni più piccole, sotto i 3mila abitanti. «È di tutta evidenza – sottolineano le due organizzazioni – che i nuovi ingressi nell’Albo professionale non saranno ingradodisoddisfare,senon inminimaparte, il fabbisognodelle sedi oggi vacanti, con il rischio serio econcreto di una paralisi dell’attività amministrativa e di messa in discussione del ruolo stesso dei segretaricomunali». Ma come si è arrivati a questa situazione? Al blocco delle assunzioni, che ha impedito anche il ricambio fra i segretari comunali (mille in meno in un decennio), si è aggiunta negli ultimi anni l’incertezza sul futuro della professione dopocheMatteoRenzi,nel 2014 quando era al governo, ne aveva messo in dubbio l’esistenza proponendo l’abolizione. «Il segretario serve, soprattuttonei piccoli comuni – rivendica invece Alfredo Ricciardi, leaderdell’Unionenazionale dei segretari – abolirlo significa non aver più qualcuno che porta avanti l’amministrazione». Senza contare poi la lentezza del reclutamento, che rende difficile il ricambio. Per diventaresegretari comunalibisogna superare un corso-concorso e una procedura che può durare anche 5-6 anni. Proprio sui nuovi ingressi punta ora il governo. «È mia ferma intenzione, anche d’intesacon leparti interessate, individuare delle soluzionicheconsentano di superare ledifficoltà che sono state denunciate», ha affermato alla Camera il ministroper laPubblica amministrazione, Fabiana Dadone, dicendosi impegnata «per trovareuna rapida soluzione». Entro fine anno si svolgeranno le prove del corso-concorso per l’assunzione di 291 segretari e l’esecutivo garantisce che è già stato «programmato l’avviodiun’ulterioreselezione di 171 segretari». Servirà tempoperò. Intanto fra le proposte messe in campo dal governo per risolvere il problema inmodo strutturaleci sono «l’elaborazione di procedure di immissione accelerate per ilprossimocorso-concorso» e «una rivisitazione delle modalità di convenzione tra i comuni inmateria di segreteria associata». Una direzione su cui punta anche il sindacato che suggerisce di creare dei «piccoli ambiti territoriali nei quali un segretario svolga le funzioni per una pluralità di comuni». Sullo sfondo resta la questione della funzione dei mini-enti, quelli che hanno anche poche centinaia o addirittura decine di residenti. Finora ogni ipotesi di abolirli, o almeno fonderli mettendo in comune i servizi sotto unacerta sogliadi abitanti, si è sempre arenata contro le resistenze di politici, amministratori e cittadini affezionati al loro piccolo campanile.