Liana Milella

Il Pd, pur con qualche frattura interna, spinge. M5S invece frena. E sullo ius culturae, alias ius soli, si apre una nuova crepa nella maggioranza giallo-rossa. Lo slancio di Giuliano Pisapia nell’intervista a Repubblica – «lasciamoci alle spalle l’oscurantismo di Salvini, cittadinanza al minore straniero entrato in Italia entro i 12 anni, che abbia frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno 5 anni sul territorio nazionale» – non contagia, o forse spaventa M5S, e apre un’ala di dissenso nel Pd. Dove si oppone in modo netto Alessia Morani, una renziana di ferro rimasta però nella casa madre e oggi sottosegretario al Mise. «È un principio sacrosanto e una legge di grande civiltà – scrive su Fb – ma riprendere ora il dibattito è un errore». Del pari Giuseppe Brescia, grillino dell’area Fico e presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, dice che «ora ci sono altre priorità come una legge sul conflitto di interessi e il taglio dei parlamentari che approveremo martedì». Concetto ribadito ieri sera dallo stesso Di Maio in tv: «Oggi ci sono altre priorità». Quindi per lo ius culturae, sarebbe meglio aspettare, soprattutto perché i pentastellati, su una questione delicata come questa, hanno bisogno di una consultazione sulla piattaforma Rousseau. Argomento fortemente divisivo da sempre, lo ius culturae stavolta trova un appoggio pieno sia nella stragrande maggioranza del Pd, che nella sinistra di Leu. Ecco cosa ne pensa Matteo Orfini: «Si può approvare in poche settimane. Senza tentennamenti, senza paura e senza subalternità agli argomenti della peggiore destra». Sicuramente quella di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni che già ieri hanno dichiarato la loro piena avversità alla sola idea. Durissimo il capo della Lega che, con il suo consueto garbo, definisce lo ius soli «un insulto per gli immigrati per bene» e aggiunge «a 18 anni hai la maturità per scegliere, perché la vogliono dare prima? Perché così restano qua genitori, nonni, zii, ma io di criminali ne ho piene le palle». Mentre Meloni già si lancia nell’ennesima manifestazione di piazza prevista per giovedì, quando in commissione parte la discussione. Proprio in vista dell’opposizione a destra, nel Pd pesano ancora di più le possibili fratture. Il niet di Morani – che potrebbe anticipare il no di Renzi e di Italia viva – preoccupa per il suggerimento di aspettare «giugno del prossimo anno, dando il tempo agli italiani di apprezzare che c’è un modo efficace e diverso da quello di Salvini di governare i flussi migratori e di fare sul serio politiche di integrazione». Quindi prima si cambiano i decreti sicurezza Uno e Due, poi si fa lo ius soli. Ora invece «la legge non sarebbe compresa». In compenso massima apertura arriva da Leu dove il capogruppo alla Camera Federico Fornaro afferma che «in una nazione normale lo ius culturae sarebbe votato da tutti, anche dalla destra». Ma in Italia non è affatto così.