John Lloyd

C aro direttore, la decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea non è stata affatto «una saga grottesca», come l’ha definita Beppe Severgnini sul Corriere (18 ottobre). Tali opinioni compaiono assai di frequente nei servizi giornalistici esteri sulla Brexit, specie sui mezzi di comunicazione che si oppongono alla Brexit. Costoro considerano il risultato del referendum popolare del 2016 come frutto di stupidità, credulità e pregiudizio. Indubbiamente, tra coloro che hanno votato a favore della Brexit vi erano anche persone di questa risma: come ve ne saranno state anche tra coloro che hanno votato per restare nell’Unione Europea. Ma come hanno rivelatoisondaggi effettuati dopo il voto, alla domanda «Perché avete votato per restare in Europa o per lasciare l’Europa?», la stragrande maggioranza dell’elettorato aveva votato a favore della Brexit «per riprendere il controllo» delle istituzioni politiche del Regno Unito. Questa è una dichiarazione democratica, che incarna il desiderio di poter scegliere i propri parlamentari, espressione di partiti che sostengono politiche chiaramente espresse e i cui dibattiti nella Camera dei Comuni sono ampiamente diffusi dai mezzi di comunicazione e sono oggetto di commenti e critiche. Ma soprattutto questi rappresentanti posseggono una qualità che è essenziale per una democrazia vivaefunzionale: sono conosciuti, hanno una loro storia e ispirano fiducia. Non è questo il caso se guardiamo al Parlamento europeo. Nella maggior parte degli Stati membri, i parlamentari europei sono sconosciuti; i dibattiti restano avvolti dal mistero, tranne nel caso in cui scoppia qualche scandalo; e il modo in cui vengono prese le decisioni su istanze cruciali per gli Stati membri appare semplicemente troppo opaco o incomprensibile. Coloro che si dichiarano a favore dell’Unione Europea sostengono che i suoi meccanismi stanno diventando sempre più democratici, eppure il modo in cui sono stati scelti i nuovi capi della Commissione e del Parlamento rappresenta l’ennesimo esercizio di segretezza quando si tratta di prendere decisioni cruciali. Personalmente, sono convinto che i miei concittadini abbiano preso un abbaglio, poiché il mercato unico europeo ha dimostrato di funzionare bene, nel complesso, e l’Unione ha fatto molto per i Paesi dell’Europa centrale. Sono anche convinto che l’Europa non diventerà mai una nazione-statoeche la maggior parte degli Stati membri non spingerà mai verso un’ulteriore integrazione. Ma so per certo che i miei concittadini, che hanno vota to per lasciare l’Unione Europea, non l’hanno fatto dietro l’impulso di motivazioni grottesche. Giornalista del Financial Times ————— C aro John, non ho scritto che la decisione di lasciare l’Unione Europea fosse grottesca (è stata emotiva, semmai, e secondo me sbagliata). Grottesca è stata la saga di questi 40 mesi, l’incapacità di portare a termine Brexit. Una grande democrazia non può ridursi così, una volta che la decisione è presa. Grottesco è un termine che è stato usato in passato in Inghilterra per descrivere la politica italiana ( talvolta lo meritavamo). Stavolta — mi dispiace — tocca a voi. Beppe Severgnini